attualità

La manina denunciata

Rassegna

SET 150121-01

Decreto fiscale Salva Berlusconi, Matteo Renzi denunciato in procura

L’ex senatore Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, ha presentato un esposto. Elencati i big che avrebbero usufruito della depenalizzazione. Oltre l’ex Cavaliere, anche Profumo e Prada.Tra i reati ipotizzati, il falso in atto pubblico

 

di Primo Di Nicola

Una denuncia penale alla Procura di Roma. Con trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri. Il tutto per accertare se la delega fiscale abbia travalicato le normali competenze «costituendo in tal modo un reato commesso nell’esercizio delle funzioni del ministro o del presidente del Consiglio».

 

Guai in vista per Matteo Renzi, preso con le mani nel sacco per le impronte digitali lasciate sul luogo del “delitto”. E’ stato il premier in persona, del resto, ad ammettere che la famosa “manina” di Palazzo Chigi che aveva scritto le norme più contestate era proprio la sua. Un’ammissione che ora rischia di costargli un’indagine per falso in atto pubblico. Per l’esposto-denuncia presentato dall’ex senatore Elio Lannutti, presidente dall’Adusbef (Associazione di utenti bancari finanziari assicurativi e postali) alla Procura della Repubblica di Roma in seguito alla vicenda della norma salva-Silvio, spuntata la vigilia di Natale nella delega fiscale dopo che il Consiglio dei ministri aveva già deliberato sul provvedimento. L’associazione di Lannutti vuole vederci chiaro e per questo chiede alla magistratura di accertare se con la normativa, «probabilmente scritta da studi legali che difendono imputati eccellenti di frodi fiscali a danno della fiscalità generale e dei contribuenti onesti tartassati», anche per colpa «di evasori che sottraggono circa 120 miliardi l’anno» all’Erario, il premier non sia andato oltre i limiti  delle norme che regolano le sue competenze e la correttezza dei procedimenti legislativi.

La vicenda è nota. Con il pretesto della certezza del diritto nei rapporti tra contribuenti e fisco, la norma voluta dal premier avrebbe finito per depenalizzare, con effetto retroattivo, i reati di frode ed evasione fiscale qualora l’Iva o le imposte sui redditi evase non superassero il limite del 3 per cento rispettivamente sull’ammontare dell’imposta o dell’imponibile dichiarato. Risultato: chi più evade più guadagna, senza rischiare la galera, ma solo sanzioni amministrative. «Chi fattura un milione di euro, poteva evadere fino a 30 mila euro, chi fattura un miliardo poteva evadere, per effetto del 3 per cento, 30 milioni di euro – si legge nell’esposto dell’Adusbef – Uno schiaffo ai contribuenti onesti spina dorsale della fiscalità generale» e un vero e proprio regalo per una serie di famosi personaggi e aziende di primo piano finite nel mirino dell’amministrazione finanziaria e delle procure.

Il caso di Silvio Berlusconi, già condannato in via definitiva per frode fiscale e che ovviamente avrebbe beneficiato pure lui del “condono”, non è neppure il più eclatante. Perché, come ricorda Lannutti, quella norma rischiava di far saltare una lunga serie di processi in corso. «Dai presunti fondi neri e tangenti in relazione agli appalti per il Sistri dell’inchiesta Finmeccanica a quella per presunta frode fiscale nella cosiddetta “operazione Brontos”, che vede indagato anche l’ex amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo (si parla di 245 milioni di euro sottratti al fisco dal 2007 al 2009), di cui la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio nel giugno scorso». Tra i potenziali beneficiari c’è anche la famiglia Riva, già proprietaria dell’Ilva di Taranto, finita nei guai proprio per frode fiscale. Ma c’è anche la famiglia Aleotti, proprietaria della Menarini Farmaceutici, nella bufera per i «178 milioni spesi per acquistare il 4% di Banca Mps», che gli inquirenti sospettano siano arrivati «da 1,2 miliardi di euro accumulati con la contestata truffa sui principi attivi dei farmaci, con la corruzione di pubblici ufficiali e con numerosi reati di frode fiscale». Senza contare i vantaggi che ne avrebbero tratto big dell’imprenditoria «come Prada (ha sborsato 470 milioni, ma la procura di Milano come “atto dovuto” ha ancora aperto un fascicolo per “omessa o infedele dichiarazione dei redditi”, che vede indagati proprio Miuccia Prada, Patrizio Bertelli, e il loro commercialista) e Armani (270 milioni)».

All’esposto, Lannutti ha allegato il parere di due illustri costituzionalisti, tratti dalle interviste rilasciate dai due giuristi al “Fatto Quotidiano”. Quello di Alessandro Pace, che definisce una «gravissima violazione delle nostre istituzioni democratiche» la vicenda della “manina” del premier. «Perché il presidente Renzi, pur ricoprendo la massima carica politica del nostro ordinamento costituzionale – argomenta – ha usato un sotterfugio per far sì che una sua volizione “individuale” assumesse Ie sembianze di una disposizione legislativa approvata con tutti i crismi dal Consiglio dei ministri, contro la verità dei fatti». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il collega Federico Sorrentino (n.d.r. intervista qui inclusa) : «E’ che siamo al di là di una leggerezza. Siamo di fronte a un falso in atto  pubblico. Che per un premier, un ministro o comunque un funzionario pubblico è particolarmente grave» , sostiene Sorrentino.

Questa la denuncia di Lannutti. Adesso toccherà ai magistrati stabilire se tutto l’affaire e l’ammissione di responsabilità del premier Renzi sulla scrittura del famigerato decreto fiscale costituiscano un falso in atto pubblico così da meritare la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri. L’obiettivo del presidente dell’Adusbef è anche quello di «prevenire la reiterazione di un danno valutato almeno 16 miliardi di euro» ed evitare che un’altra “manina” possa spuntare di nuovo quando il 20 febbraio il governo tornerà ad occuparsi della materia.

 

dal Fatto Quotidiano


 

Il costituzionalista risponde:

“Macché manina, la Procura indaghi sul falso salva-Silvio”

di Silvia Truzzi

SET 150121-04

 

 

 

 

 

 

 

Il costituzionalista Federico Sorrentino.

La legge dovrebbe essere il terreno d’elezione dove la forma è sostanza. Dove la correttezza delle procedure è garanzia, non fatto accessorio. Parliamo della delega fiscale approvata alla vigilia di Natale, testo a cui successivamente una “manina” – si è scoperto, per stessa ammissione dell’interessato, che era quella del premier – ha poi aggiunto di soppiatto un articolo (il 19 bis, che stabiliva la depenalizzazione di evasione e frode fiscale al di sotto della soglia del 3% dell’imponibile). E qualche giorno prima, il 21 dicembre, in occasione del voto sulla legge di Stabilità, i senatori si ritrovarono ad approvare un testo sbagliato, incompleto e che non avevano letto. Due situazioni molto diverse, che hanno in comune una faciloneria inaccettabile.

“Questo modo di fare è molto preoccupante”, spiega Federico Sorrentino, costituzionalista, ex professore della Sapienza oggi in pensione.   Professore che cosa la preoccupa?   C’è un’allarmante disinvoltura, che non è solo degli ultimi mesi, per la quale il Consiglio dei ministri delibera un provvedimento e solo dopo qualche giorno il testo viene confezionato. Molte volte non viene nemmeno riportato in Consiglio dei ministri. Ci sono stati decreti legge pubblicati anche dieci giorni dopo la delibera, perché il testo non era stato definito. Molte volte passano intervalli imbarazzanti tra la data in cui il Consiglio dei ministri risulta aver approvato in linea di massima un certo provvedimento e la data in cui il provvedimento (magari un decreto urgente) viene pubblicato.   E il caso dell’articolo 19 bis. Si va ben oltre l’irregolarità: siamo di fronte a un reato?   A me era sfuggito che l’articolo 19 bis era stato inserito dopo la delibera del Consiglio dei ministri. Tra l’altro la sostanza di quel nuovo articolo non è cosa banale, è una scelta che ha un rilievo politico significativo. Doveva essere perlomenoriportato in Consiglio dei ministri, affinché il Governo nella sua collegialità ne assumesse la responsabilità. È certo che siamo al di là di una leggerezza. Siamo di fronte a un falso in atto pubblico. Che per un premier, un ministro o comunque un funzionario pubblico è particolarmente grave.   Alessandro Pace auspicava su questo giornale, ieri, una mozione di censura a Renzi perché non si ripetesse una cosa del genere.   Forse occorre essere più rigidi: non basta una mozione di censura se, come penso, si tratta di un reato commesso nell’esercizio delle funzioni del ministro o del presidente del Consiglio. Occorre che di esso si occupi il Tribunale dei ministri. È un fatto di una gravità straordinaria, passato sotto silenzio. O meglio: è stato coperto da risolini, da battute, da manine. Invece è una cosa estremamente seria.   Il falso in atto pubblico è   procedibile d’ufficio.   Ovviamente. A questo punto la Procura di Roma – di fronte al Presidente del Consiglio che ammette di aver messo lui la “manina” – dovrebbe trasmettere la cosiddetta notitia criminis al competente Tribunale dei ministri. L’obbligatorietà dell’ azione penale impone che, a seguito delle dichiarazioni del presidente del Consiglio, che ha ammesso il fatto, si proceda alle necessarie indagini.   Dicono: le riforme che rafforzano l’esecutivo servono per migliorare l’efficienza.   Vogliamo scherzare? Quando si è voluto, nel nostro Paese, le leggi si sono approvate in tre giorni (legge di Stabilità del 2012). In realtà si vogliono rimuovere i controlli sull’operato del governo, eliminando o snaturando il Senato e approvando una nuova legge elettorale ipermaggioritaria e, per giunta, da parte di un parlamento, come quello attuale, che con l’annullamento della legge elettorale (porcellum) ha perduto ogni legittimità e che in nessun modo può dirsi che rappresenti il popolo italiano.   La questione formale in questi casi è più che mai sostanziale.   Se si pensa che, secondo insinuazioni per niente inverosimili, l’articolo 19 bis sarebbe la conseguenza di accordi opachi tra leader di diversi partiti, la questione diventa alquanto preoccupante.

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14 comments

  1. DareioS 22 gennaio, 2015 at 10:46

    Già ho avuto modo di dire che la manina di Renzi invero è la longa manus di Berlusconi.
    L’art. 19 bis del testo proprio perché reca il suffisso bis in effetti si atteggia come una aggiunta, ovvero come una modificazione del testo precedente. Come è noto il disposto della novella, lungi dall’essere frutto di errore scusabile, è univocamente finalizzato a restituire l’agibilità politica e il vecchio “candore” al pregiudicato di Arcore. Trattasi pertanto di un atto doloso, un passaggio obbligato, un azzardo , nella consapevolezza degli effetti che la legge avrebbe prodotto tutti direttamente voluti dall’agente. Avranno sicuramente pensato che la questione probabilmente non sarebbe emersa in tutta la sua gravità e che eventuali contestazioni sul punto, sarebbero state agevolmente coperte dal fuoco dell’informazione amica, o dalle dichiarazioni equivoche rimbalzate su tutti i media, così non è andata. Non essendo riuscito ad annacquare la pozione il premier ha dovuto necessariamente fare macchina indietro. La gravità del fatto è dinanzi a noi non ci possono essere giustificazioni proprio perché il fatto è cosciente e volontario non potendosi ragionevolmente ravvisare elementi di colpa consistiti in imprudenza, negligenza, superficialità dell’autore o degli autori.
    Per sopravvivere possiamo sminuirne la portata, possiamo tentare di bilanciare la negatività del fatto con la pretesa positività di altre azioni del governo, possiamo dire che vi sono cose più importanti, indifferibili e urgenti cui porre rimedio e che pertanto non è opportuno attardarsi troppo sulla questione, ma il fatto è sempre li come una ombra nera difficile da diradare.

  2. DareioS 22 gennaio, 2015 at 10:46

    Già ho avuto modo di dire che la manina di Renzi invero è la longa manus di Berlusconi.
    L’art. 19 bis del testo proprio perché reca il suffisso bis in effetti si atteggia come una aggiunta, ovvero come una modificazione del testo precedente. Come è noto il disposto della novella, lungi dall’essere frutto di errore scusabile, è univocamente finalizzato a restituire l’agibilità politica e il vecchio “candore” al pregiudicato di Arcore. Trattasi pertanto di un atto doloso, un passaggio obbligato, un azzardo , nella consapevolezza degli effetti che la legge avrebbe prodotto tutti direttamente voluti dall’agente. Avranno sicuramente pensato che la questione probabilmente non sarebbe emersa in tutta la sua gravità e che eventuali contestazioni sul punto, sarebbero state agevolmente coperte dal fuoco dell’informazione amica, o dalle dichiarazioni equivoche rimbalzate su tutti i media, così non è andata. Non essendo riuscito ad annacquare la pozione il premier ha dovuto necessariamente fare macchina indietro. La gravità del fatto è dinanzi a noi non ci possono essere giustificazioni proprio perché il fatto è cosciente e volontario non potendosi ragionevolmente ravvisare elementi di colpa consistiti in imprudenza, negligenza, superficialità dell’autore o degli autori.
    Per sopravvivere possiamo sminuirne la portata, possiamo tentare di bilanciare la negatività del fatto con la pretesa positività di altre azioni del governo, possiamo dire che vi sono cose più importanti, indifferibili e urgenti cui porre rimedio e che pertanto non è opportuno attardarsi troppo sulla questione, ma il fatto è sempre li come una ombra nera difficile da diradare.

  3. dinamite bla 21 gennaio, 2015 at 20:25

    il problema non è tanto lo squallido salva-Silvio (d’altro canto Renzi dovrà pur ripagare l’alleato di governo, quello vero) ma il fatto che ormai non ci siano più differenze tra pd e pdl (o come si chiama al momento… poco cambia)… due pseudo-partiti votati (?) fondamentalmente ad obbedire ai dettati della troika, quindi, in fondo, alla Germania; oggi il buon Obama ha annunciato che gli States sono usciti dalla crisi con una crescita pari a quella del 1999.
    Stessa situazione in Inghilterra che, i nostri tiggì non lo dicono mai, è il paese europeo in miglior salute.
    In entrambe le nazioni si è applicata una politica di iniezioni di denaro e “aiutini” di stato, cioè l’esatto contrario della austerity dell’eurogruppo che ha giovato solo alla Germania… loro (e non direi siano esattamente paesi social-comunisti) crescono e l’Europa annaspa, l’Italia affoga… ma il principale impegno di Matteuccio e Silvietto è darsi la manina…

  4. dinamite bla 21 gennaio, 2015 at 20:25

    il problema non è tanto lo squallido salva-Silvio (d’altro canto Renzi dovrà pur ripagare l’alleato di governo, quello vero) ma il fatto che ormai non ci siano più differenze tra pd e pdl (o come si chiama al momento… poco cambia)… due pseudo-partiti votati (?) fondamentalmente ad obbedire ai dettati della troika, quindi, in fondo, alla Germania; oggi il buon Obama ha annunciato che gli States sono usciti dalla crisi con una crescita pari a quella del 1999.
    Stessa situazione in Inghilterra che, i nostri tiggì non lo dicono mai, è il paese europeo in miglior salute.
    In entrambe le nazioni si è applicata una politica di iniezioni di denaro e “aiutini” di stato, cioè l’esatto contrario della austerity dell’eurogruppo che ha giovato solo alla Germania… loro (e non direi siano esattamente paesi social-comunisti) crescono e l’Europa annaspa, l’Italia affoga… ma il principale impegno di Matteuccio e Silvietto è darsi la manina…

  5. M.Ludi 21 gennaio, 2015 at 17:03

    ci troviamo troppo spesso a disquisire di materie giuridiche non avendo il necessario background per essere all’altezza del dibattito (almeno gran parte di noi, temo), per cui, non potendoci esprire pienamente nel merito delle tematiche proposte, possiamo fare solo congetture o richiamarci ad un bon ton istituzionale di cui si sono perse le ultime, sbiadite tracce.
    E’ indubbio che, correttezza vorrebbe, le decisioni su di un testo, in Consiglio dei Ministri, venissero prese, come si suol dire “a palle ferme”; pensare che si acconsente su di una pagina con ampi spazi bianchi dove qualcuno a sua completa discrezione, possa intervenire come meglio crede è fuori da ogni logica e Renzi ha sicuramente sbagliato.
    Il fatto che nessuno dei ministri sia intervenuto censurando l’operato del P.d.C. mi induce a pensare, non tanto che quell’accordo fosse stato verbalmente preso, quanto che, nessuno osa mettere in discussione l’operato del Premier.
    Questo si sostanzia in una totale ininfluenza del fatto: o prima o dopo, l’art. 19bis sarebbe passato senza colpo ferire e la discussione, quindi, su questo piano, mi pare del tutto priva di fondamento alcuno.
    Sul fatto se la fattispecie individui reati penali e, quindi, perseguibili d’ufficio, non ho alcuna opinione e la Magistratura farà il suo corso; se però penso che la stampa nazionale e gran parte dei giuristi di cui il paese è pieno, ha pressochè ignorato la cosa (sotto questo aspetto, s’intende), ne concludo che Il Fatto Quotidiano ed un Costituzionalista (non penalista) notoriamente avverso a Renzi sulle Riforme Istituzionali, per così dire “ciurlano nel manico”

  6. M.Ludi 21 gennaio, 2015 at 17:03

    ci troviamo troppo spesso a disquisire di materie giuridiche non avendo il necessario background per essere all’altezza del dibattito (almeno gran parte di noi, temo), per cui, non potendoci esprire pienamente nel merito delle tematiche proposte, possiamo fare solo congetture o richiamarci ad un bon ton istituzionale di cui si sono perse le ultime, sbiadite tracce.
    E’ indubbio che, correttezza vorrebbe, le decisioni su di un testo, in Consiglio dei Ministri, venissero prese, come si suol dire “a palle ferme”; pensare che si acconsente su di una pagina con ampi spazi bianchi dove qualcuno a sua completa discrezione, possa intervenire come meglio crede è fuori da ogni logica e Renzi ha sicuramente sbagliato.
    Il fatto che nessuno dei ministri sia intervenuto censurando l’operato del P.d.C. mi induce a pensare, non tanto che quell’accordo fosse stato verbalmente preso, quanto che, nessuno osa mettere in discussione l’operato del Premier.
    Questo si sostanzia in una totale ininfluenza del fatto: o prima o dopo, l’art. 19bis sarebbe passato senza colpo ferire e la discussione, quindi, su questo piano, mi pare del tutto priva di fondamento alcuno.
    Sul fatto se la fattispecie individui reati penali e, quindi, perseguibili d’ufficio, non ho alcuna opinione e la Magistratura farà il suo corso; se però penso che la stampa nazionale e gran parte dei giuristi di cui il paese è pieno, ha pressochè ignorato la cosa (sotto questo aspetto, s’intende), ne concludo che Il Fatto Quotidiano ed un Costituzionalista (non penalista) notoriamente avverso a Renzi sulle Riforme Istituzionali, per così dire “ciurlano nel manico”

  7. Kokab 21 gennaio, 2015 at 15:20

    he il fatto quotidiano consideri renzi una disgrazia peggiore di quanto molti di noi considerino grillo e berlusconi assieme, mi sembra cosa assodata ed evidente, ed è quindi ovvio considerare il pregiudizio uno dei fondamenti delle scelte editoriali della testata; ciò nondimeno a me pare che la notizia di una denuncia a carico del presidente del consiglio, che può implicare il coinvolgimento del tribunale dei ministri, sia un fatto che meriti attenzione, soprattutto se a sostenere l’irregolarità delle azioni del premier sono due noti costituzionalisti.
    è probabile che renzi neanche sapesse quel che stava facendo, sia perché le buone prassi hanno smesso di essere praticate da almeno vent’anni, sia perché, contemporaneamente, ogni trascuratezza è diventata lecita e l’approssimazione una regola diffusa, ed è anche possibile che, oltre a non saperlo, consideri la cosa del tutto irrilevante.
    però, anche trascurando la sensibilità della materia che riguarda l’eventuale svista, il decreto fiscale, provo un certo rimpianto per i tempi in cui le forme, che nella legge sono anche sostanza, venivano rispettate con maggior rigore, magari avvalendosi della collaborazione di collaboratori e tecnici all’altezza del ruolo, e qualche volta non selezionati sulla base di logiche di appartenenza.
    noto invece che la grande stampa non ha fatto una piega, quindi delle due l’una: o la notizia è una bufala, ma mi sembra difficile, perché sarebbe stata immediatamente smentita dai due giuristi coinvolti, oppure è stata presa con eccessiva leggerezza, cosa che alla grande stampa non fa onore, perché se è indubitabile il generale cattivo giornalismo del fatto quotidiano, è poi vero che i fatti, se reali, restano tali anche su quelle pagine.
    dell’interpretazione e del senso si può poi sempre discutere…

    • Osita V 21 gennaio, 2015 at 15:43

      io sono dell’idea che si tratti ,se nondi una bufala intera,di una mezza bufala ,e il tutto conseguenza del tipo di giornalismo del Fatto Quotidiano che non si è mai degnato di scrivere arricoli sulle strane azioni di Grillo e compagni

  8. Kokab 21 gennaio, 2015 at 15:20

    he il fatto quotidiano consideri renzi una disgrazia peggiore di quanto molti di noi considerino grillo e berlusconi assieme, mi sembra cosa assodata ed evidente, ed è quindi ovvio considerare il pregiudizio uno dei fondamenti delle scelte editoriali della testata; ciò nondimeno a me pare che la notizia di una denuncia a carico del presidente del consiglio, che può implicare il coinvolgimento del tribunale dei ministri, sia un fatto che meriti attenzione, soprattutto se a sostenere l’irregolarità delle azioni del premier sono due noti costituzionalisti.
    è probabile che renzi neanche sapesse quel che stava facendo, sia perché le buone prassi hanno smesso di essere praticate da almeno vent’anni, sia perché, contemporaneamente, ogni trascuratezza è diventata lecita e l’approssimazione una regola diffusa, ed è anche possibile che, oltre a non saperlo, consideri la cosa del tutto irrilevante.
    però, anche trascurando la sensibilità della materia che riguarda l’eventuale svista, il decreto fiscale, provo un certo rimpianto per i tempi in cui le forme, che nella legge sono anche sostanza, venivano rispettate con maggior rigore, magari avvalendosi della collaborazione di collaboratori e tecnici all’altezza del ruolo, e qualche volta non selezionati sulla base di logiche di appartenenza.
    noto invece che la grande stampa non ha fatto una piega, quindi delle due l’una: o la notizia è una bufala, ma mi sembra difficile, perché sarebbe stata immediatamente smentita dai due giuristi coinvolti, oppure è stata presa con eccessiva leggerezza, cosa che alla grande stampa non fa onore, perché se è indubitabile il generale cattivo giornalismo del fatto quotidiano, è poi vero che i fatti, se reali, restano tali anche su quelle pagine.
    dell’interpretazione e del senso si può poi sempre discutere…

    • Osita V 21 gennaio, 2015 at 15:43

      io sono dell’idea che si tratti ,se nondi una bufala intera,di una mezza bufala ,e il tutto conseguenza del tipo di giornalismo del Fatto Quotidiano che non si è mai degnato di scrivere arricoli sulle strane azioni di Grillo e compagni

  9. riesenfelder 21 gennaio, 2015 at 13:33

    Che gelida manina!
    Se la lasci riscaldar…
    Cercar che giova?
    Al buio non si trova.
    Ma per fortuna
    è una notte di luna
    e qui la luna l’abbiamo vicina.
    Aspetti signorina,
    le dirò con due parole
    chi son, chi son,
    che faccio, come vivo.
    Vuole?
    Chi son?
    Chi son?
    Sono un poeta.
    Che cosa faccio?
    Scrivo.
    E come vivo?
    Vivo.
    In povertà mia lieta
    scialo da gran signore
    rime ed inni d’amore.
    Per sogni, per chimere
    e per castelli in aria
    l’anima ho milionaria.
    Talor dal mio forziere
    ruban tutti i gioielli
    due ladri, occhi belli.
    V’entran con voi pur ora,
    ed i miei sogni usati
    e i bei sogni miei
    tosto si dileguar.
    Ma il furto non m’accora
    poichà©, poichà© v’ha preso stanza
    la speranza!
    Or che mi conoscete,
    parlate voi, deh parlate!
    Chi siete?
    Vi piaccia dir?
    Vi piaccia dir?

  10. riesenfelder 21 gennaio, 2015 at 13:33

    Che gelida manina!
    Se la lasci riscaldar…
    Cercar che giova?
    Al buio non si trova.
    Ma per fortuna
    è una notte di luna
    e qui la luna l’abbiamo vicina.
    Aspetti signorina,
    le dirò con due parole
    chi son, chi son,
    che faccio, come vivo.
    Vuole?
    Chi son?
    Chi son?
    Sono un poeta.
    Che cosa faccio?
    Scrivo.
    E come vivo?
    Vivo.
    In povertà mia lieta
    scialo da gran signore
    rime ed inni d’amore.
    Per sogni, per chimere
    e per castelli in aria
    l’anima ho milionaria.
    Talor dal mio forziere
    ruban tutti i gioielli
    due ladri, occhi belli.
    V’entran con voi pur ora,
    ed i miei sogni usati
    e i bei sogni miei
    tosto si dileguar.
    Ma il furto non m’accora
    poichà©, poichà© v’ha preso stanza
    la speranza!
    Or che mi conoscete,
    parlate voi, deh parlate!
    Chi siete?
    Vi piaccia dir?
    Vi piaccia dir?

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