la società

Natale di un credente atipico

NATALE, … una storia da capire

Ho passato molti natali con alcuni ragazzi di strada. Nonostante tutti gli sforzi per far loro sentire qualcosa di simile a quello che vivevo in famiglia, mi è rimasto di quel tempo un ricordo di tristezza che ancora mi porto addosso. “Che ne sai tu”, mi dicevano… Io la famiglia l’avevo… Era la loro voglia di evadere e di fuggire…, il nervosismo, la tensione emotiva… Faticavo a farmene una ragione, nonostante tutti i migliori libri di psicopedagogia della pre-adolescenza che avevo letto e studiato… Restano ancora molte domande da farsi su quella festa. Cercherò di farlo dimenticando il frastuono dei riti, dei regali e delle luci e dei suoni che mi risuonano in testa, considerando che, il primo Natale del 25 dicembre avvenne nel secondo secolo e fu celebrato nel giorno dei riti mitraici della nascita del sole e della chiusura dei Saturnali, poiché non esisteva alcuna certezza sulla nascita di Gesù.

 

Era la festa del raccolto che segnava il solstizio dell’inverno e onorava il dio dell’agricoltura. Un periodo chiassoso, non seguìto dai leader cristiani più austeri. Il Natale si sviluppò, quindi, per sostituire l’adorazione del sole con l’adorazione del Figlio, quando il Cristianesimo diventò religione dell’impero Romano. Giustiniano farà del Natale una festa civile nel 529 d.C., infatti, ma il Natale raggiungerà il suo culmine, forse il momento peggiore, nel Medioevo, un tempo di consumo e di ineguagliabile baldoria. Il Natale che noi celebriamo con tanti bambin Gesù, pertanto, ha origini pagane, riferite ai miti mitralici del mondo di allora che gli assomiglia ancora non poco. Gesù non c’entra. Anche l’albero di Natale ha origini di tempi antichi e, simbolo del rinnovarsi della vita, è un tipico motivo pagano… A partire dai Padri della Chiesa, Giustino in particolare, dal diabolico plagio per anticipazione dei suoi tempi e dalla differenza fra i miti antichi e quelli a cui siamo ancor oggi abituati noi. Di fatto, a me pare che non esistano differenze fra i miti antichi e quelli di oggi. O perlomeno che, se ci sono, siano irrilevanti… Nonostante l’ultimo Concilio giovanneo avesse indicata la strada di una riforma significativa, nel merito. Una volontà di riforma soffocata dalla pretesa ortodossia del papato successivo a papa Roncalli.

 

Ernesto Balducci (con il “Il vangelo della pace”, negli anni ‘80), aveva cercato di verificare la presenza dei miti pagani nei riti liturgici che ancora celebravamo. I Vangeli attingono a piene mani ai miti antichi perché contavano molto, per i giudei. Paolo, però, trasformerà il loro messaggio in culto misterico, liturgico e cultuale, lui dice. Una cosa difficile da motivare, oggi, visto che i miti sono recepiti come dogmi dalla nostra dottrina.

 

Unica certezza che ci rimane, pertanto, è che, se Paolo fosse partito dai Vangeli, e ci avrebbe fatto un gran bene…, anche noi avremmo potuto capire:

 

… che la storia di Gesù è un’esperienza umana nella quale Dio potè manifestarsi al mondo umano;
… che tutti nasciamo nel giorno del dio sole portando una luce nuova nel mondo, dopo un travaglio umano, ma senza differenze tra chi abita nei palazzi e chi nel sottobosco;
… che il battesimo non cancella una colpa, ma ci fa capire l’amore di Dio per i figli;
… che tutti possiamo fare un percorso dopo il quale vivere il miracolo in cui l’acqua insipida prende il colore del sangue, trasformandosi nel buon vino della gioia;
… che i profeti salgono la città senza bisogno di baldacchini o paramenti d’orati, a dorso di un mulo, cadendo, con altrettanta semplicità, dall’osanna al crucifiggi, in un sol giorno;
… che essi vengono uccisi…, scendono negli inferi della delusione, ma dopo “tre soli giorni” tornano fra la gente e diventano storia, ascendendo ai cieli come guide sicure;
… che la loro memoria viene celebrata coi segni della vita (pane e vino), e che non è il cambiare questi segni in carne e sangue, che conta, ma il condividere l’umanità come Gesù l’ha fatto;
… che la risurrezione di Gesù è un’esperienza spoglia e sofferta;
… che non vi sono sindoni, leggi fisiche o miracoli che la possano rendere migliore o verificabile con i sensi umani: con la tentazione di sottomettere alla ragione l’amore di Dio che sfugge ai nostri prometei tentativi di incapsularlo. Nel nostro caso, di un Dio che ha talmente amato il figlio, da farlo vivere oltre la morte. Cosa che non capiremmo mai con una fede arida e astratta…

 

Ecco cosa dovremmo celebrare, a Natale. La domanda da fare, pertanto, è: … quando mai, pur prendendo atto di Nicea e dei successivi concilii cattolici, potremmo rifarci alla storia conosciuta di Gesù, e non a quella dei miti pagani antichi del Dio giusto che, per calmare la Sua ira, e redimere l’umanità dal peccato, manda un figlio a morire in croce per Lui? Non è forse la stessa sorte di Isacco, se Dio non avesse fermata la mano di Abramo dopo aver verificato che un padre, scelto come guida per il suo popolo, avrebbe amato più lui che suo figlio? … una scelta non laica e umana, ma escusivamente clericale? Come giustifiare, nel Gesù dei Vangeli, una simile aberrazione umana che esclude, di per sé, l’amare l’altro più di noi stessi, come lui ha fatto con noi? … quando mai, la chiesa cattolica deciderà di aggiornare la sua dottrina e il suo catechismo per renderlo compatibile con la capacità di comprendere di ciascuno, e in particolare dei poveri che ne sono i primi destinatari?

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8 comments

  1. nemo 29 dicembre, 2015 at 09:23

    Domande, dubbi, ai quali, ed alle quali diamo le risposte che la nostra educazione, si anche quella religiosa ci impone di dare.
    Che la festività del Natale sia di origine pagana è un fatto, oggi vi sono, i soliti, studiosi, i quali ci dicono che in fondo la data della nascita i Gesù potrebbe essere quella che poi fu definita dal secondo secolo con una decisione papale. In fondo potrebbe anche ssere vero !
    La festività nasce dalla civiltà contadina, dalla osservazione del progressivo cambiamento che avviene nella stagione , nel progressivo allungamento dei minuti, prima ed ore dopo della luce solare, quindi nel risveglio della natura che questo comporta, una festa che si è, ovviamente, trasformata in una festa religiosa, la sacralità aveva, ed ha tutt’ora, grande importanza nelle genti.
    Ma, sappiamo che non è la sola festività, anche se la più importante, che ci troviamo mutuata dalla civiltà pagana.
    Gesù, i suoi apostoli, erano di fede e di razza ebraica, nessuno di loro ha mai predicato una nuova religione, semmai quella che predicava, e predicarono, fu una rivoluzione del credo ebraico. Di questo si potrebbe parlare, ma se lo si fa si mette in crisi tutto ciò che nei duemila anni che abbiamo alle spalle ha consentito l’affermarsi del cristianesimo prima e cattolicesimo, poi.
    Gualtiero si chiede, alla fine del suo intervento, quando mai la chiesa cattolica deciderà di aggiornare la sua dottrina ed il suo catechismo per renderlo compatibile con la capacità di comprendere di ciascuno di noi ?
    La unica cosa che noi potremo aspettarci è la modifica dei messaggi, oggi non è più come nei secoli bui del medioevo quando la religiosità era plagiata dalla superstizione, e dalla paura, quando ale spalle dei fedeli l’affresco rendeva visibili le sofferenza che le anime dei condannati all’infermo dovevano patire per i loro peccati, oggi il messaggio è nuovo, ed al contempo vecchio, voletevi bene, credete nella bontà del Padre, messaggio nuovo stampato su vecchie premesse, ma tutto sommato in grado di dare risposte ai molti, uomini e donne, che hanno bisogno di sentirlo. Si, è questo il dato di fatto incontrovertibile, vi è una parte importante di umanità che ha bisogno di religiosità e di questo bisogno se ne deve tener conto.

  2. Genesis 28 dicembre, 2015 at 18:12

    Ricordo tanti, tanti, tanti anni fa che mentre si parlava dei vari “misteri” diedi una risposta semplicissima al prete che continuava imperterrito a elargire saccenza. Il tema, quella sera, era sulla vita di Gesù dai tre ai trent’anni…un Mistero!
    Mi chiesi per chi fosse quel mistero!…e perchè fosse un “Mistero della Fede”, cioè un qualcosa cui non farsi domande per rimanere nella cerchia dei fedeli cristiano-cattolici.
    La mia risposta di adolescente fu: “…doveva capire e conoscere cosa fosse vivere sulla terra…”, cioè un passaggio forzato per Quello che ci veniva dipinto come figlio di Dio, venuto a trovarci per espiare le colpe facendosi uccidere sulla croce. Avevo già una mia idea in merito e cercai di tenermela stretta…mi chiedevo: “ma come, per espiare le nostre colpe abbiamo sacrificato come un agnello un uomo, come era usanza nei templi in quell’era…e che Uomo! Ma non siamo forse tutti figli di quel Dio?”…era il Padre degli insegnamenti raccontati dagli apostoli, scritti a più mani e tradotti in mille modi, quello cui non fregava nulla se eri stato cattivo e che se tornavi riconoscendo le tue gesta, venivi addirittura perdonato…erano gli insegnamenti di Quello che indicò nell’XI, il comandamento più importante, perchè, oltretutto, slegato dai miti e le leggende: “Amatevi l’un l’altro come io vi ho amato…”
    …ed abbiamo bisogno, per essere fedeli, dei Misteri?
    Mah…!

  3. Luistella 28 dicembre, 2015 at 11:25

    Non riesco a capire, forse per la mia lmitatezza intellettiva, perchè da un pò di tempo, quando si celebra il Natale, si deve disquisire sulle origini più o meno pagane, dello stesso.Trovo che parlando di scritti, riti, persone vissute oltre duemila anni fa, inevitabilmente ci sono state “infiltrazioni” di origine pagane. Gli apostoli sono persone di tempi antichi, che hanno scritto e tramandato i Vangelo con le modalità di quei tempi. Una data doveva ben essere fissata, per stabilire la nascita di Cristo e se corrisponde ad un evevnto pagano o meno, poco importa. E secondo me, ce ne potremmo anche “fregare” di ciò che disse Paolo ( che tra l’altro nei confronti delle donne fu alquanto retrivo), perchè l’elenco dei messaggi insiti nel Natale, che qui riporta Gualtiero, è passato.
    Poi al di là del consumismo sfrenato, dell’ipocrisia di certi atteggiamenti, se si celebra (almeno per i credenti) la festività della nascita , non del profeta, ma di Nostro Signore, venuto in terra a dare una” sbirciatina “, con un pò di luci e colori e di suoni, di aspettative magiche dei bambini, con uno scambio di doni , anche simbolici, di un pò di gentilezze, che importanza ha sapere da dove arriva la tradizione natalizia?!

      • Luistella 28 dicembre, 2015 at 17:48

        Si può qualche volta nella vita, accettare, come nel caso del Natale i fatti e le credenze così come sono, senza porsi tante domande e dubbi, domande alle quali non avremo risposte?! A me sembra e lo dico fuori dai denti, che questa di andare sempre a verificare e a domandarsi l’autenticità di fatti o di eventi legati alla cristianità, sia diventata una moda. Tanto per dire: noi sì che siamo persone acute,moderne,e intelligenti che mettiamo in discussione tutto, mica come coloro che “bevono ” le dottrine religiose, senza farsi domande e semplicemente dicendo “credo” senza voler le verifiche. Penso,nella mia risposta di avere detto e di essermi spiegata a sufficienza, che se anche sussistono origini pagane, come storicamente è possibile, non ne vedo la necessità di ribadirle ogni volta che viene Natale o altre ricorrenze legate alla cristianità.

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