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La Reggia e il Direttore

 

 

 

La Campania è spesso citata per inefficienza e degrado ed a poco valgono le accorate reazioni degli abitanti orgogliosi di far parte di una terra che tanto ha dato all’arte ed alla cultura (per tacere della gastronomia): il marchio pare quasi indelebile ed i luoghi comuni fanno grande fatica ad essere sradicati. Reggia

Dispiace, una volta di più, constatare che sono solo le notizie negative che tendono ad avere risalto; mi riferisco alle recenti vicende legate alla Reggia di Caserta, nelle quali si evidenzia l’impegno da parte del nuovo Direttore di dare una svolta tangibile nel tentativo di recuperare al pubblico godimento uno dei più bei monumenti italiani, unito, purtroppo, all’ennesima dimostrazione di come la burocrazia e le consolidate abitudini, tendano a far sì che niente cambi in questo sciagurato paese e tutto resti immobile, così com’è sempre stato. Reggia

A ben poco valgono le prese di distanza da parte dei vertici sindacali ai quali non è certo sfuggito il pericolo di un progressivo ed inesorabile svuotamento di credibilità se non si faranno protagonisti di uno scatto d’orgoglio con il quale togliere la ribalta ai soliti inguaribili nostalgici dei bei tempi passati. Reggia

Il motivo del contendere è l’eccessivo orario di lavoro del nuovo Direttore il quale, udite udite, ha anche l’ardire di controllare ciò che accade, specialmente in quelle fasce orarie durante le quali i vecchi direttori solevano approfittare della vicina Stazione ferroviaria per tornarsene a casa e lasciare che i dipendenti, anzichè restare a lavorare, anch’essi si dileguassero. No, questo signore non torna a casa neppure la domenica e fa venire giù la famiglia da Bologna, gira per Caserta e ne promuove le bellezze. Reggia

Casertani; se ci siete battete un colpo. Reggia

La Reggia e il Direttore

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17 comments

  1. Por Quemada 10 marzo, 2016 at 09:14

    Un sindacato ridicolo, che cerca di ricostruire l’uovo dopo aver fatto la frittata.
    La verità è che i dipendenti della Reggia erano abituati a fare quello che volevano, senza rispondere a nessuno, probabilmente uscendo durante l’orario di servizio o prendendo il sole nei giardini durante le belle giornate.
    Il nuovo direttore, se vuole fare qualcosa di buono, deve liberarsi di tutta quella zavorra; del resto credo che basti obbligarli a lavorare per farli scappare tutti.

  2. Genesis 7 marzo, 2016 at 19:53

    Io voglio pensare che vi siano tanti dirigenti che pensano e fanno come il titolare della Reggia di Caserta…come voglio pensare che quell’rsu che ha scritto cotanta nefandezza sia anch’esso un neo spuntato per sbaglio, tipo un inciampo burocratico delle parole scritte a fin di bene che, ingarbugliandosi, fan capire giusto il contrario del senso voluto.
    Dopo settimane e mesi di rottura di scatole di cartellini timbrati a gogò, ci voleva una nota lieta…una buona notizia ogni tanto fa bene!

  3. Tigra 7 marzo, 2016 at 17:33

    Mauro Felicori è uno di quei comunisti vecchio stile che ha costruito la sua carriera dentro la politica, con un percorso che dagli incarichi nel movimento giovanile e nelle cellule universitarie portava poi nelle istituzioni, passando per l’attività giornalistica nelle testate vicine al partito, e per gli incarichi di docente universitario a contratto.
    Era una carriera difficile, che ha selezionato la miglior classe dirigente delle regioni rosse, che nel settore pubblico era la migliore d’Italia, e che nel suo caso ha portato ad una specializzazione manageriale nel campo artistico e culturale; spesso gli uomini migliori sceglievano carriere tecniche e non elettive, e Felicori è considerato un uomo abile e capace, con competenze differenziate e non solo settoriali, probabilmente adatto, non se più o meno di altri, all’incarico di direttore della Reggia.
    Non risulta essere uomo di conflitti, ed è certamente uomo capace di mediazioni intelligenti, come lo erano i comunisti di un tempo, anche se naturalmente il suo percorso politico e professionale lo avrà portato lontanissimo dal punto di partenza, come è successo a tutti quelli della sua generazione; di certo nel suo bagaglio professionale e culturale le corrette relazioni sindacali saranno una cosa ovvia e scontata, e credo che un “incidente” del genere gli potesse capitare solo a sua insaputa e suo malgrado: da qui il suo palese sconcerto, della cui autenticità sono assolutamente convinto.
    Non mi sembra neanche un caso che l’assurda iniziativa sindacale sia firmata solo dalle RSU della Reggia, un organo di rappresentanza aziendale, e da sigle autonome di dubbia rappresentatività Ugl e Usb, e solo dalla Uil fra i sindacati confederali, peraltro prontamente smentita dalla dirigenza nazionale, né mi sorprende che la CISL e la CGIL non siano presenti fra i firmatari, forse perchè più che di una iniziativa tipicamente sindacale mi pare si tratti di una di quelle opache forme di difesa di privilegi corporativi che sono purtroppo largamente diffuse nel tessuto sociale del mezzogiorno e lo hanno condannato ad una storica arretratezza.
    A me pare nella sostanza che Mauro Felicori sia un corpo estraneo a quel tessuto sociale, nel quale ci sarà anche un sindacalismo colluso, marginale mi sembra in questo caso, come collusa è buona parte della politica, ma a quel contesto sociale sono però estranei per storia, tradizione, cultura e comportamenti reali anche i sindacati di questo paese.
    Per questo, pur senza nessuna sorpresa, ho trovato deprimente il solito tiro al bersaglio sul “sindacato che difende i fannulloni”, come se non fosse nella tradizione del sindacato italiano stigmatizzare con durezza certi comportamenti, e come se non fosse ovvio che i sindacati confederali si sarebbero regolati secondo la loro storia e la loro tradizione.
    Ma ormai i pozzi sono avvelenati…

    • M.Ludi 7 marzo, 2016 at 18:48

      Non mi pare che la difesa di interessi corporativistici faccia parte di un tessuto sociale così ristretto come hai evidenziato, sia geograficamente che settorialmente; avendo svolto per lunghi anni attività sindacale all’interno della CGIL non ho questi ricordi nitidi in merito ad una netta presa di posizione a supporto di coloro che facevano con dedizione il loro lavoro e che talvolta si trovavano stretti tra due fuochi; per dirla breve riassumerei con un “non erano fatti nostri”. Non ne faccio una colpa al movimento; erano anni duri, nei quali c’era prevalentemente da conquistare diritti, ma una certa ambiguità di posizione, credo che in molti l’abbiano ravvisata in più di un occasione, specialmente nel campo della Pubblica Amministrazione dove, colpa anche dei Partiti che attingevano (e attingono ancora) a mani basse in quella parte di corpo elettorale, l’indulgenza su comportamenti assolutamente indecenti era assai larga. Ma non credo che sia questo, alla fine, argomento del fatto in questione. Ho letto diversi articoli su ciò che è avvenuto a Caserta, ed è come se da parte del tessuto locale ci sia una certa reticenza ad esprimersi. Ricordo fiumi di talk show nei quali cittadini infuriati si scagliano contro le telecamere chiedendo “lo Stato dov’è?”; una volta che un piccolo rappresentante dello Stato fa qualcosa che i cittadini per primi potrebbero valutare come positivo, il silenzio regna sovrano. Eppure quelle terre martoriate da ogni disastro, avrebbero assoluta necessità anche di un piccolo segnale di inversione di tendenza e cosa meglio di qualcosa che inizia a funzionare? Quanti Felicori ci sono disponibili a fare altrettanto se nessuno li sostiene?

      • Tigra 8 marzo, 2016 at 00:34

        Non mi sembra di aver definito un tessuto sociale ristretto, vi ho compreso in senso lato la società civile campana, i partiti, ed anche i lavoratori della Reggia, che essendo pienamente rappresentati dalle RSU il documento l’hanno firmato, magari anche consapevolmente; ho solo detto che questa assurda posizione è stata prontamente stigmatizzata dalle tre confederazioni sindacali, compresa quella che tramite la sua sezione locale si era trovata firmataria della ridicola protesta, e che sarebbe stato abbastanza facile immaginare un esito del genere, quanto meno per opportuno tatticismo, se non vuoi credere all’onestà intelletuale.
        Quanto al sindacato, ho esperienze e conoscenze diverse dalle tue, ma naturalmente possono essere vere entrambe.

  4. Berto Al 7 marzo, 2016 at 12:09

    Nessuno ha sottolineato il fatto che si parla di un Dirigente della P.A. che non ha preso alcun provvedimento nei confronti dei dipendenti chiamato a coordinare; è un caso ben strano

  5. Remo Inzetta 6 marzo, 2016 at 23:24

    Spiace dirlo, ma le inefficienze e il degrado della Campania, e di altre regioni del sud sono ben rappresentate proprio dallo stato pietoso in cui Mauro Felicori ha trovato la gestione della Reggia di Caserta, e dal fatto che un manager che fa bene cose del tutto normali, così come dovrebbe essere, viene respinto come un corpo estraneo dai dipendenti e dei loro sindacati.
    Poi è vero che non tutti i sindacati hanno sottoscritto quella ridicola posizione, ma siamo sicuri che qualche anno fa, con Berlusconi premier al posto di Renzi, le cose sarebbero andate nello stesso modo?
    Io credo che oggi i due principali sindacati italiani non siano caduti nella trappola della difesa ad ogni costo dell’indifendibile perchè stanno cominciando a capire che l’aria è cambiata, e che non possono più fare quello che vogliono.

  6. Jair 6 marzo, 2016 at 21:12

    Non capisco perchè non dovrebbero valere le prese di distanza dei leader sindacali. Non tutte le rappresentanze sindacali hanno firmato quella stupida lettera (non l’hanno firmata i sindacalisti CGIL). La Camusso ha detto che chi ha firmato non è un buon sindacalista, e la UIL ha sospeso i suoi rappresentanti. Mi sembra una reazione corretta e opportuna, che c’è che non va?

    • M.Ludi 6 marzo, 2016 at 21:32

      Non va bene il silenzio della città di Caserta e dei suoi rappresentanti; non va bene l’indifferenza della popolazione che dovrebbe essere riconoscente ad uno che li aiuta a creare posti di lavoro e reddito; non va bene che queste siano situazioni episodiche, talmente rare da meritare di essere messe in evidenza e infine non va bene che, quasi con fastidio, tu abbia ritenuto di fare la domanda. Ma naturalmente puoi chiedere ciò che vuoi 🙂

  7. nemo 6 marzo, 2016 at 10:46

    La pezza messa, a giustificazione della incredibile lettera è che i suoi orari creano probelmi di sicurezza interna. Evidente il tentativo di mettere la famosa pezza, tentativo che non è stato, alleluia, supportato dalla organizzazione nazionale alla quale appartengono. Bene, finalmente, un bene pubblico lo è in quanto il godimento è, appunto, pubblico, e non uno stipendificio agli ordini di piccoli, e grandi, ras sindacali.

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