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Muccino critica Pasolini: «Regista senza stile, ha impoverito il cinema»

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Il regista dell’«Ultimo bacio» affida il suo pensiero su Pier Paolo Pasolini ad un post su Facebook: «Ha sgrammaticato il linguaggio cinematografico dell’epoca». Critiche sui social. E lui cancella il profilo: «Chiudo questa parentesi penosa di fascismo applicato»

Non che sia una novità il dibattito incrociato (e a distanza) tra sostenitori e detrattori della vita e dell’opera di Pier Paolo Pasolini. In queste ore, però, mentre in Italia (e non solo), si celebrano i 40 anni dalla morte del regista, poeta e scrittore – ucciso all’idroscalo di Ostia nella notte tra il 1 e il 2 novembre del 1975 – fanno discutere le parole scritte su Facebook dal registra romano Gabriele Muccino: «Ho criticato il Pasolini regista che ha di fatto impoverito e sgrammaticato il linguaggio cinematografico dell’epoca (altissimo sia in Italia che nel resto del mondo)».

 

«Un “non regista”»
Un lungo post quello di Muccino che fa rapidamente il giro del Web e scatena una ridda di polemiche: «Leggo tanto di lui in questi giorni, ovunque – esordisce Muccino – Lasciatemi dire la mia, ciò che penso da quando iniziai a sognare di diventare, un giorno, un regista». E quel che pensa Muccino sa che «suonerà impopolare e forse chissà, sacrilegio?». «Ma per quanto io ami Pasolini pensatore, giornalista e scrittore, ho sempre pensato che Pasolini regista fosse fuori posto, anzi, semplicemente un “non regista” che usava la macchina da presa in modo amatoriale, senza stile, senza un punto di vista meramente cinematografico sulle cose che raccontava…». In «quegli anni – prosegue Muccino – aprì involontariamente le porte a quella illusione che il regista fosse una figura e un ruolo accessibile a chiunque, intercambiabile o addirittura improvvisabile…». Non «basta – sottolinea ancora Gabriele Muccino – essere scrittori per trasformarsi in registi. Così come vale anche il contrario. Il cinema Pasoliniano aprì le porte a quello che era di fatto l’anti cinema in senso estetico e di racconto. Il cinema italiano morì di lì a pochissimi anni con una lunga serie di registi improvvisati…».

 

«Il cinema è altra cosa»
In un secondo commento, poi, forse per rispondere alle critiche, il regista specifica: «Dimostratemi che mentre Pasolini girava Salò, Kubrick non avesse già realizzato 2001 Odissea nello Spazio e Fellini Otto e mezzo. Dimostratemi che la poetica di Pasolini si esprimesse al cinema quanto quella di altri scrittori come Zavattini, Guerra, Suso Cecchi D’Amico, Age e Scarpelli, ma soprattutto quanto la mano di altri registi, che, alla sua epoca, erano già monumenti del cinema mondiale e che influenzavano di fatto le più grandi cinematografie (Il Gattopardo di Visconti influenzò il Padrino di Coppola quanto i film di De Sica e Rossellini la formazione umana e professionale di Scorsese)». Parole che seguono la chiusa del primo post: «Con legittimo e immenso rispetto per Pier Paolo Pasolini poeta e narratore della nostra società quando ancora in pochi riuscivano ad interrogarla, provocarla e analizzarla, il cinema è però altra cosa». Firmato, «GM».

 

Le critiche, e la chiusura del profilo
Parole, quelle del regista, che hanno scatenato tantissimi commenti da parte del popolo della Rete. Critiche e insulti, che hanno convinto Muccino al chiudere il suo profilo. Non senza aver prima però pubblicato un ultimo post: «Tutti in fila… uno due, uno due… e chi non la pensa come voi, olio di ricino. Ma per favore popolo di Facebook che insulta prima ancora di leggere e cercare di comprendere quello che io ho veramente scritto e non ha mai voluto l’ambizione di trovare consenso o condivisione ma solo di essere raccontato. E’ ancora un nostro diritto dire cosa pensiamo? A quanto pare no. Meglio dare del mediocre, dell’arrogante, della nullità, insulti a destra a manca, una sassaiola da vandalismo intellettuale contro colui che ha osato dire che forse la terra non era al centro dell’Universo. Non mi scalfisce ciò che leggo, ma il giudizio che esce fuori con tanta rabbia e violenza. Il giudizio che inconsapevolmente date di voi stessi e della violenza che esternate e che non era affatto presente in quanto da me scritto». E ancora, Muccino aggiunge: «Ho detto qualcosa che non è verificabile? Ho detto che Pasolini regista ha aperto la porta ad altri registi improvvisati che a differenza sua non avevano nemmeno l’immensa statura di scrittore e poeta… Ho detto che Pasolini era uno scrittore prestato al cinema e che il cinema non era nelle sue corde più alte. Lo penso, lo penserò e avrò ogni sacrosanto dovere di dirlo anche davanti ad una folla di forcaioli che ha intasato questa bacheca di insulti». Per poi concludere: «Ma li lascerò i vostri insulti, per quanto possa mai riuscire a resistere dal non cancellarli quando mi ci imbatta, essendo voi entrati con le scarpe infangate in casa mia senza avere neanche avuto la premura di togliervele o di lasciare una decente pulizia alle vostre spalle. Ora basta, chiudo questa parentesi penosa di fascismo applicato. Domani olio di ricino a colazione e il mio peccato verrà purificato!».

 

Gaetano Cappelli: «…amò molto i regazzini»
Ma nel mare magnum di parole che hanno inondato la rete nei 40 anni dalla morte di Pasolini, quelle di Muccino non sono isolate. Anche lo scrittore Gaetano Cappelli affida a Facebook il suo commento. Testualmente: «ricorre oggi san Pasolini. il grande intellettuale e profeta italiano. da giovane consegnò un compagno di scuola alla polizia fascista. passò poi con i comunisti che gli avevano trucidato il fratello. fu il primo a scagliarsi contro la cultura di massa – disprezzò i beatles e la televisione stando sempre in televisione. riuscì a fare l’apologia del comunismo in russia negli anni 70, quando anche le pietre sapevano che schifezza era. si scagliò contro il consumismo girando in ferrari e posando in total gucci. oggi molte scuole gli sono dedicate. egli infatti, pasolini, amò molto i regazzini».

 

I post su Facebook che hanno scatenato la polemica

 

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Gabriele Muccino
2 novembre alle ore 10:22 ·

 

Pier Paolo Pasolini, regista.
Leggo tanto di lui in questi giorni, ovunque. Lasciatemi dire la mia, ciò che penso da quando iniziai a sognare di diventare, un giorno, regista. Avevo diciott’anni e avevo tantissimi riferimenti che ancora oggi sono rimasti tali e altissimi.
So che quello che sto per dire suonerà impopolare e forse chissà, sacrilego? Ma per quanto io ami Pasolini pensatore, giornalista e scrittore, ho sempre pensato che Pasolini regista fosse fuori posto, anzi, semplicemente un “non” regista che usava la macchina da presa in modo amatoriale, senza stile, senza un punto di vista meramente cinematografico sulle cose che raccontava, in anni in cui il cinema italiano era cosa altissima, faceva da scuola di poetica e racconto “cinematico” e cinematografico in tutto il mondo.
In quegli anni Pasolini regista aprì involontariamente le porte a quella illusione che il regista fosse una figura e un ruolo accessibile a chiunque, intercambiabile o addirittura improvvisabile. La dissoluzione dell’eleganza che il cinema italiano aveva costruito, accumulato, elaborato a partire da Rossellini e Vittorio de Sica per arrivare a Fellini, Visconti, Sergio Leone, Petri, Bertolucci e tanti, davvero tanti altri Maestri, rese il cinema un prodotto avvicinabile da coloro che il cinema non sapevano di fatto farlo. Non basta essere scrittori per trasformarsi in registi. Così come vale anche il contrario. Il cinema Pasoliniano aprì le porte a quello che era di fatto l’anti cinema in senso estetico e di racconto. Il cinema italiano morì da lì a pochissimi anni con una lunga serie di registi improvvisati che scambiarono il cinema per qualcos’altro, si misero in conflitto (come fece Nanni Moretti) con i Maestri che il cinema lo avevano nutrito per decenni e di fatto distrussero con tutti quelli che seguirono quella scia di arroganza intellettuale rifiutando anzi demolendo la necessità da parte del Cinema di essere un’arte POPOLARE e lo privarono, di fatto, di un’eredità importante che ci portò dall’essere la seconda industria cinematografica più grande al mondo ad una delle più invisibili.
Con legittimo e immenso rispetto per Pier Paolo Pasolini poeta e narratore della nostra società quando ancora in pochi riuscivano a interrogarla, provocarla e analizzarla, il cinema è però altra cosa.
GM

 

MUS 061115-03Gabriele Muccino
3 novembre alle ore 8:06 · Modificato ·

 

Leggo un incredibile elenco di condivisioni per cercare di allargare il gruppo dei forcaioli e dei fanatici che come in qualunque comportamento tribale devono riunirsi, condivere il nemico e dargli giù bastonate e (se per caso passa qualcuno con una torcia), perchè no, dargli anche fuoco.
In tutti questi insulti, anche troppo facili e banali, intrisi di evidente ignoranza, perchè non cercate invece di dimostrare il contrario di quanto io abbia detto? Almeno la conversazione si potrebbe fare più interessante. Dimostratemi che mentre Pasolini girava Salò, Kubrick non avesse già realizzato 2001 Odissea nello Spazio e Fellini Otto e mezzo. Dimostratemi che la poetica di Pasolini si esprimesse al cinema quanto quella di altri scrittori come Zavattini, Guerra, Suso Cecchi D’Amico, Age e Scarpelli, ma soprattutto quanto la mano di altri registi, che, alla sua epoca, erano già monumenti del cinema mondiale e che influenzavano di fatto le più grandi cinematografie (Il Gattopardo di Visconti influenzò il Padrino di Coppola quanto i film di De Sica e Rossellini la formazione umana e professionale di Scorsese).
Io ho criticato il Pasolini regista che ha di fatto impoverito e sgrammaticato il linguaggio cinematografico dell’epoca (altissimo sia in Italia che nel resto del mondo), per rendere (involontariamente) il mestiere del cineasta accessibile a chi di cinema sapeva molto poco o niente (come quasi tutti quelli che ora si divertono a deridermi o attaccarmi). Mi auguro di potervi intrattenere ancora in futuro se il libero pensiero riece ancora a mettere in moto tanta energia e un’improvvisa caccia alla strega di turno! Buone condivisioni allora!
Ed evviva chi la pensa a modo suo e ha il coraggio, sapendo che fuori l’aspetta gente come voi, di dire quello che pensa (da tutta la vita), da quando andava da solo, da bambino, al cinema a contemplare le opere dei registi che in quegli anni e in quelli che erano venuti prima di loro, avevano già posato tutte le basi del cinema perchè si trasformasse ed evolvesse in quello che conosciamo oggi.
Tanti saluti, come dice l’adorata Sandrelli, “ai belli e ai brutti”.
Evviva il libero pensiero e soprattutto il cinema e la cultura.

 

MUS 061115-03Gabriele Muccino
4 novembre alle ore 0:00 · Modificato ·

 

Tutti in fila….uno due, uno due…. e chi non la pensa come voi, olio di ricino. Ma per favore, popolo di Facebook che insulta prima ancora di leggere e cercare di comprendere quello che io ho veramente scritto e non ha mai voluto l’ambizione di trovare consenso o condivisione ma solo di essere raccontato. E’ ancora un nostro diritto dire cosa pensiamo?
A quanto pare no. Meglio dare del mediocre, dell’arrogante, della nullità, insulti a destra a manca, una sassaiola da vandalismo intellettuale contro colui che ha osato dire che forse la terra non era al centro dell’Universo.
Non mi scalfisce ciò che leggo ma il giudizio che esce fuori con tanta rabbia e violenza. Il giudizio che inconsapevolmente date di voi stessi e della violenza che esternate e che non era affatto presente in quanto da me scritto.
Vorrei davvero vedere tante condivisioni e incazzature quando parlo di inquinamento, di cambio climatico, di trivellazioni, di corruzione, di avvelenamento delle terre e degli animali di cui ci nutriamo. Di delfini spacciati per tonni, di baleniere, di plancton che si ciba di plastica ed entra così nel nostro sistema alimentare.
Vorrei vedere tanto accanimento quando lancio le petizioni per impedire l’accesso delle navi da crociera nella laguna di Venezia, quando parlo di caccia, di bracconaggio, della estinzione delle Specie animali, delle energie rinnovabili, delle lobby del petrolio. Ma lì no, lì non si incazza nessuno. Non si informa nessuno. Il futuro della terra sono cazzi nostri per caso? E’ molto più urgente insultare uno che fa il regista al suo meglio e indiscutibilmente ha parlato comunque a milioni di persone (saranno stati tutti beoti, è chiaro).
Lo ribadisco per l’ultima volta perchè nel prossimo post riprenderò a parlare di cose che mi premono assai di più.
Il cinema è industria, un film costa, se non rientra dei denari, la pellicola, quando c’era la pellicola, finisce al macero e nell’oblio. Dalla metà degli anni ’70 il cinema italiano è morto a causa di improvvisati registi che non sapevano come comunicare col pubblico. I francesi sono emersi applicando le regole di mercato e diventando la più grande industria di cinema in Europa, quello che era stato nostro primato per trent’anni appunto e poi incenerito. Da quando? Da quando ci si iniziò ad improvvisare registi.
Ho detto qualcosa che non è verificabile? Ho detto che Pasolini regista ha aperto la porta ad altri registi improvvisati che a differenza sua non avevano nemmeno l’immensa statura di scrittore e poeta…
Ho detto che Pasolini era uno scrittore prestato al cinema e che il cinema non era nelle sue corde più alte. Lo penso, lo penserò e avrò ogni sacrosanto dovere di dirlo anche davanti ad una folla di forcaioli che ha intasato questa bacheca di insulti.
Ma li lascerò i vostri insulti, per quanto possa mai riuscire a resistere dal non cancellarli quando mi ci imbatta, essendo voi entrati con le scarpe infangate in casa mia senza avere neanche avuto la premura di togliervele o di lasciare una decente pulizia alle vostre spalle. Siete entrati solo per gettare merda sulle mie lenzuola. Una cosa però l’ho notata: in quasi tutti gli insulti ricevuti, si da per scontato che io mi sia permesso di paragonarmi all’immenso Pasolini.
Da dove traete questa conclusione? Perchè non v’è nemmeno l’ombra di tale assurdità in quello che io ho pensato e scritto. I vostri attacchi sono pretestuosi e tristi.
Ora basta, chiudo questa parentesi penosa di fascismo applicato.
Domani olio di ricino a colazione e il mio peccato verrà purificato!

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6 comments

  1. dinamite bla 9 novembre, 2015 at 22:04

    A me i film di Pasolini piacciono, sarà perché mi piacciono le cose ruvide… D’altro canto adoro il primo almodovar… Che molto deve al furlan.Accattone mi piace così tanto che ogni volta che posso vado a mangiare da betto in via dei savorgnan… Dove fu girato, e le tales di chaucer idem, seppur più falstaffiane anche nei colori. Ciò detto, Muccino che critica Pasolini è come Pipino il breve che critica Rocco Siffredi

  2. nemo 9 novembre, 2015 at 09:32

    Se nei limti uno dice ciò che pensa non mi sembra un delitto di lesa maestà. Rammento, sommessamente, che i primi quadri di colui che oggi viene descritto come un genio della pittura ebbero critiche pesantissime da quella che era allora considerata la intellighenzia. Oggi possedere un quadro del Caravaggio è un vanto. Unico, lo ripeto limite, oggi, è il rispetto, si può criticare senza offendere.

  3. Kokab 8 novembre, 2015 at 21:56

    non ho mai amato il cinema di pasolini, anche se quello di mucino mi sembra di gran lunga peggiore, ma trovo le sue critiche, nel merito, largamente condivisibili.
    da qui, ossia dal fatto che pasolini fosse un regista tutto sommato scadente, ad atribuirgli la responsabilità del declino del cinema italiano, ci corre un oceano, e mucino in questo senso si è allargato un po’ fuori.
    quanto alle reazioni del web, sono come sempre indecenti e come sempre largamente prevedibili, io al posto di mucino avrei semplicemente risposto per le rime.
    dubito, forse sbaglio, che pasolini si sarebbe fatto intimidire.

  4. M.Ludi 8 novembre, 2015 at 20:38

    Un conto è il diritto di Muccino di dire la sua, sia pure su una persona che non può più controbattere (anche se solo sotto il profilo professionale) e un’altro è condividere o meno ciò che ha detto Muccino. Sul primo non ho dubbi e Muccino deve poter parlare ed animare un dibattito che, dopo 40 anni, può finalmente svilupparsi solo sull’artista anzichè indulgere sull’uomo (aspetto preponderante ai tempi della sua morte). Sul secondo direi che la posizione di Muccino è del tutto opinabile, nel senso che sicuramente siedere dietro una macchina da presa non è una capacità che si acquisisce per meriti artistici altri, ma non si può neppure negare che in tutte le forme in cui l’arte si dispiega, nel tempo, si sono avuti momenti nei quali, più o meno occasionalmente, si è avuta una rottura con la consuetudine per esplorare nuovi orizzonti: Pasolini può piacere o meno come regista, e ognuno deve avere il diritto, anche di apprezzarlo.

  5. Blue 8 novembre, 2015 at 16:57

    Il web, divenuto una sorta di Cloaca Maxima, in cui la corrente prevalente non è costituita dalle manifestazioni di una attività di pensiero ma da una specie di miscela di liquami putridi che emanano miasmi asfissianti.
    Il rischio per coloro che si avventurano – controcorrente – per
    queste fogne mediatiche è naturalmente rappresentato dalle prevedibili, anche se insopportabili, reazioni fascistoidi che tutti gli intenti hanno, meno quello di contribuire ad un confronto tra opinioni diverse.
    Conta, evidentemente, anche e soprattutto il modo con il quale si affrontano gli argomenti. Ma questo non può costituire una attenuante al ciarpame dialettico impiegato, all’insulto gratuito, alla aggressione (per ora solo) verbale.
    Cappelli ha forse ecceduto in sintesi ed in citazioni poco “eleganti”. Muccino ha invece espresso un parere in modo assolutamente tecnico.
    Come prevedibile sono arrivate le “Bande Bellini” (cit.).
    Non si possono toccare i totem. Tabù per tutti.
    Qui di seguito, in proposito, un articolo interessante che sviluppa meglio la “questione Cappelli”.

    http://www.ilquotidianodellabasilicata.it/news/idee-societa/742008/Se-Pasolini-infiamma-il-confronto-.html

  6. Luistella 8 novembre, 2015 at 15:36

    Ignoravo quanto detto dallo scrittore G. Cappelli. E saperlo non mi ha fatto piacere.Dò pienamente ragione a Muccino e ritengo che una persona abbia tutto il diritto di dire ciò che pensa, senza dovere essere assalito nel web. Web che tra le tante qualità , ha il grave handicap di permettere a persone che si nascondono dietro una tastiera,di offendere, denigrare, a volte demolire le persone che non la pensano come loro. Oltretutto Muccino stava parlando da esperto in materia cinematografica.
    Mi permetto di dire una cosa a proposito di Pasolini. Chi rappresenta una figura come la sua, ha anche una responabilità morale verso il pubblico che lo segue. Non fraintendetemi: la sua omosessualità non mi riguarda e non riguarda nessuno di noi. Anzi doveva essere una aspetto secondario rispetto alle sue qualità artistiche. Però adescare ragazzi che si prostituivano , gli stessi di cui parlava nei suoi film, non lo posso accettare. E’ una delusione e fu una delusione quando seppi delle circostanze della sua terribile morte, che nè lui nè nessun altro meritava. Non ci volevo credere. Pensai ad una montatura per denigrarlo . Sotto un altro aspetto anche il suicidio atroce di R. William, attore che avevo visto in tanti film, impersonare soggetti che ispiravano saggezza, speranza, anticonformismo, dolcezza, aumentò il dispiacere di saperlo così diverso dai personaggi che interpretava. Ma questa è un’altra storia

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