le scienze

Lovelock: “Godetevi la vita, finché è possibile.”

 

Forse il più anticonformista degli scienziati del clima crede che la catastrofe sia inevitabile, che la compensazione del carbonio sia una barzelletta ed il vivere etico una truffa. Allora lui che cosa farebbe?

di Decca Aitkenhead
(Traduzione Redazione Modus)

Lovelock: “Godetevi la vita, finché è possibile.”

Nel 1965 i dirigenti della Shell volevano sapere come sarebbe stato il mondo nel 2000. Consultarono una serie di esperti, che specularono su hovercraft a fusione e “tante idee fantasiose di roba tecnologica“. Quando la compagnia petrolifera chiese allo scienziato James Lovelock, lui predisse che il problema principale nel 2000, sarebbe stato l’ambiente. “Andrà peggiorando a tal punto che potrà compromettere seriamente il vostro business”, disse.

“E, naturalmente,” afferma Lovelock, con un sorriso 43 anni dopo, “è quasi esattamente ciò che è successo.”

Lovelock sta erogando previsioni dal suo personale laboratorio in un vecchio mulino in Cornovaglia a partire dalla metà degli anni 60, la precisione costante delle quali gli ha guadagnato una reputazione come uno dei più rispettati scienziati indipendenti della Gran Bretagna – anche se anticonformista. Lavorando da solo da quando aveva 40 anni, ha inventato un dispositivo che rileva i CFC (clorofluorocarburi), che ha contribuito a rilevare il crescente buco nello strato di ozono, e ha introdotto l’ipotesi di Gaia, teoria rivoluzionaria che la Terra è un super-organismo che si autoregolamenta. Inizialmente ridicolizzato da molti scienziati come scemenze ‘new age’, oggi la teoria è alla base di quasi tutta la scienza del clima.

Per decenni, la sua difesa del nucleare ha inorridito i suoi colleghi ambientalisti – ma di recente un numero crescente di loro si sono avvicinati al suo modo di pensare. Il suo ultimo libro, La vendetta di Gaia, prevede che entro il 2020 eventi meteorologici estremi saranno la norma, causando devastazione globale; che entro il 2040 gran parte dell’Europa sarà sahariana; e che parti di Londra saranno sott’acqua. Il più recente Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC, Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici) utilizza un linguaggio meno drammatico – ma i loro calcoli non sono così distanti dai suoi.

 

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Come con la maggior parte delle persone, il mio panico riguardo al cambiamento climatico è pari solo alla mia confusione su quello che devo fare a proposito. Un incontro con Lovelock lo sento quindi un po’ come una udienza con un profeta. Immerso in fondo ad una strada che si snoda attraverso boschi selvatici, in un ufficio pieno di libri, documenti ed aggeggi con quadranti, fili e lancette, l’ottantottenne presenta i suoi pensieri con una tranquilla ed incrollabile convinzione che è snervante. Ancor più delle sue apocalittiche previsioni climatiche è la sua certezza assoluta che quasi tutto quello che stiamo cercando di fare a questo proposito sia sbagliato.

 

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Il giorno che lo incontriamo, il Daily Mail ha lanciato una campagna per liberare la Gran Bretagna dai sacchetti di plastica. L’iniziativa si colloca comodamente all’interno del corrente canone delle eco idee, insieme al consumo etico, alla compensazione dei livelli di carbonio, al riciclaggio e così via – che sono tutti presupposti sul calcolo che i singoli aggiustamenti di stile di vita possono ancora salvare il pianeta. Secondo Lovelock questa è una fantasia illusoria. La maggior parte delle cose che ci è stato detto di fare potrebbe farci sentire meglio, ma non farà alcuna differenza. Il riscaldamento globale ha superato il punto del non ritorno, e la catastrofe è inarrestabile.

“È troppo tardi per questo”, dice. “Forse, se avessimo perseguito questo genere di azioni nel 1967, potrebbe aver aiutato. Ma non abbiamo tempo. Tutte queste tipiche cose verdi, come lo sviluppo sostenibile, penso che queste sono solo parole che non significano niente. Ho un sacco di persone che vengono da me dicendo che non ci si può esprimere così, perché non ci dà nulla da fare. Io dico al contrario, ci dà una quantità immensa di cose da fare. Solo che non sono il genere di cose che vi piace fare “.

Respinge le eco idee con vigore, una per una. “La compensazione dei livelli di carbonio? Non ci penso proprio. È solo uno scherzo. Pagare soldi per piantare alberi, e pensare che stai compensando i livelli del carbonio? Probabilmente stai peggiorando le cose. Faresti molto meglio a donare alla ONG Cool Earth, che dà i soldi alle popolazioni indigene affinché non disboschino le loro foreste. “

 

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Lui e sua moglie cercano di limitare il numero di voli che prendono? “No, non lo facciamo. Perché non possiamo.” E del riciclaggio, aggiunge, è “quasi certamente una perdita di tempo e di energia”, mentre l’avere uno “stile di vita verde” è pari a poco più di “grandi gesti ostentati”. Diffida della nozione di consumo etico. “Perché sempre, alla fine, risulta essere una truffa … o se non lo era all’inizio, lo diventa poi”.

Un po’ inaspettatamente, Lovelock ammette che la campagna contro il sacchetto di plastica del Daily Mail sembra, “a prima vista, una buona cosa”. Ma gli risulta che questa è in gran parte una risposta tattica; la considera più o meno come il riarrangiare le sdraio sul Titanic, “ma ho imparato che non c’è nessun vantaggio nel causare una lite su tutto”. Risparmia la sua foga per quella che considera la promessa più vuota e falsa di tutte – le energie rinnovabili.

“Non si potrà mai ottenere abbastanza energia dal vento per far girare una società come la nostra,” dice. “Mulini al vento! Oh, no. Non c’è modo di farlo. Si può coprire l’intero paese con quelle dannate pale, anche milioni di loro. Uno spreco di tempo.”

Tutto questo mi viene raccontato con l’aria di benigno stupore della incurabile stupidità della gente. “Lo vedo con tutti. La gente vuole solo continuare a fare quello che è abituata a fare. Vogliono gli affari come al solito. Dicono, ‘Oh sì, ci sarà un problema più avanti,’ ma non vogliono cambiare nulla”.

Lovelock ritiene che il riscaldamento globale sia ormai irreversibile, e che nulla può impedire che gran parte del pianeta diventi troppo calda per abitare, o che affondi sott’acqua, con conseguente migrazioni di massa, carestie ed epidemie. La Gran Bretagna sta per diventare una scialuppa di salvataggio per i rifugiati dal continente europeo, così invece di sprecare il nostro tempo su turbine eoliche abbiamo bisogno di iniziare a pianificare come sopravvivere. Per Lovelock, la logica è chiara. L’allegra brigata per la sostenibilità è folle se pensa di poterci salvare tornando alla natura; la nostra unica possibilità di sopravvivenza arriverà, non da meno tecnologia, ma da più.

L’energia nucleare, egli sostiene, può risolvere il nostro problema energetico – la sfida più grande sarà il cibo. “Magari riusciranno a sintetizzare il cibo. Non so. Sintetizzando il cibo non è un’idea da pazzo visionario. Si può acquistare al supermercato Tesco , sotto forma di Quorn . Non è molto buono, ma la gente lo compra. Ci si può alimentare con questo”. Ma Lovelock teme che non inventeremo le tecnologie necessarie in tempo, e si aspetta che “circa l’80%” della popolazione mondiale potrebbe essere spazzata via entro il 2100. Falsi profeti hanno predetto un Armageddon dall’inizio dei tempi, dice. “Ma qua si fa sul serio.”

 

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    Quorn, cotto in vari modi

 

Di fronte a due versioni del futuro – l’azione preventiva di Kyoto e l’apocalisse di Lovelock – a quale dobbiamo credere? Alcuni critici hanno suggerito che la prontezza di Lovelock al concedere vittoria al cambiamento climatico sia dovuta più alla sua vecchiaia che alla scienza: “Le persone che dicono cose simili su di me non hanno ancora raggiunto la mia età,” dice ridendo.

Ma quando chiedo se attribuisce le previsioni contrastanti alle differenze di comprensione scientifica o alla personalità di chi le fa, egli dice: “Personalità”.

C’è più di un pizzico di polemista nel suo lavoro, e sembra una coincidenza poco probabile che Lovelock si convinse della irreversibilità del cambiamento climatico nel 2004, nel stesso periodo in cui il consenso internazionale si trovò concorde intorno alla necessità di un’azione urgente. Le sue teorie non sono, almeno in parte, guidate da una predilezione per l’eresia?

“Neanche un po’! Neanche un po’! Tutto quello che desidero è una vita tranquilla! Ma non posso fare a meno di notare quando certe cose accadono, quando si va fuori e scopri qualcosa. Alla gente non piace perché sconvolge le loro idee.”

Ma il sospetto sembra essere confermato quando gli chiedo se ha trovato gratificante vedere che molti dei suoi avvertimenti sui cambiamenti climatici sono stati approvati dal IPCC. “Oh no! S’è per questo, ora sto scrivendo un altro libro, sono circa ad un terzo dell’opera, per cercare di definire quali siano i passi successivi da compiere.”

Gli intervistatori spesso notano la discrepanza fra le deprimenti previsioni di Lovelock, ed il suo buon umore. “Beh, io sono allegro!” dice sorridendo. “Sono un ottimista. Sta per succedere.”

L’umanità sta vivendo un periodo simile a quello del 1938-1939,” spiega, quando “tutti sapevamo che stava per accadere qualcosa di terribile, ma nessuno sapeva come porvi rimedio. Eppure, mentre la Seconda Guerra Mondiale era in corso, eravamo tutti esaltati, adoravamo le cose che stavamo facendo. Era come una lunga vacanza. Quindi, quando penso alla crisi che incombe, penso in quei termini. Uno scopo: ecco cosa serve alla gente.”

A momenti dubito delle credenziali di Lovelock quale profeta. A volte sembra meno convinto da una chiara visione scientifica che propenso a vedere la versione del futuro che i suoi pregiudizi stanno cercando. Da giovane era un socialista, ora favorisce le forze di mercato, e non è chiaro se la sua politica sia figlia o madre della sua scienza. La sua ostilità verso le energie rinnovabili, ad esempio, viene espressa in termini sorprendentemente euroscettici di irritazione contro sussidi e burocrati. Ma poi, quando parla della Terra – o Gaia – è nei più puri termini scientifici.

“Ci sono stati sette disastri da quando l’essere umano è venuto sulla terra, molto simili a quello che è in procinto di accadere. Credo che questi eventi continuano a separare il grano dal loglio. E alla fine avremo un essere umano sul pianeta che davvero lo comprenderà e saprà vivere con esso in modo corretto. Questa è la fonte del mio ottimismo. “

Che cosa farebbe Lovelock se ora, mi chiedo, lui fosse nei miei panni? Lui sorride e dice: “Goditi la vita, finché è possibile. Perché se sei fortunata ci vorranno ancora 20 anni prima che saremo con i guai fino al collo”.

Lovelock: “Godetevi la vita, finché è possibile.”

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2 comments

  1. Tigra 19 maggio, 2016 at 15:15

    L’autore non è il primo venuto, e l’articolo è inquietante; sentirsi dire che siccome abbiamo passato il punto di non ritorno nel processo di riscaldamento globale, e che pertanto serve più tecnologia, e non meno, per garantire la sopravvivenza della razza umana dopo un nuovo sterminio di massa, non è certamente un piacere, ma la cosa che preoccupa davvero è che nessuno lo smentisce in modo convincente.
    L’unica è augurarsi che Lovelock abbia torto, e che gridare al lupo possa portare gli uomini a più miti consigli, ma di solito non funziona così…

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