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Ceci n’est pas Leonardo

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Quello che non vi dicono su Leonardo da Vinci ed il Rinascimento

Chi è disposto a mettere la mano sul fuoco che Leonardo sia veramente nato a Vinci il 15 aprile 1452, che suo padre sia stato Ser Piero il Notaio e la madre tal Catarina, una popolana o forse una schiava della quale si sono poi perse le tracce? Chi è disposto a scommettere che l’America sia stata effettivamente scoperta il 12 ottobre 1492 da Cristoforo Colombo?

Qualche dubbio? Ecco, bravi, perché ci sono già dei precedenti.

Nel 1995 l’ingegnere nucleare Felice Vinci pubblicò un libro dal titolo “Omero nel Mar Baltico – Saggio sulla geografia omerica” del quale vorrei ricordare una recensione pubblicata su Modus il 20 luglio 2015; in esso l’autore, grande appassionato di letteratura e storia classica, stravolge i termini noti della vicenda omerica, con dei rivolgimenti spaziali che lasciano a bocca aperta: Omero nel Baltico, Troia in Finlandia…

 

“Ma questo è MATTO”… “Ulisse che naviga nel Baltico… Omero un parente dei Vichinghi…”.

Un pazzo? No! Semplicemente un grande appassionato, intelligente e colto, che non si è fermato all’apparenza, al così è perché tutti dicono che così deve essere stato, ma ha guardato oltre, scoprendo che forse le cose potrebbero non essere andate come ce le hanno raccontate, e lo ha fatto con tale accuratezza e dovizia di particolari da aver insinuato il dubbio; la curiosità che ha suscitato è stata talmente grande che se ne continua a parlare e probabilmente qualcuno sta ancora indagando su quella storia antica della quale potrebbero non essere rimaste molte tracce, almeno non facilmente recuperabili. Ma chissà…

In fondo che cosa ha fatto Riccardo Magnani con Leonardo? Esattamente la stessa identica cosa. Si è laureato tanti anni fa in Economia e Commercio, ma ha poi scoperto una grande passione per la lettura…dei quadri e dell’arte rinascimentale in genere. Giorni e giorni passati a giro per l’Europa cercando di aggirare le rigide barriere burocratiche che, specialmente in Italia, non consentono facile accesso a documenti storici se non si è accreditati da un ente ufficiale di ricerca. Ore ed ore dentro musei e pinacoteche tra Milano e Firenze, Londra e Vienna e, naturalmente tra il Lago (rigorosamente) di Lecco e la Valtellina, alla ricerca di nuovi indizi che suffragassero le sue teorie su Leonardo.

Già, perché sino a quando nel 1455 Johannes Gutenberg non ha perfezionato la tecnica della stampa a caratteri mobili, l’unica forma di conoscenza accessibile a tutti era quella derivante dalla contemplazione di quadri e sculture; opere d’arte in genere. Queste erano però realizzate non solo con lo scopo di consentire una lettura letterale (l’immagine in quanto tale), per ammirare la bellezza di forme, tecnica e colori, giochi di luci ed ombre, prospettiva, etc., ma anche, per chi ne avesse le capacità, una allegorica, rivelatrice dei significati nascosti che l’autore aveva voluto dare all’opera, senza rendere esplicito il messaggio per non incorrere nelle ire di re e papi, i quali insieme alle loro corti per lungo tempo sono stati l’unica committenza in grado di pagare per simili opere, di cui molto spesso non avrebbero certo apprezzato gli intenti nascosti dell’artista nel realizzarle.

 

Panorama di Vinci (FI), Toscana

 

In questo disvelare la vita e le opere di Leonardo, e non solo, ma di un’epoca intera, l’autore si è dimostrato abile ed esaustivo. Innumerevoli i riferimenti a particolari che gli esperti hanno trascurato, spesso banalizzandone l’importanza ma che, riletti con un occhio predisposto all’osservazione e aperto al dubbio, rivelano cose nuove e spesso rivoluzionarie.

Ne esce fuori un’opera innovativa, in un panorama sul genere ormai saturo, nella quale Magnani non si limita a guardare i fatti raccontati dalla storiografia ufficiale, ma cerca di vedere ciò che non è stato raccontato; ed è difficile dargli torto quando, esprimendosi in modo che definirei “massimalista” (mutuando il termine da una terminologia in voga nella sinistra estrema degli anni sessanta) non blandisce certo il lettore. Ma gli dà al contrario un pugno nello stomaco! E ci riesce benissimo perché dalla lettura di questo libro se ne esce frastornati con date, riferimenti storici e letture alternative di opere famosissime che si rincorrono lungo la trama e le immagini, con mani, volti, piedi, paesaggi, che poi non sono mai solamente questo, ma costantemente molto, molto di più.

I riferimenti storico – artistici – letterari ai quali Magnani ha attinto durante tutto l’arco della sua ricerca durata oltre 13 anni (che peraltro continua su altri filoni legati sempre a quell’epoca), spaziano dalla prima metà del XV secolo sino alla fine del XVIII, quando la storia di Leonardo è stata incanalata sui binari oggi noti, sulla base di presunzioni e deduzioni che si rivelano estremamente deboli e approssimative, ma sulle quali è poi stato costruito il personaggio che abbiamo celebrato lo scorso anno.

 

Disegni nascosti nel sottostrato de La Vergine delle Rocce (1483-1486), Leonardo,National Gallery, Londra

 

Per confutare teorie che alla fine appariranno essere state costruite a tavolino, Magnani non ha fatto nuove scoperte, ma ha tirato via la polvere da vecchi documenti dimenticati, ha banalmente riletto quelli già noti, ha preso carta e penna e fatto degli schemi inserendo i vari tasselli, scoprendo alla fine che le cose non tornavano per niente: le fonti informative più recenti, quelle i cui autori non potevano aver conosciuto Leonardo ma che sono alla base della storiografia ufficiale, riportano dati disomogenei rispetto a quelle coeve o quasi con il grande artista. E anche tra queste ultime si trovano omissioni, correzioni, falsificazioni tese a nascondere la vera natura di quello che credevamo essere solamente un grande artista e scienziato, e che scopriremo alla fine essere stato anche ultimo depositario di una cultura relegata nei libri di storia con il termine di neo-platonismo, quasi a voler significare un ricordo nostalgico di tempi antichi ormai andati.

Una cultura che tuttavia, ai tempi di Leonardo, aveva solide basi di riconoscibilità e che è stata il motore vero di tutto il movimento umanistico – rinascimentale. Non è un caso se, proprio ai tempi di Leonardo e poco dopo la sua morte, quella cultura ha espresso, proprio in uomini di Chiesa, alcune delle sue più note invasioni di campo; mi riferisco in particolare a Tommaso Moro (coevo di Leonardo) con la sua “Utopia”, e a Tommaso Campanella, un secolo dopo con la “Città del Sole”, che marcheranno la distanza dalla Chiesa Cattolica, pagandone prezzi altissimi; per non ricordare la vicenda di Galileo Galilei che più tardi otterrà, sia pur a caro prezzo, uno dei pochi successi su antiche supposizioni da lui confermate. A Leonardo andrà meglio solo in virtù delle potenti protezioni delle quali sin dalla giovane età poté godere, ma delle idee di cui è stato custode si erano perse in gran parte le tracce. Sino ad oggi.

Mi appassionai alla vita di Leonardo per caso; seguendo un altro filone, mi ero perso nei mille racconti su possibili viaggi nelle Americhe prima di Cristoforo Colombo (La ricerca del nuovo mondo e la mappa perduta), e già allora mi resi conto che troppe cose non quadravano. Proseguii nella mia personale ricerca e così trovai Leonardo, e la storia che di Leonardo stava costruendo Riccardo Magnani (La speranza di un  nuovo mondo e la conoscenza forse perduta ).

In un famoso film del 1984, Benigni dice a Troisi: “..Come se io ora vado in Puglia e dico: “Ueh, la Puglia!”. Oh, i pugliesi son duemila anni che stanno lì, lo sapranno che c’è la Puglia!..”

 

Ecco! Riccardo Magnani di Leonardo non ha scoperto niente che i suoi contemporanei già non sapessero su chi fosse e che cosa rappresentasse realmente. Se non tutti, almeno i molti che a Firenze e Milano (per citare solo due tra le più importanti città dove Leonardo ha vissuto) avevano le basi culturali e le relazioni per sapere. Ma proprio ciò che ha rappresentato, ha poi decretato l’oblio sulla sua vera identità, lasciando che di lui restasse solo un’icona inutile posta su di un piedistallo, in modo tale che tutti potessero vedere solo ciò che si è voluto tramandare e che non poteva essere nascosto: le sue opere di straordinaria bellezza e genialità.

Vi sono alcune citazioni molto amate da Magnani; una è attribuita a Goethe (niente è più difficile da vedere con i propri occhi di quello che si ha sotto il naso) e l’altra è di Antoine de Saint-Exupery (l’essenziale è invisibile agli occhi); ecco, nella lettura del libro dovremmo averle sempre ben presenti, perché solo facendo il piccolo ma gravoso sforzo di mettere da parte le nostre sovrastrutture cognitive potremo apprezzare la sua originalità e le molteplici novità contenute nel libro.

 

Statua di Leonardo, Pietro Magni 1872,  Milano

 

Leonardo non è nato a Vinci, non il 15 aprile 1452 e non è stato il figlio di un notaio e di una popolana. Non è stato quel personaggio strambo, geniale ma inconcludente, che ci hanno tramandato. Non lo è stato e, che si creda o no a tutto ciò che Magnani ha scritto, immagino che chi leggerà il libro non lo crederà più.

La Storia la scrivono i vincitori e spesso delle ragioni dei vinti si perdono le tracce, perché nascoste o distrutte, talvolta fino a quando qualcuno non decide di cercarle; nel corso degli eventi che hanno determinato la storia del mondo dal XVI secolo in poi, una parte importante di verità è stata persa, e mi auguro che la fatica di Riccardo Magnani sia utile ad una rilettura del Rinascimento e di come quel periodo avrebbe potuto dare un corso diverso agli eventi dei secoli successivi.

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