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Salvini, Di Maio e l’Italia senza un governo (meno male)

Salvini, Di Maio e l’Italia senza un governo (meno male)

Sono talmente incompetenti, incapaci, ignoranti, presupponenti e demenziali da essere riusciti, nel breve volgere di un paio di mesi, a neutralizzare sé stessi e l’azione del governo del cambiamento che, una volta insediato, sembra riuscire nella non facile prospettiva gattopardesca di cambiare tutto per fare si che tutto resti immutato.

Mentre Salvini come il tenente Drogo nel Deserto dei Tartari combatte la sua inutile crociata contro un nemico inesistente, andando a prendersela con qualche centinaio di povere persone in balia del mare, e Di Maio si preoccupa di creare il suo “cerchio magico”, non più “giglio”, attingendo a mani basse dalla pletora di amici come lui senza arte ne parte ma ben felici di portare la loro incompetenza al servizio del paese, specialmente se lautamente pagata, uno ad uno i pezzi della sgangherata ma efficace campagna elettorale finiscono in soffitta in attesa di un improbabile ripescaggio nella prossima legge finanziaria. Si sono infatti accorti i due gemelli diversi, che vinte le elezioni, non è che puoi fare tutto quel cazzo che vuoi, ma ci sono sempre un sacco di cattivoni, detti “tecnici”, il cui parere non può essere eluso e con le cui conclusioni occorre fare i conti, prima o poi; e se un Boeri te lo potrai togliere dai piedi tra un annetto, ne restano sempre troppi, furfanti matricolati, a ricordare che due più due, comunque lo si scriva o lo si declini, fa sempre invariabilmente quattro, con buona pace del cambiamento che sulla matematica, contrariamente a qualsiasi slogan elettorale, nulla può.

 

 

Si scopre oggi che il paese non era sulla strada della disfatta ma su quella del lento, forse troppo lento, miglioramento; che le riforme, non sempre del tutto azzeccate, un po’ di pezze le avevano messe; che Renzi prima e Gentiloni poi non avevano governato così male e, soprattutto, che le elezioni le si sono vinte a forza di slogan e di menzogne, e che adesso il re è nudo e foglie di fico (minuscolo) non se ne trovano.

Caduto anche il baluardo del “Governo degli onesti” con Savona inquisito per usura bancaria (intendiamoci, non è che nessuno pensi che l’ottantenne ideologo del piano B abbia prestato soldi a “strozzo”, ma solo che, come tutti quelli che ai piani alti hanno stazionato per molto tempo, alla fine anche non volendo un poco le manine se le devono essere per forza sporcate), quello che resta dell’impetuoso vento del cambiamento è una lieve brezza fetida come quella diffusa nei dintorni delle troppe discariche sul territorio.

 

 

Installazione “shock” del fotografo Moreno Di Trapani a Tradate, provincia di Varese, la Casa del malconsumo” del 2008. Foto: Moreno Di Trapani

 

Mentre il Parlamento alterna giorni di vacanza, intesa come sospensione totale dell’attività, a sporadiche  comparsate a ranghi ridotti durante le quali di poco si parla e quasi niente si decide, i provvedimenti del Governo assomigliano a fiumi carsici: vengono sbandierati e festeggiati con pagliacciate fuori da Palazzo Chigi, per poi sparire nei meandri delle segrete stanze e riapparire ben meno tumultuosi e irruenti, quasi insignificanti rigagnoli d’acqua destinati ad essere assorbiti dal terreno prima di arrivare ad una qualche naturale ed attesa conclusione.

Abbiamo digerito Salvini che pregava il Vesuvio e Di Maio che dichiarava che mai e poi mai si sarebbe alleato con Salvini; li abbiamo visti l’uno promettere meno tasse e condoni, l’altro più reddito per tutti, per poi convolare a nozze dichiarando che tutto sarebbe stato fatto nei primi giorni; sono passati un paio di mesi abbondanti, siamo ancora qui che aspettiamo che accada qualcosa che dia un segnale forte del cambiamento sbandierato e mai realizzato, e a questo punto ci sovviene un dubbio: che non sia meglio così? In un’Europa delle vittorie del popolo aizzato dalle false promesse, dove molte di queste si stanno mostrando essere solamente delle immani disgrazie, con il Regno Unito che progetta seriamente un secondo referendum per cercare di uscire in qualche modo da quell’indecoroso cul de sac nel quale Cameron l’ha infilato a forza e la May non sembra avere la statura politica per tirarlo fuori, non saremo forse fortunati nell’avere un governo che non ci governa e che paralizza se stesso nelle sue mille contraddizioni, lasciando che la barca scorra sulle onde con il timone legato e le vele ammainate?

 

 

In questa flebile speranza estiva siamo confortati dalla constatazione del fatto che, a dispetto dei soliti sondaggi che indicano la Lega sugli scudi ed il M5S che resiste, nessuno tra quelli che potrebbe rovesciare il tavolo sembra avere granché voglia di tornare a votare, segno evidente che la stampa, tutta indissolubilmente accomunata nel sostenere questo Governo, non la racconta giusta e che chi dovrebbe sapere sa che le cose non stanno esattamente così; sa che buona parte degli industriali del nord che hanno votato Lega, cominciano ad avere qualche timore in merito alla gestione delle loro aziende se Salvini continua a schiacciarsi sulle politiche sovraniste di Putin e Trump; sa che buona parte degli elettori che al M5S sono arrivati dalla diaspora di sinistra, ben poco sono contenti delle politiche di Salvini il quale tra condoni e flat tax vorrebbe togliere risorse alle possibilità di realizzazione del reddito di cittadinanza. Prima o poi anche la CGIL dovrà accorgersi che non si può continuare a strizzare l’occhio al M5S mentre Di Maio li chiude tutti e due durante i numerosi naufragi nel canale di Sicilia, a meno di non portare il glorioso sindacato che fu di Di Vittorio nelle braccia del peggiore fascismo che abbiamo avuto dopo il ventennio.

 

 

 

E mentre i transfughi del PD perseguono lo scopo della riconquista della ditta con Matteo Renzi sparito dai radar e Martina che prova ad inventarsi una segreteria forte per poter ambire ad entrare nella storia del partito con un ruolo meno fumoso di quello del reggente di emergenza, quello che resta della sinistra (compreso il PD) si prepara a fare da sponda al M5S, il quale fatalmente è destinato ad entrare in rotta di collisione con la Lega nel momento in cui dovrà essere fatta una scelta seria tra le opzioni antitetiche proposte dai due partiti in campagna elettorale, e pare plausibile che, in assenza di una forte alternativa riformista che nel paese adesso non c’è, ci si possa trovare, in tempi più o meno brevi (ma non credo neppure lunghi) in un nuovo sistema bipolare nel quale si confronteranno un liberismo sovranista (che già detto così fa un po’ ridere) ed uno statalismo da economia pianificata che niente però ha a che vedere con le teorie sovietiche di vecchia memoria.

Il risultato sembra esser un ulteriore fallimento della politica italiana la quale, totalmente ignara di dove va il mondo, continuerà all’infinito la ricerca della sua terza via, qualsiasi cosa questo oggi possa voler dire; insignificanti a livello europeo e incapaci di rilanciare il paese, continueremo nel nostro personalissimo clima da guerra fredda mentre il mondo va altrove.

L’unica speranza che alimenta un minimo di fiducia nel futuro, è che siano le imprese, ancora una volta, a trainare l’economia nonostante tutto; lo faranno in modo disordinato perché per fare sistema ci vuole, come in Francia, uno stato forte; lo faranno improvvisando e mettendo correttivi alle schizofreniche iniziative dei futuri governi, approfittando di una globalizzazione che andrà avanti con o senza Trump, con i suoi difetti e le sue enormi contraddizioni, senza risolvere i problemi del mondo e alimentando ulteriormente le diseguaglianze, ma sopravvivendo e facendoci sopravvivere. Ed in tutto questo l’Italia si spaccherà in due ancora di più, con un nord sempre più vicino alla Germania ed all’Europa (a dispetto di Salvini) ed il sud sempre più vicino, e non solo fisicamente, all’Africa.

Nel frattempo la disgregazione sociale sarà completata ed il “noi contro di loro” sarà alimentato a tutti i livelli sino ad arrivare ad una corsa solitaria di ciascuno contro tutti.

Dopo poco più di un secolo e mezzo di indipendenza, torneremo ad essere terra di conquista e lo stiamo già constatando; dopo le nostre imprese più importanti, tutto verrà acquistato a prezzi di saldo, per il banale motivo che abbiamo tante cose da poter vendere e non abbiamo la forza economica di mantenerle; il Paese verrà comperato a pezzi e c’è quasi da augurarsi che ciò avvenga perché chi può dubitare che cinesi e tedeschi siano più bravi di noi a valorizzare il patrimonio del quale andiamo fieri a parole, ma poi “con la cultura non si mangia”?

E’ questo un fenomeno che si intensificherà nel futuro perché, a dispetto nostro, della nostra trascuratezza e sciatteria, nel resto del mondo c’è fame d’Italia e più ce n’è laddove ci sono enormi disponibilità economiche da allocare.

Lasciamo che la politica continui il suo viaggio fuori dal mondo, alimentando sogni e speranze per puro calcolo, confidando nella memoria corta degli elettori, ma senza idee concrete su cosa fare dopo aver vinto le elezioni; lasciamo che Di Maio e Salvini si riempiano la bocca di proclami e frasi fatte e, nel frattempo, che le cose accadano senza che nessuno riesca ad influire: per centinaia d’anni siamo stati terra di conquista e continueremo ad esserlo; ed alla fine non è detto che sia la prospettiva peggiore.

 

 

 

 

 

 

 

 

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