Si possono condividere o meno ma il tema è se sono vere o attuabili.
La prima: i dipendenti pubblici non sono tutti fannulloni. L’italiano medio pensa al dipendente pubblico come a uno cui non è comunque data alcuna possibilità, che stanco e demotivato gestisce e archivia pratiche, etc…mentre il suo dirigente se la spassa. C’è tutto un altro mondo nel pubblico, interessante e appetibile per i più giovani, al di là della indiscutibile serenità che dà il posto fisso: c’è la gestione del verde e degli arredi urbani, i progetti europei, quelli per l’infanzia e l’adolescenza, le sfide sulla qualità nei servizi sociali e nella innovazione dei sistemi informativi, la gestione delle emergenze, la partecipazione, etc..una infinità di opportunità che il privato nemmeno si sogna. Il miglioramento della cosa pubblica. Eppure molti dipendenti son dei fannulloni. Perchè? Perchè son troppi, soprattutto nei Ministeri e nella partecipate (para-pubblici). Perchè abbiamo vissuto e in alcune realtà ancora viviamo al di sopra delle nostre possibilità. Il margine per tagliare la spesa di personale è amplissimo. Da non renziana dico che quando Renzi ha risposto a Chiamparino sulla rottura del patto Stato Regioni: ora ci divertiamo mi son divertita anche io. Le Regioni non tagliano la spesa improduttiva. I Comuni possono farcela anche senza Tasi, facendo anche loro razionalizzazione. Va detto. Nessun ente locale rischia davvero di tagliare i servizi, se lo faranno è per incapacità gestionale dei bilanci non per incapienza degli stessi.
Sul secondo aspetto: un dipendente pubblico che dice che va a lavorare e poi non ci va, deve essere licenziato..La Madia lo pensa davvero? Basta che inserisca nel 165 un codicillo che lo dica. Sparata così, ben sapendo che ora la possibilità di licenziare a fronte dell’assenza non giustificata, è legata al concetto variabile di giurisprudenza del danno erariale congruo è pura demagogia