Milanomoda 2016

Beppe Sala oggi si autosospende dalle funzioni di Sindaco Milano, dopo aver appreso di essere indagato dalla Procura Generale di Milano in relazione alle presunte irregolarità nell’assegnazione del maggiore tra gli appalti di Expo 2015, quello della cosiddetta “Piastra dei servizi”. Non ci importa tanto approfondire i dettagli dell’inchiesta in sé: essa appare assai complessa e influenzata già alla nascita dai contrasti interni alla Procura di Milano, tant’è che la Procura Generale ha ritenuto di dover sottrarre il fascicolo ai giudici naturali e di avocarlo a sé.

Più interessante ci sembra chiedersi quale significato e quali conseguenze abbia questa nuova carta calata sul tavolo da poker pazzo che è la situazione politica nazionale.

Nella Storia degli ultimi 60 anni, il ruolo di Milano è quello di anticipare stagioni politiche e culturali che successivamente si impongono al Paese tutto: dal centro-sinistra, alle giunte di sinistra-sinistra, al craxismo, a Tangentopoli, al leghismo, al berlusconismo. Di tutte queste stagioni, Milano ha sempre espresso non solo l’inizio, ma il meglio: dal ruolo propulsore nel lungo processo di accrescimento dei diritti dei lavoratori, alle fasi di espansione economica legate alle figure di Craxi e Berlusconi, ai momenti catartici di pulizia morale dando il via alla stagione di “Mani pulite”. Il tranquillo pragmatismo meneghino è stato tale da riuscire a porre alla guida della città gli esponenti migliori (o i meno peggio) di ogni stagione: perfino il leghista Formentini riuscì ad amministrare la metropoli in maniera quasi accettabile, soprattutto evitando scelte divisive e atteggiamenti estremisti.

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Oggi i milanesi restano abbastanza refrattari ai due movimenti politici che invece si spartiscono le simpatie del Paese: del tutto indifferenti all’ondata grillina che monta in ogni altro dove, e ugualmente distanti dai caratteri più arroganti e movimentisti che ormai contrassegnano i renziani di stretta osservanza. E non è un caso che tra i politici più vicini all’ex premier non ci sia nessun esponente del Pd milanese. Dimostrazione della particolarità della situazione milanese si è avuta in occasione del voto referendario: una campagna condotta con quella pacatezza e quel rispetto reciproco tra gli opposti schieramenti quali non si sono sono avuti nel resto d’Italia; un risultato che ha visto prevalere il Sì di strettissima misura, ma che è la somma di risultati assai diversi da zona a zona, tanta è la complessità e la diversità di problemi e di composizione sociale nei diversi quartieri della metropoli, ma non assume mai il significato di aperta protesta o di plateale tifoseria.
In una città ordinata e funzionante, quindi governabile e da governare, l’indisponibilità del Sindaco è molto più grave di quanto possa avvenire in una città non funzionante e ingovernabile.

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A Roma l’ondata di protesta di una cittadinanza esasperata ha portato all’elezione di una Sindaca che, in sei mesi, ha già dimostrato di non poter incidere su alcuno dei problemi della città; quando ella cadrà (perché cadrà, o per interventi della magistratura o per le divisioni interne al M5S), la situazione della Capitale non ne risentirà né in bene né in male.

A Milano le cose stanno diversamente: l’autosospensione di Sala, oltre a un certo problema di legittimazione della vicesindaca che assume l’interim dell’amministrazione non essendo stata eletta da nessuno ma scelta personalmente dal Sindaco Sala, esistono i problemi e le opportunità di gran lunga più urgenti e importanti per i milanesi. Piano per le periferie, riqualificazione degli scali ferroviari, prolungamento delle linee della metropolitana: cose enormi e concrete sulle quali bisogna fare delle scelte, e che avranno effetti diretti sulla qualità di vita dei cittadini. Con questa mole incombente di questioni da risolvere e con il senno di poi, si può dire che la scelta di Sala già come candidato Sindaco è stata un errore: come si poteva pensare che il gran carrozzone di Expo 2015 non avrebbe lasciato strascichi giudiziari (dai quali ci auguriamo comunque che Sala esca indenne) ?. L’errore della sinistra milanese è stato quello, invece di essere ancora una volta portatrice di proposte nuove, di accodarsi alla moda dell’ “uomo del fare”, del manager non politico che dovrebbe essere più efficace solo in quanto non politico. Milano è città che deve dettare, e non seguire le mode: doveva sostenere e riproporre l’ottima esperienza del sindaco Pisapia che, nonostante la sua netta caratterizzazione di sinistra, sarebbe stato tranquillamente rieletto grazie alla sua buona amministrazione, pragmatica e rispettosa di tutte le complessità della città. Ora il futuro si fa incerto e nebbioso come questo inverno milanese nebbioso, chissà se è la stessa nebbia che si stende sul resto d’Italia.

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