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Dalle stelle alle stalle

Chiariamo subito: il M5S ha una forza elettorale ormai consolidata e si candida seriamente a forza di governo potendo contare, in caso di ballottaggio, su di un gradimento maggiore di quanto, gli altri due schieramenti in lotta, possano ottenere al di fuori del loro bacino di utenza. In sostanza, sia gli elettori di centro-sinistra che quelli di centro-destra, laddove non si trovassero rappresentati al ballottaggio, voterebbero preferibilmente per il Movimento fondato da Grillo e Casaleggio, o si asterrebbero. Stelle

Il problema, casomai, può diventare quello di arrivare al ballottaggio giacchè tutti e tre gli schieramenti si trovano in un range abbastanza stretto, tale da non consentire, almeno nei sondaggi, di esprimere valutazioni attendibili su ciò che potrà accadere da adesso sino al momento in cui si arriverà alle elezioni politiche; al massimo nel 2018. E in questo momento, pur tra le mille difficoltà che tutti e tre i poli (impropriamente detti) debbono affrontare, sia pur per motivi differenti, quello che sembra attraversarne di maggiori, sembra proprio essere il M5S e le motivazioni sono antiche, ma anche attuali. Stelle

Com’è noto tutto nasce (almeno a noi così appare) sull’onda dell’attivismo di Beppe Grillo il quale, dopo la cacciata dalla Rai, intraprese una brillante carriera di censore, nei suoi numerosi spettacoli a giro per l’Italia, nei confronti di un Paese da riformare completamente e, più in generale, di una civiltà in declino. Le sue denunce sui poteri forti, economici e non, gli hanno accattivato una certa simpatia a sinistra, tant’è che i primi approcci che egli ebbe con la politica, furono proprio nel campo del centro-sinistra, durante il famoso incontro con Prodi dal quale Grillo uscì deluso, arrabbiato ed evidentemente convinto che, con certi personaggi non sarebbe stato possibile alcun cammino in comune. Da lì al populismo il passo è stato assai breve, tant’è che oggi tra i seguaci di Grillo si annoverano estremi quali il qualunquista puro ed il radicale di entrambe le sponde dell’arco politico. Stelle

Letto con il senno di poi ed alla luce degli ormai noti trascorsi del deus ex machina del movimento (Gian Roberto Casaleggio), quell’incontro appare oggi come una furba provocazione per giustificare la svolta successiva, tesa, dopo aver impoverito le schiere uliviste, a raccogliere a mani basse consensi nell’estremismo di destra nel quale sembra attualmente che la ditta (di altro non pare trattarsi) sguazzi come un pachiderma nel fango.

Concetti quali “potere al popolo” e “democrazia dal basso” oggi suonano abbastanza stonati giacchè il movimento si muove e fa scelte sulla base di decisioni prese in ambiti talmente ristretti di elettorato (smentendo abbondantemente il potere della rete), da farle sembrare costruite a tavolino più che derivanti da un processo democratico. Stelle

Sui soldi, poi, si sono dette molte cose: da ciò che rende il blog di Beppe Grillo alle rinunce dei parlamentari pentastellati (che non appaiono più così dolorose) sino a quelli elargiti in campagne propagandistiche di dubbio esito, dalla trazzera siciliana sino alle imprese finanziate con gli accantonamenti dei parlamentari; in entrambi questi ultimi due casi sembra trattarsi dei soliti soldi buttati al vento. Stelle

L’attività parlamentare degli eletti a cinque stelle, poi, più che apparire partecipativa di una qualche volontà di soluzione dei numerosi problemi del paese, si evidenzia come distruttiva di qualsiasi processo e tesa solamente alla caduta del Governo attuale per andare, al più presto, ad elezioni politiche, forse confidando più nella forza elettorale attuale che non in quella futura. Ultima perla annotata con dovizia di particolari è la costante attività di intervento a favore di telecamere sempre fuori contesto rispetto al merito delle questioni in discussione, con l’evidente scopo di ottenere passaggi televisivi nei quali tutto si comprende, fuorchè lo scopo vero che, con quell’atteggiamento, intendono perseguire: avere visibilità concentrata sui messaggi che intendono far passare. Stelle

Di fatto non si contano più le occasioni mancate dal M5S nel farsi protagonista, in Parlamento, di decisioni importanti per il Paese anche quando queste avrebbero avuto una valenza sociale come la recente vicenda sulle Unioni Civili: i parlamentari 5 Stelle hanno giocato una partita con il solo scopo di far esplodere le contraddizioni all’interno della maggioranza infischiandosene del fatto che questa poteva essere un’occasione per far progredire il Paese.

Nelle amministrazioni locali ove si è insediato, il movimento ha evidenziato una tal pochezza di idee da risultare, alla prova dei fatti, del tutto fallimentare nella gestione della cosa pubblica, ad esclusione del caso Pizzarotti il quale una situazione fallimentare l’aveva ereditata e, con pragmatismo ma ben poco consenso da parte dei vertici del movimento, si è apprestato a mettere mano ai numerosi problemi di Parma, facendo di necessità virtù, e con apprezzabili risultati, tant’è che sicuramente il movimento non lo candiderà più e, se vorrà fare politica dovrà cercare, come molti altri dopo di lui, altre collocazioni. Stelle

Ultimo esempio di nullità a cinque stelle, la candidata alle amministrative di Roma la quale, pur avendo buonissime possibilità di ottenere il successo, è apparsa alle cronache dei giornali per la quantità di luoghi comuni espressi, senza un minimo di programma al di fuori del “non faremo come i nostri predecessori”, che può anche sembrare un buon inizio, ma non indica certo una direzione e, soprattutto, soluzione alcuna. Stelle

Ciliegina sulla torta la recente “spy-story” di accesso indebito da parte di un’azienda della Casaleggio & Associati alla posta elettronica del Gruppo Parlamentare dei 5 Stelle, a evidenziare come ci sia un’assoluta volontà, al di là delle continue pressioni per arrivare al superamento del vincolo di mandato, di effettuare un controllo invasivo su ciò che fanno, ma anche si dicono tra loro i vari parlamentari. Stelle

Siamo stati anni e anni a criticare l’impostazione verticistica di Forza Italia, il fatto che i finanziamenti arrivassero da un’unica fonte, che ci fosse, ogni mattina un house organ (il famoso “mattinale”) nel quale venivano indicate le linee guida alle quali i parlamentari dovevano attenersi, che esistesse un colossale conflitto di interessi economici tra il leader di quella parte politica e gli incarichi da lui assunti. Stiamo ogni giorno a fare le pulci sul modo nel quale Renzi dirige il Pd ed il Governo, sulle anomalie che puntualmente si verificano durante le primarie; vogliamo tacere sul fatto che c’è un partito (ma quale movimento!) che viene eterodiretto in modo militare senza che si sappia chi, realmente tira le fila? E con quali scopi? Stelle

Perlomeno con Berlusconi sapevamo bene che mirava ai propri interessi personali e nient’altro, tant’è che per quasi venti anni siamo stati tenuti inchiodati sui suoi problemi giudiziari con il Paese che andava alla deriva. Sappiamo anche che potenti lobby di potere (politico ed economico) sostengono Renzi, tant’è che è evidente a tutti quanto l’asse del Partito Democratico si sia scostato dalla sua ala sinistra per convergere verso il centro o addirittura oltre.
Di dove stia andando il Movimento 5 Stelle non sappiamo assolutamente niente e ben farebbe, secondo me, il Parlamento a regolamentare finalmente il funzionamento dei Partiti andando possibilmente ad eliminare tutte le zone grigie attualmente esistenti e che hanno consentito più di un’anomalia del quadro politico nella storia del dopoguerra. Ma sbagliano, secondo me, coloro che vorrebbero il naufragio della riforma del sistema elettorale, solo perché, attualmente, il Movimento 5 Stelle sembrerebbe esserne favorito, perché si aggiungerebbe errore ad errore: la discussione su come votare non dovrebbe svilupparsi sulle convenienze del momento. Stelle

Alla fine sarebbe utile che elettori e simpatizzanti di Grillo, almeno quelli che non ragionano solo per slogan e non aspettano altro che menare le mani, si confrontassero seriamente su ciò che accade e, qualche volta, fossero disposti ad accettare le critiche e ad utilizzarle per migliorare da dentro le cose; ma temo che sia ormai troppo tardi e che la radicalizzazione dello scontro politico porti sempre e solamente alla ricerca di un “redde rationem”, la sfida finale per acquisire un potere che, poi, probabilmente, altri finiranno per gestire. Stelle

 

                                           Dalle stelle alle stalle

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26 comments

  1. Blue 18 marzo, 2016 at 18:44

    Saluto con simpatia Morgante che irrompe con una certa spavalda ruvidezza.
    Ho letto i suoi interventi nei vari thread qui su Modus e lascio il mio commento, in questo, che mi pare il più consono allo scopo.
    Tralasciando il divertente (?) calembour lessicale dello storpiare i nomi degli avversari politici – già visto ai tempi dell’Uomo Qualunque di Giannini (ma non voglio in alcun modo assimilare gli intenti rinnovatori del M5S a quel movimento, nato dalla pancia deteriore della piccola borghesia fascistoide dell’Italia post-bellica) – entro subito nel merito delle sue argomentazioni, che, peraltro, confermano la sostanza della proposta analitica contenuta nel mio precedente commento.
    Sostiene Morgante:

    – “…come ha scritto Guido Viale, il M5s è un movimento politico rivoluzionario, e il primo nemico dei movimenti rivoluzionari sono i partiti riformisti”.

    Vero per i partiti rivoluzionari (ammesso che il M5S lo sia…) e già sperimentato in passato.
    Bisognerebbe però chiedersi quale rivoluzione avesse in testa Guido quando LC sfilava con il sottofondo della canzone “La violenza, (la caccia alle streghe)”; oppure in quei giorni di aprile del ’72 quando le tesi di LC vennero messe nero su bianco: scontro generale con la borghesia e lo Stato. Così come bisogna chiedersi il perché quelle tesi, dopo lo scioglimento di LC nel ’76, sfociarono nella violenza “rivoluzionaria” (?) dei gruppi dell’Autonomia prima e di tutti gli altri che seguirono poi. Con gli esiti che sappiamo.
    Così come i militanti del movimento dovrebbero spiegarci (seriamente) quale rivoluzione abbiano in testa l’Ispiratore Casaleggio e il Megafono Grillo che pare siano sempre a “dettare la linea” (quanto meno…).
    La rivoluzione non sarà un pranzo di gala ma neanche una apertura di scatole di tonno.
    E se una volta si pensava di portare a compimento la Rivoluzione al grido di “ce n’est qu’un début…” non credo si possa pensare sensatamente che il suo succedaneo “tutti a casa” abbia la medesima spinta ideale.

    – “Quest’accorato appello al consociativismo cela il terrore di perdere tutto” (a proposito del “…si confrontassero seriamente su ciò che accade”. Scrive Ludi ndr)

    La sostanza della considerazione non corrisponde, secondo il mio (e non solo mio) parere agli intenti che animano coloro che hanno dato il loro sostegno di voto (mi pare che non siano così pochi…) al M5S, nella convinzione che, passata la ventata di sconvolgimento della squallida stagnazione politica, speravano, guarda caso, in una opera di riforma sostanziale e di collaborazione fattuale. Alcuni eventi passati ne sono la prova.
    La democrazia ha delle “convenienze” e queste convenienze sono il rispetto delle regole che la collettività si è data, funzionali all’amministrazione delle Stato. Esse prevedono la dialettica ed il confronto parlamentare, collaborando per arrivare a soluzioni comuni, nell’interesse del Paese. E questa non è orwelliana Ucronia ma pratica politica millenaria e consolidata nelle più evolute democrazie. A partire da quelle ateniesi.

    – “…il capitalismo ha vinto e gli allora fieri difensori delle classi operaie e subalterne sono passati armi e bagagli con il nemico”;

    Analisi sintetica ma frettolosa che non tiene conto delle dinamiche sociali, liquidatoria di meccanismi assai più complessi. Potrei obiettare con un altrettanto semplicistico slogan: “la lotta di classe è terminata, sveglia!”.

    – “…la guerra sarà lunga e non sappiamo come terminerà, ma faremo di tutto per sconfiggervi, fraterni amici del capitalismo di rapina, delle mafie e del potere predatorio.”

    A parte la provocazione direi offensiva verso molti di noi che non sono affatto complici o collusi con gli ambienti citati, credo che il proclama, pur nella diversità dei metodi applicativi, riecheggi ritriti anatemi sloganistici in uso una quarantina di anni fa.
    Attenzione, non porta bene alla causa.
    Piuttosto ci sarebbe da parlare di una numerosa serie di altre questioni aperte a carico del MoVimento ma, per ora, mi fermo qui.
    Alla prossima… 😉

  2. Dario Morgante 17 marzo, 2016 at 20:47

    Mi piace l’ultimo paragrafo, dove l’estensore di queste corbellerie scrive “sarebbe utile che elettori e simpatizzanti di Grillo, almeno quelli che non ragionano solo per slogan e non aspettano altro che menare le mani, si confrontassero seriamente su ciò che accade”. Quest’accorato appello al consociativismo cela il terrore di perdere tutto. Il Novecento è terminato, il capitalismo ha vinto e gli allora fieri difensori delle classi operaie e subalterne sono passati armi e bagagli con il nemico. Se la politica fosse “collaborare assieme al miglioramento del paese” vivremmo nell’ucronia orwelliana. Abbiamo un obiettivo, mandarli tutti a casa. E come ha scritto Guido Viale, il M5s è un movimento politico rivoluzionario, e il primo nemico dei movimenti rivoluzionari sono i partiti riformisti. Cari amici del Pd, la guerra sarà lunga e non sappiamo come terminerà, ma faremo di tutto per sconfiggervi, fraterni amici del capitalismo di rapina, delle mafie e del potere predatorio.

    • M.Ludi 17 marzo, 2016 at 22:07

      Nel ringraziarti sentitamente per non avermi definito “cazzaro”, sorvolerò su una serie di considerazioni che coinvolgono troppi ragionamenti per sentirmi in dovere di annoiarti; mi limiterò solo a ricordare Mario Capanna, il Leader del Movimento Studentesco, grande rivoluzionario, che nel 1968 lasciava la macchina di famiglia con l’autista dietro l’angolo per poi recarsi in eskimo e blue jeans ad incitare gli altri alla rivoluzione contro il capitalismo. Ecco; passano i tempi ma a volte ritornano (rivoluzionari e guru).

    • Remo Inzetta 18 marzo, 2016 at 09:24

      Mi verrebbe da dire che ragioni come se invece che grillino fossi di Rifondazione Comunista, ma ripensandoci sembri più un comunista degli anni ’20, modello scissione di Livorno.
      Forse non te ne sei accorto, ma il tuo partito, scusa, meglio dire Movimento, guidato da uno scarto di Forza Italia come Casaleggio, ha un elettoato di estrema destra e una linea politica corrispondente.
      Mio caro amico che vivi nel passato, pensando che la rivoluzione sia meglio del riformismo, la combattereo questa lunga guerra, visto che l’avete dichiarata, ma ricordati che state seguendo due caporali travestiti da generali, io mi farei qualche domanda.

      • AndreaNatoli 19 marzo, 2016 at 10:31

        Salve Remo,
        Io sono di sinistra ma voto m5s … A Roma il m5s è più di sinistra che di destra, a nord ci sono molti ex leghisti … Non pensare che chi la pensa differentemente da te è un fascista, andresti contro l’ideale democratico che difendi e che difendo anche io.
        Ti ricordo che i compagni hanno dato del fascista anche a Renzi …

        • Remo Inzetta 19 marzo, 2016 at 13:38

          Buongiorno a te Andrea, non avevo capito che tu fossi del Movimento 5 Stelle, ma ovviamente non importa.
          Io non presumo mai che chi la pensa diversamente da me sia un fascista, e difatti sostengo un Governo che conta per vivere sui voti di Alfano, dal quale tutto mi divide.
          Mi sembra però che il tuo giusto richiamo alla democrazia dovrebbe essere esteso al tuo compagno di voto Dario Morgante, che ci dice appena più sopra che il primo nemico dei rivoluzionari sono i partiti riformisti.
          O no?

          • AndreaNatoli 14 luglio, 2016 at 19:46

            Credo che ogni punto di vista sia da rispettare anche se non lo si condivide

            Non ci sono punti di vista migliori o peggiori, esistono solo punto di vista differenti e hanno tutti pari dignità

            Ma è solo il mio punto di vista 😉

  3. nemo 13 marzo, 2016 at 09:07

    « Questo è il giornale dell’uomo qualunque, stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole. »
    Giannini, di matrice liberale e liberista, affermava: «Non esiste e non può esistere una politica di massa», come ebbe a scrivere nel 1945. L’accelerazione alla nascita di un partito di massa viene però a crearsi con il governo di Ferruccio Parri (da Giannini ribattezzato “Fessuccio Parmi”), insediatosi il 21 giugno del 1945. Il neo Presidente del Consiglio viene accusato dal settimanale di Giannini di essere inadeguato per la carica ricoperta. Il successo di questa iniziativa è tale che, spontaneamente, numerosi simpatizzanti si uniscono in gruppi definiti “amici dell’Uomo qualunque”, che assumono il nome di “nuclei qualunquisti”.
    Autonomia Operaia fondava le sue basi ideologiche sul pensiero operaista, ovvero una rilettura in chiave moderna del pensiero marxista, insistendo sul concetto dell’autonomia di classe e sull’antiautoritarismo. Questa linea di pensiero era già stata sviluppata in Potere Operaio da quello che poi fu uno dei maggiori leader dell’autonomia: Toni Negri. Negri in uno scritto, posteriore al periodo da deputato, rivolto al modo cattolico e alla DC defini l’Autonomia: «[…] un movimento di matrice cattolica […], la Solidarność italiana, strumento contro la pretesa egemonia dei comunisti sul movimento operaio».
    Credo, Blue, di avere portato legna in cascina, ovvero argomenti nella discussione, non sono miei, sia chiaro, sono solo il prodotto del copia incolla da Wikipedia.
    Noterai le similitudini, nel linguaggio ed il comune denominatore, o se vogliamo nemico da abbattere.
    Il primo , ovvero l’uomo qualunque, riscosse un discreto successo alla politiche con il 5,3 per cento dei suffragi si piazzò quinto ed ebbe 30 deputati, gli andò meglio alle comunali di Roma ed alle comunali di Palermo dove superò, in consensi la balena bianca, con il 14 per cento. Iniziarono le defezioni, tanto per chiarire questo accade da sempre non è una novità o se vuoi malcostume attuale. L’esperienza finì nel nulla nel 1953, quando lo stesso fondatore non ottenne la rielezione. Ci lascio’ un termine che ancora oggi, a volte, risuona, qualunquismo. Dei secondi la pseudo borghese rivoluzione, il sei politico, fonte di tanti letterati attuali, e , a volte, la crudezza del linguaggio…e non solo! Dimenticavo, la certezza della illuminazione che non tocca noi poveri ciechi !

  4. Genesis 13 marzo, 2016 at 08:52

    Continuo a cercare le nuove prospettive per cercare di capire ciò che accade…lo ammetto spesso. Guardando le cose da più punti di vista, è forse migliore l’analisi che puoi farti.
    Chiunque è libero di pensare come vuole, di scrivere come vuole, di additare chiunque come vuole, ma, rifacendomi ad una frase a me Cara Letta e riletta su un comune libretto che parla del lancio della pietra verso l’imputata di chi si ritiene puro, penso che parlar male “dell’altro” non faccia altro che alimentare ciò che egli vuol fare.
    Alimentare il populismo? Sì, vabbè…può essere che il “populismo”, letto come incattivamento della popolazione dimostrando i nervi scoperti della democrazia e soprattutto della politica, possa portare solamente ad uno scontro che alla fine diviene uno stallo, per cui un blocco inutile del fare. Preferisco comunque leggere in quella parola “Populismo” il vero e storico significato che indica l’esaltazione del popolo sulla base dei principi ispirati al socialismo (la parola deriva da una russa…): il socialismo di Pertini, per intenderci…
    Casaleggio & Co. non sono socialisti…sì, forse è vero! Sono affaristi perché trovano il soldo per vivere…gli altri partiti non lo fanno. Nessuno ha una cassa con la quale paga e compra o rivende beni che valgono briciole. Nessuno è stato quello che ha legiferato in merito al rimborso elettorale (probabilmente i gazebo di questi giorni subiranno ancora questo introito) che ha impoverito le casse…
    Sì, in parlamento ci sono tanti partiti e movimenti…c’è però quello più brutto e cattivo…

      • Genesis 13 marzo, 2016 at 12:30

        …e il Calimero della situazione si chiama Emmecinquestelle…?
        Come dico spesso…”mi me balla n’ocio…”…

        PS: anche qui, PorQuè, bastava cliccare “Ti Piace”…ma so che non posso essere io a dirti cosa fare…sia mai!

        • Por Quemada 13 marzo, 2016 at 17:43

          Continui ad essere troppo sottile per i miei gusti, un vero apprezzamento al Movimento 5 Stelle da parte tua non l’ho mai colto, e neppure ti ho sentito criticare il PD come merita. Ma forse sono io che non ci arrivo…

          • Genesis 13 marzo, 2016 at 20:28

            Nel mio personale “calderone” ci cascano tutti i partiti e i movimenti…
            PorQuè, anche M5S ha qualche Grillo nell’armadio…

  5. Blue 12 marzo, 2016 at 21:48

    La ragionevole e lucida analisi contenuta nel blog prescinde, come viene qui ribadito nel commento della sostenitrice del M5S, da quella che ritengo l’essenza del MoVimento.
    Esso si pone in una logica “antisistema” (appunto) che non può rientrare in alcuna categorizzazione.
    Le dinamiche con cui si muovono i capi e gli immediati subalterni del M5S – proprio perché essi si propongono di “scardinare” la logica politica fino ad oggi perseguita – non è riconducibile ad una strategia tradizionale che possa, in qualche modo, coagulare intorno al loro programma (e poi abbiamo visto come anch’esso sia, nel tempo, divenuto una funzione a troppe variabili, che ne garantiscano una qualche attendibilità) altre forze dell’arco parlamentare.
    Scrive l’amico Ludi: “Di fatto non si contano più le occasioni mancate dal M5S nel farsi protagonista, in Parlamento, di decisioni importanti per il Paese…”.
    Ecco, in quel paragrafo sta l’essenza della connotazione del MoVimento. Non possiamo giudicarne l’azione politica con l’impiego di parametri “normali”; non siamo in presenza di strumenti e strategie razionalmente volti ad una logica di risoluzione dei problemi. Come viene bene evidenziato nel corpo dello stesso paragrafo, ai parlamentari (direi sulla spinta del “Politburo” del M5S) nulla cale di tali problemi:
    “una partita con il solo scopo di far esplodere le contraddizioni all’interno della maggioranza…”.
    Tale logica, che a molti di noi appare dissennata, non è circoscritta al solo problema delle unioni civili: è l’unica logica che guida il parlamentarismo del MoVimento. I “rappresentanti del popolo” che esprimono nelle aule parlamentari i loro pareri e il loro voto, spacciandoli per “istanze dal basso” in una visione pseudo-rivoluzionaria post sessantottesca – in realtà comportandosi da meri esecutori degli ordini del “Comitato Centrale” – tradiscono gli intenti stessi che hanno portato i loro numerosi sostenitori, provenienti dall’area cosiddetta “di sinistra”, a dare il loro sostegno di voto.
    Saltano i parametri cardini della democrazia, l’unico obiettivo perseguibile è la distruzione del confronto dialettico parlamentare. Ricordando uno slogan di molti anni fa, “lo Stato si abbatte non si cambia”, se lo depuriamo della sua matrice che poi divenne strumento operativo (la lotta armata), non siamo lontani dagli intenti dichiarati di chi afferma “il sistema non è migliorabile da una legge in più o da una in meno”.
    La determinazione con cui si desiderano colpire i partiti presenti sulla scena politica, evidenziandone le contraddizioni, non è dissimile da quando la lotta armata – in modo certamente violento e quindi diverso nelle modalità, non nelle intenzioni – operava sequestri con l’intento di demolire qualunque ipotesi di dialogo tra forze politiche che, all’interno della dialettica democratica, potessero operare per il progresso del Paese. Al di là di ogni giudizio valoriale sulla qualità di quel progresso.
    Per non dire dell’atteggiamento dei capi del M5S circa il “vincolo di mandato” espressione massima di condizionamento cui verrebbe sottoposto il parlamentare limitandone, di fatto, la libertà (costituzionalmente garantita).
    Tutto giustificabile, in una logica distorta della democrazia, se si recepiscono gli slogan con cui il MoVimento si presentò sulla scena politica italiana: “tutti a casa”; “apriremo il parlamento come una scatola di tonno” etc.
    Mi auguro che almeno una parte di coloro che hanno creduto di cambiare il Paese, affidandosi ad un manipolo di improvvisati ed ingenui (?) soldatini volenterosi nelle mani di esperti direttori di opinione, riprendano possesso delle loro facoltà razionali.

    • Por Quemada 12 marzo, 2016 at 22:50

      Solo per farti notare che il Movimento usa esclusivamente strumenti di tipo politico e parlamentare; i paragoni con le BR, che stanno nell’album di famiglia dei comunisti italiani, sono completamente fuori luogo.
      Noi facciamo una battaglia politica, non la lotta armata.

      • Kokab 13 marzo, 2016 at 00:32

        guarda, ti abbuono tutto, anche le similitudini con altri movimenti antisistema che hanno fatto e ci hanno fatto fare una brutta fine, glisso persino sull’idea bislacca di non approvare un provvedimento giusto solo per conservare la vostra purezza ideologica, cosa che comunque mi fa tremare i polsi, ma per favore, dicci qualcosa sulla democrazia rappresentativa nel movimento 5 stelle.

        • Por Quemada 13 marzo, 2016 at 10:17

          Democrazia rapprsentativa? Ma per favore, non esiste più, la gente vota per il leader, e il leader nomina i deputati, succedeva col porcellum e succederà con l’italicum.
          In modo diverso lo fanno tanto Grillo che Renzi, sei tu che sei rimasto ancorato alle idee del secolo scorso.

  6. Por Quemada 12 marzo, 2016 at 14:48

    Condivido se vuoi alcuni aspetti della tua analisi, ma non le conclusioni, ovviamente.
    Il Movimento 5 Stelle è una organizzazione antisistema, e questa è la sua forza, se collaborasse anche solo marginalmente con gli altri partiti perderebbe la sua originalità, e anche il suo consenso.
    Il Movimento rappresenta tutte quelle persone che vogliono la fine della vecchia politica e dei vecchi partiti, e il suo scopo principale è determinarla, perchè il sistema non è migliorabile da una legge in più o da una in meno. Ogni volta che il PD e i suoi alleati, una faccia e una razza, Renzi e Berlusconi sono uguali, saranno in una condizione di difficoltà verranno colpiti; gli altri problemi, quelli del paese, potranno essere risolti quando questi parassiti saranno scomparsi dalla scena politica.
    E’ inutile che vi sorprendiate.

    • Luistella 13 marzo, 2016 at 16:33

      Non ci sorprendiamo. Dite sempre le stesse cose. Ed ha ragione l’autore del blog ,e Blue che ha espresso egregiamente un’analisi del Movimento. Se vai a leggere “1984” di Orwel, facendo ovviamente una tara per ciò che riguarda l’uso della violenza e i paradossi usati nel romanzo, al netto rimane un’ideologia simile al racconto di Orwel (vedasi i suggerimenti di Casaleggio per un mondo futuro e ,i più terra terra ,controlli sulle mail di attivisti). Poi, non esiste più la democrazia rappresentativa ?! ma non è quella che fate con le votazioni on line in cui qualche migliaio ( a dir tanto)di persone votanti sul web, decide o vuole decidere le sorti del paese ?!

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