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La sottile arma della delegittimazione

 

Nonostante sia in ballo il rinnovo delle amministrazioni di alcune tra le principali città italiane, ad una manciata di giorni dalle votazioni (ed ormai da diversi giorni prima di oggi), sembra che delle prossime Amministrative non interessi niente a nessuno. Il motivo principale risiede, probabilmente nel fatto che i principali partiti o coalizioni si presentano a questo appuntamento deboli come non mai prima, se si eccettua il centro-destra il quale dopo la disfatta delle fortune berlusconiane ha ampi margini di risalita anche se con profonde divisioni interne.

Che il Pd, dopo mafia capitale dovesse patire era ormai scontato e già da tempo Renzi aveva provveduto a spostare l’attenzione su altro; di nuovo c’è che anche il Movimento 5 Stelle, orfano di Casaleggio e con la Raggi in progressivo appannamento, vede in una possibile perdita a Roma, l’inizio di una difficile fase nella quale riproporsi credibilmente come forza di Governo e non solo di rottura. La sottile arma della delegittimazione

Questa posizione è ben evidenziata dall’atteggiamento di Travaglio, da tempo iscritto per meriti sul campo a portavoce dei seguaci di Grillo, il quale, come Renzi, ha iniziato a  focalizzare l’attenzione sul referendum di ottobre per sostenere le ragioni del no alla riforma istituzionale.  La sottile arma della delegittimazione

Anche se l’Unità da tempo è declassata ad house organ di un partito ormai più contiguo al centro-destra che alla sinistra, ed anche se Rondolino non brilla certo nel panorama giornalistico italiano come commentatore politico, la sua analisi di ieri sull’editoriale fresco di stampa di Travaglio, presenta alcuni spunti sui quali si può riflettere con onestà intellettuale, sorvolando sul fatto che il virgolettato di un virgolettato può assumere aspetti grotteschi:

“……Fra i firmatari dell’appello per il Sì, scrive Travaglio, “non ce n’è uno che insegni la Costituzione. L’elenco degli arruolati – prosegue – comprende però insigni docenti di psicopatologia, marketing, fisica medica, datazione e diagnostica, giudaistica, anatomia umana e disabilità, sistemi radiomobili, neurologia, chimica analitica, comunicazioni elettriche, petrologia e petrografia, elettrotecnica, ingegneria dei sistemi di trasporto, algoritmi, psicotecnologie, filologia slava, geometria, endocrinologia, produzione edilizia, storia medievale, fisica nucleare e subnucleare, reumatologia e così via”……”  La sottile arma della delegittimazione

Nella sostanza la critica di Rondolino si concentra sull’aspetto “elitario” del parterre che sostiene il “no” che fa da contraltare alla pochezza intellettuale (secondo Travaglio) o, comunque, alla scarsa conoscenza della materia che contraddistingue chi sostiene il “Si”; questo aspetto viene ulteriormente sottolineato nel prosieguo dell’articolo:

“……“Ma il pezzo da novanta – insiste Travaglio – è Federico Moccia, scrittore nonché libero docente di Lucchettologia alla Sapienza e neofondatore del Circolo Ponte Milvio per il Sì”. Che ridere. Dall’altra parte, contro la riforma, ci sono invece “56 costituzionalisti, compresi – Travaglio gonfia il petto – 11 presidenti emeriti e 5 vicepresidenti emeriti della Corte costituzionale”……”  La sottile arma della delegittimazione

Nella sostanza Travaglio asserisce senza tema di smentita che, poiché la maggior parte dei costituzionalisti si schiera per il no, chi vota si lo fa senza alcuna cognizione di causa.

E’ vero che spesso abbiamo dovuto riflettere sul fatto se fosse opportuno o meno che certe materie (specialmente in campo referendario) potessero essere sottoposte al vaglio di un elettorato non completamente alfabetizzato sugli argomenti in discussione, ma poiché la Costituzione stessa sancisce il potere del corpo elettorale di decidere in materia di riforme costituzionali, per una volta ci pare che Rondolino colga nel segno nel sottolineare, non tanto la gravità delle affermazioni di Travaglio, quanto come queste non tengano conto di altro se non della necessaria formalità della Carta Costituzionale, avulsa da ogni altra considerazione in merito all’efficacia di temi quali la governabilità e, comunque, la percezione di come la democrazia si sia sviluppata nel nostro Paese in costanza della Costituzione più bella del mondo.

Per dirla in soldoni: chi voterà Si e chi voterà No, avranno tutti pari dignità.

La sottile arma della delegittimazione

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15 comments

  1. Tecette 8 giugno, 2016 at 23:52

    Non condivido. Non il fatto che il si e il no abbiano pari dignità (e ci mancherebbe). Quanto il significato che associ al dileggio per il documento di Moccia & C. Perché in ogni campagna elettorale, esattamente come nelle campagne pubblicitarie, c’è la rincorsa ai “testimonial”: ovvero a persone che offrano la propria faccia – e la propria autorevolezza – a supporto di una tesi. Non parliamo di singole prese di posizione -anche pubbliche, ci mancherebbe. Parliamo di un singolo documento scritto e pensato come controcanto a quello sottoscritto per il NO dai costituzionalisti di cui sopra, e che esattamente come quello del NO ha il significato neanche tanto nascosto e parecchio antipatico di dire “io che ne capisco ti dico cosa devi fare, tu che non puoi capire fidati”. A entrambi si dovrebbe giustamente rispondere “pensala come vuoi, deciderò con la mia testa”. Però è indubbio che se il massimo che riesci a trovare come testimonial da opporre a Zagrebelsky è Moccia, la tua campagna pubblicitaria nasce male, e le risate (e anche qualche pernacchia) te la devi aspettare.

  2. nemo 5 giugno, 2016 at 10:13

    Sarà il tormentone estivo, dovremo farci il callo, come si dice. Credo sia giusto, per prima cosa dichiarare senza mezzi termine che ciascuno ha il diritto di esprimere la propria opinione questo vale sia per i fautori del no che per quelli del si. Ora cerchiamo di analizzare quello di cui si sta parlando, cercando d’essere, difficile lo so, equidistanti. Ci dicono i no che si mortifica la democrazia,in particolare quella rappresentativa che abbiamo conosciuto in questi 70 anni, circa, di Repubblica. la risposta dei si viene dal numero, esagerato, di governi che questo sistema ha prodotto, dalla collaborazione iniziale , quella che i Costituenti nel costruire l’edificio Repubblica avevano presupposto che con l’andare del tempo è mancata, vedi partiti da zero virgola che,inesistenti sul piano nazionale,diventano determinanti per le maggioranze. Il numero dei Parlamentari, i fautori del no lamentano una svilizzazione del Senato, con una sua retrocessione a camera di consulenti, oltretutto nominati. I si ci dicono che una delle ragioni, non solo questa, delle lentezza delle risspote sta nel sistema del doppio voto, le leggi debbono passare da una camera all’altra per poter essere approvate sempre che in una non vi siano state modifiche che impongono il nuovo passaggio all’altra. Un provvedimento per essere approvato aspetta in media circa un anno! Numero dei parlamentari, è fuori discussione che ne abbiamo tanti, troppi? Se facciamo il confronto, tenuto conto della popolazione,ebbene si, ma questo, secondo i no da garanzie di maggiore democraticità nelle composizione. Le ragioni del si girano sulla richiesta, ormai antica , di diminuirne il numero. Quindi essendo essi stabiliti, nel numero, da una precisa norma Costituzionale per intervenire si deve cambiare quella norma. A questo, aggiungo io, si legano i costi della politica davvero esagerati. La legge elettorale, punto dolens di tutta la operazione. Questa diventa maggioritaria, le ragioni del no si soffermano sui rischi di deriva che questo comporta, le ragioni del si evidenzia una delle richesta che la opinione pubblica ha espresso in questi ultimi anni, la certezza di una maggioranza. Ancora, gli anni che sono trascorsi nella continua ricerca della “quadra” frase che impropriamente coniò l’ex capo della lega per le modifiche. Ma, nel nostro sistema ricercare la quadra è come cercare la fonte dell’eterna giovinezza, ovvero cercare e mai trovare. Ultima annotazione, le modalità di modifica, prevista dai Costituenti, sono scritte nella stessa Carta, non è quindi una bestemmia modificarla, prevede che ,solo la seconda parte può essere “manomessa” i passaggi che , per obbligo si debbono fare, le modalità per le modifiche ed infine se il numero dei Parlamentari favorevoli non è quello previsto si vada al Referendum popolare. Non prevede la crocifissione sulla via di Capua di coloro che esprimono il loro parere, quindi, rispettiamo e rispettiamoci almeno per questa volta.

  3. Remo Inzetta 4 giugno, 2016 at 14:46

    Nessun dubbio sulla pari dignità dei voti, e sono anche convinto che Rondolino non sia un riferimento autorevole, ma quelli che votano no devono sapere che votano con Salvini, Grillo e Berlusconi, o chi per lui erediterà i resti di Forza Italia.
    E’ vero, c’è una dottrina autorevole che voterà no, e alcuni dei rilievi che muove sono anche fondati, ma non fare nessuna riforma perchè si vuole una riforma perfetta è una cosa senza senso e politicamente suicida: alla fine chi vota no vota per consegnare il paese alla destra più reazionaria, è bene che questa cosa venga sottolineata a chiare lettere.

  4. Tigra 4 giugno, 2016 at 12:30

    Il bello (e il brutto) della democrazia sta nel fatto che, come dice Ludi, i voti si contano e non si pesano; la cosa risponde ad un principio di uguaglianza (abbiamo tutti uguali diritti), e fa si che possa vincere anche chi ha torto; peraltro succede spesso, e penso succederà anche questa volta…

    • M.Ludi 4 giugno, 2016 at 14:34

      La tentazione di stare al gioco e di insistere sulla battuta di facile presa è forte (e in effetti, il No ha concrete possibilità di prevalere 🙂 ); ma credo che lo scopo del post dovrebbe essere quello di tentare un dialogo da pari a pari rispettando le reciproche posizioni, cosa che pare essere assai difficile da realizzare.
      Detto questo non voglio sottrarmi alla responsabilità di dare sostegno ad una posizione (quella del Si) che i costituzionalisti relegano nel limbo delle parole senza sostanza e, arrogante, presuntuoso e del tutto impavido quale ritengo di essere, arrivato ad avere tutti i capelli bianchi ed un po’ di ferite addosso, non temo, nell’esprimere il mio parere, il confronto con tutti e 50 (o quanti sono) esimi costituzionalisti.
      Partendo dal presupposto che la Democrazia è un concetto formale astratto che acquisisce sostanza solamente se trova, nei fatti concreti ( e non solo nelle enunciazioni) prova di sé, sostengo che da decenni ed in costanza con la più alta espressione formale di impianto costituzionale, da noi la Democrazia è rimasto un concetto astratto.
      Un coltello può essere buono o cattivo: dipende dall’uso che ne fa chi lo ha in pugno e noi non abbiamo saputo utilizzare la Costituzione che abbiamo; i motivi sono molteplici e si può, volendo, analizzarli, ma credo, come Cacciari, che questa riforma pasticciata e ben lungi dall’essere perfetta, a questo punto sia necessaria per poter dare al Paese un Governo (non necessariamente quello di Renzi), che faccia e che si renda pienamente responsabile, davanti all’elettorato delle proposte sulle quali è stato votato e sul modo in cui le avrà, poi, tradotte in pratica.
      Da questo ne deriva l’assoluta presunzione (incrollabile) di avere pari dignità nell’esprimere questa posizione rispetto a chi non la pensa come me; gradirei che mi venisse portato rispetto, ma in assenza di questo e su questo, sono incrollabilmente certo, in ogni caso, di avere ragione.
      Questa precisazione si rende necessaria al fine di consentire lo sviluppo di un thread il quale, alimentato prevalentemente da interventi di chiusura al dialogo, avrebbe ben poca ragione di esistere; chi vorrà coglierà l’occasione.

      • Tigra 4 giugno, 2016 at 15:01

        Non ho contestato la pari dignità, la riconosco in pieno; aggiungo che penso vincerà il si, che a mio parere è la soluzione sbagliata, per le ragioni che diceva Zagrebelsky nell’intervista pubblicata assieme a quella di Cacciari, soprattutto per la combinazione riforma costituzionale/italicum.
        Far saltare la riforma costituzionale vuol dire essenzialmente azzoppare la legge elettorale, e a mio parere è una ragione sufficiente per votare si, anche se penso che perderò, il vento e il comune sentire, perdonami se ti accosto ad un sentimento poco nobile, soffia dalla parte di Cacciari.

  5. Luistella 4 giugno, 2016 at 10:39

    No, non avranno pari dignità. Perchè molte delle persone che voteranno no, non dico tutte ,e tutti i vari costituzionalisti che si profondono in mille discorsi a favore del no, sanno che le cose non stanno come le vogliono presentare. E Travaglio, mi spiace dirlo perchè un tempo lo apprezzavo, sarebbe ora non lo si stesse più a sentire.

    • Bondi James Bondi 4 giugno, 2016 at 11:07

      Grazie Luistella per avere chiarito definitivamente la questione. Chi è a favore del No mente sapendo di mentire, mentre Renzi e Boschi sono puri, onesti e sinceri. Era tanto semplice!

    • M.Ludi 4 giugno, 2016 at 12:06

      Sono d’accordo sul metodo; su certe questioni non può esserci dialogo e la presunzione di stare dalla parte della ragione deve essere assoluta. Ti dirò di più: credo di avere (nei fatti, visto che ci sarà un Referendum nel quale i voti si conteranno e non si peseranno), assolutamente ragione: Si! 🙂

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