la società

Sesso e morte di Tiziana Cantone

 

Sesso e morte di Tiziana Cantone

Una giovane donna che si chiamava Tiziana Cantone si è impiccata a casa sua dopo un anno drammatico, nel quale ha cercato inutilmente di sfuggire alla violenza degli uomini che si sono accaniti contro di lei chiamandola troia.

In questa storia è bene non misurare le parole, perché le parole hanno un senso e un suono che assieme ne definiscono la natura e la potenza, e in seconda battuta gli effetti sulle persone che le pronunciano o che le subiscono, fino a quando i fatti non si incaricano di distribuire a tutti le parti in commedia, a volte in modo irrimediabile.

Tiziana è stata filmata durante un rapporto sessuale, ne era consapevole ed era consenziente, forse la cosa l’ha anche divertita, ma poi quel filmato è finito su WhatsUp, forse ce l’ha messo lei o forse no, non ho voglia di cercare di scoprirlo, e da li è precipitato in rete, diventando virale alla velocità della luce: da quel momento per quasi tutti, tutto il mondo meno qualche familiare, Tiziana è diventata la troia che faceva un pompino.

La persecuzione si è svolta certamente sul web, perché li oggi avvengono le cose, vere o false, reali o virtuali che siano, ma si è sicuramente svolta anche nelle strade di una città e nelle sue piazze, in qualche posto di lavoro, e in una rete di relazioni, amicizie, conoscenze e frequentazioni reali; in un mondo normale, o ad una persona più forte, sarebbe bastato poco per uscire dall’angolo, sarebbe bastato fissare lo sguardo di chi pronunciava quelle parole, guardarli direttamente negli occhi con aria di sfida, fino a farglieli abbassare, perché in questa storia l’unica cosa vergognosa sono state quelle parole di spregio pronunciate da tanti uomini e purtroppo anche da tante donne che si stavano comportando come uomini, forse perchè erano molto meno belle della loro vittima.

Tiziana non viveva in un modo normale, come tutti noi del resto, non ha avuto quella forza, e alla fine è morta, ma non è morta per questo, perché non ha avuto una forza che in pochi avrebbero avuto, è morta essenzialmente perché in questo mondo, che non è normale, la realtà è spesso rovesciata e le cose veramente normali sono considerate trasgressive, patologiche o peccaminose.

 

Oggi che hanno vinto coloro che usano le parole come clave, per grettezza, ignoranza e superstizione, la rete di tutte le nefandezze si divide fra i paranoici che sostengono senza se e senza ma che “in fondo se l’è cercata” da una parte, e i coccodrilli che rimpiangono un ignobile comportamento collettivo di cui in moltissimi sono stati partecipi dall’altra; di fronte a questo irriguardoso dileggio del dolore e della morte, davanti a questa vergogna di cui tutti coloro che hanno un briciolo di cultura e di umanità dovrebbero essere partecipi, bisognerebbe iniziare ad ammettere che queste tragedie, perché ogni volta una le rappresenta tutte, non sono figlie di padre ignoto, e che qualche colpevole andrà pur trovato.

Tanto comincerei col dire che se Tiziana fosse stata un uomo non sarebbe morta, perché non esiste l’equivalente maschile della parola troia, come non esiste l’equivalente femminile della parola sesso: siamo stati noi, noi uomini, ad aver dato le carte, rendendo ineguale il sesso, lecito e socialmente riconosciuto per noi, addirittura ammirevole e fonte di autocompiacimento, ed illecito oltre che socialmente e moralmente riprorevole per le donne, al punto che di ciò moltissime di loro le abbiamo pure convinte.

 

C’è un fondamento logico in questo? Naturalmente no, è una semplice questione di potere, di cultura del potere, e in questa ineguaglianza, fondata ad un tempo sulla maggioranza delle opinioni e sull’ignoranza di chi le professa, sta l’origine dirompente della forza della parola “troia”, così forte da spingere una persona a togliersi la vita quando uno dei gesti umani più ovvi e naturali, che appartiene alla maggioranza degli uomini e delle donne, che caratterizza qualsiasi relazione sessuale o affettiva, diventa pubblico invece che restare riservato.

Poi proseguirei dicendo che questa esasperata riservatezza del sesso, sulla cui insopportabile matrice religiosa non voglio spendere neanche una parola, è culturalmente degna dell’Arabia Saudita, ed è ridicola in un mondo che vive da decenni di pornografia, consumandola però nello scantinato; forse è proprio questo il problema, non siamo ancora riusciti a scardinare il consumo clandestino e la riprovazione sociale del sesso, con l’arbitraria separazione fra la moralità e l’umanità, e con i ruoli predefiniti del predone e della preda, così che quando qualche preda cerca di diventare predone, secondo le nostre regole del gioco, diventa immediatamente e per tutti la troia, perché se così non fosse si aprirebbe qualche robusta crepa nel potere del maschio.

Infine considererei la pretesa correlazione fra sesso e amore, religiosamente necessaria, culturalmente derogabile per gli uomini, e moralmente vincolante per le donne; è una scemenza, il sesso, dentro e fuori dalle coppie e dalle famiglie, fa a meno dell’amore nella stragrande maggioranza dei casi, e certo non perde dignità e valore solo per questo, la perde semmai nell’ineguaglianza dei ruoli e per i giudizi morali campati per aria, per le parole al maschile e per quelle al femminile, per la violenza con cui le parole vengono usate, e infine per il fatto che il potere degli uomini produce, ovunque nel mondo, due categorie di donne, quelle adibite al sesso, in qualche modo lo dovremo pur fare noi maschietti, e quelle adibite alla famiglia e all’allevamento dei figli, che sono cortesemente pregate di astenersi o al massimo di rimanere riservate.

 

Se le donne avessero la stessa libertà degli uomini, e potessero usare il proprio corpo come gli uomini, Tiziana sarebbe ancora viva: alla fine non è morta per colpa della rete, se non in minima parte, è morta perché quelle parole che la rete ha diffuso hanno preso il loro senso e il loro peso dalla società, e per questo dovremmo abbassare lo sguardo fino alla punta dei piedi e chiedere perdono alla sua famiglia.

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25 comments

  1. DareioS 18 settembre, 2016 at 18:54

    Intendo tornare sull’argomento, poiché, come spesso accade, prospettare un punto di vista diverso da quello conformista e massificante dei media comporta il rischio di reazioni scomposte e talvolta persino violente.
    Il racconto che della triste vicenda hanno fatto i media ripercorre il consumato stereotipo della vittima e del carnefice.
    La vittima è una giovane donna che avendo il coraggio di esercitare i propri diritti di libertà relativamente alla propria sfera sessuale, contro la doppia morale di stampo maschilista che connota la società, subisce la gogna violenta e volgare dei maschi all’interno della rete, come una vis major cui resisti non potest, a tal punto da imboccare la strada del suicidio quale soluzione finale.
    Pubblici Ministeri inerti e dormienti si sono finalmente destati ed ora ipotizzano improbabili fattispecie di reato quali l’istigazione al suicidio, aggravata da motivi abbietti o futili.
    Maestri di pensiero improvvisati, persino professioniste del sesso o pornostar
    sentono l’orgoglio di rivendicare per se e per tutti il diritto alla libertà sessuale senza limiti e confini, ritenendolo un diritto inviolabile della personalità.
    Stuoli di giuristi, ma anche persone comuni assaliti dalla febbre della idolatria dei diritti, specie in campo sessuale rivendicano il diritto primordiale per le donne in posizione di sudditanza nei confronti dei maschi, quasi sempre brutti sporchi e cattivi, di realizzare, produrre e distribuire filmati a contenuto osceno, senza che detta condotta possa essere censurata o criticata da alcuno.
    La colpa per quanto accaduto risiederebbe nel maschilismo della società che esalta le perfomances sessuali dei maschi e degrada quelle delle femmine.
    Senza analisi alcuna poi è scattata l’immediata caccia ai colpevoli per tutelare i diritti asseritamente violati.
    Ora ritengo che la versione rassicurante semplicistica e scontata fornita indistintamente da tutti i media non sia convincente, se non altro per la parzialità delle argomentazioni.
    I media offrono un omogeneizzato dal sapore standardizzato, facilmente riconoscibile e digeribile da tutti.
    Nel tempo di Renzi e della destra disorientata e divisa l’omogeneizzato è divenuto il nuovo piatto nazionale.
    Non è possibile non rilevare come la società presenti contraddizioni insanabili.
    In tal senso se per caso un persona si azzarda a mangiare il pollo con le mani, se produce uno sgradevole e intollerabile rumore allorché è intenta a sorseggiare un caldo brodo, se pronunzia parole inadeguate a determinate circostanze, se si permette di indossare un abito inadeguato rispetto al rigido protocollo di una particolare cerimonia, potrebbe essere fatto oggetto di scherno, feroce censura, rimproveri e finanche di sanzioni.
    Per contro se una persona produce e distribuisce un filmato a contenuto osceno esercita per ciò stesso un diritto inviolabile che non tollera ostacoli, limiti sanzioni o censure.
    A quelli che si dolgono per la pretesa esistenza di una doppia morale o di trattamento discriminatorio a seconda che il fatto deprecabile sia commesso da un uomo o da una donna, voglio riaffermare che la morale è una e che una doppia morale non esiste.
    In ogni caso la doppia morale si combatte avendone una propria forte e sicura, difendendola dagli attacchi, essendo orgogliosi e fieri di averla.

    • M.Ludi 18 settembre, 2016 at 19:10

      Ci sottoponi un punto di vista rigoroso ma estremamente disumanizzante; alla fine una donna si è suicidata e se vogliamo proprio derubricare tutto al suo “peccato originale” assolvendo il contesto nel quale la tragedia è maturata, facciamo solo un’operazione ragionieristica di archiviazione di una pratica fastidiosa.
      Ma si tratta di una vita umana spezzata e quando una persona sceglie il suicidio dobbiamo riflettere anche su altro rispetto al fatto in se ed alle cause che l’hanno originato; ecco, il blog credo che voglia indurre questa riflessione collettiva e spingere ciascuno di noi a comprendere che la legge e il diritto non possono spiegare tutto. Oggi è toccato a Tiziana; chi sarà la/il prossima/o?

      • DareioS 19 settembre, 2016 at 13:07

        Ciao M. Ludi le cause del tragico evento sono molteplici.
        E’ possibile commettere errori e per tutti ci deve essere una chance.
        Purtroppo allorché si commettono errori e si è oggetto di scherno o di derisione spesso si rimane soli.
        Alla povera ragazza è mancato un aiuto, un sostegno, la solidarietà, l’affetto di qualcuno che le infondesse coraggio
        e che le prospettasse una via d’uscita possibile e, comunque una soluzione al suo grave problema trasformatosi in dramma.
        Non so se lo Stato inteso come istituzioni avrebbe potuto e dovuto fare qualcosa, poiché la punizione magari esemplare di qualche colpevole non è in grado di risolvere il problema.
        Penso che la ragazza prima ancora che per eventuale discriminazione sessista sia morta per indifferenza, per assenza di solidarietà, per la negazione di una speranza all’interno del proprio ambiente di riferimento.
        La lettura semplicistica dei media non ha affatto toccato questi aspetti decisivi e di rilievo nelle relazioni e nella considerazione personale nonché collettiva della persona.
        Se la ragazza avesse avuto un tessuto integro intorno a sé, se avesse potuto contare su comprensione e solidarietà di altre persone forse quanto accaduto non si sarebbe mai verificato.
        In sostanza la causa della morte è molto più prossima della costruzione astratta fatta dai media.

    • Por Quemada 19 settembre, 2016 at 21:31

      Mio caro Dareios, io credo che dovresti rileggerti prima di pubblicare certi commenti, per il tuo bene dico, perchè così eviteresti certi clamorosi ribaltamenti della realtà, e le conseguenti brutte figure.
      Cerchi di fare l’anticonformista, e poi ti schieri con la maggioranza rumorosa che ha passato mesi ad insultare Tiziana Cantone, in difesa di una morale sessista da baciapile che puoi condividere al massimo con le Sentinelle in piedi, e con alcuni dei peggiori giornali e giornalisti di destra (Libero, Sallusti, Belpietro ecc.).
      Con questi presupposti ti atteggiarti a maestro di pensiero, accusi di conformismo tutti quelli che tentano un’analisi più approfondita della tua, e non riesci a rispondere ad una giovane pornostar che di queste cose ne capisce infinitamente più di te, proprio un bel risultato.
      Inoltre, se vuoi accettare un consiglio, il tono saccente e pedante te lo dovresti risparmiare, sempre per il tuo bene.

      • DareioS 20 settembre, 2016 at 21:05

        Ma si all’educazione sentimentale ovvero a quella sessuale mettiamoci una esperta pornostar è sicuramente più adatta ed efficace la pratica conta più della teoria. La natura è stata previdente affidando molti comportamenti all’istinto. A ben pensarci se le persone per compiere atti sessuali avessero dovuto studiare o seguire un percorso educativo, pochi sarebbero stati in grado di congiungersi carnalmente e quindi riprodursi

    • Tigra 20 settembre, 2016 at 17:28

      Solo due considerazioni.
      La prima è che a dispetto di una credenza largamente diffusa e ancor più largamente trasgredita non vedo alcuna oscenità nel sesso, ma ne vedo molta di più nell’ignoranza e nella mancanza di cultura, di origine spiccatamente religiosa, che hanno definito e consolidato nella cosidetta cultura giudaico cristiana, vergogna millenaria dell’occidente, la dimensione peccaminosa, indicibile e non rappresentabile del sesso. Su questa materia Sade ci ha fornito una irripetibile e definitiva lezione.
      La seconda è che la morale non è una, ma sono molte, sono tutte molte salde, e sono generalmente dozzinali: non ci vedo motivo di particolare fierezza nello sbandierarle.
      L’unica difesa dall’aggressività delle morali e della grettezza dei moralismi è la laicità del pensiero: è già abbastanza difficile così, non complichiamoci la vita.

    • nemo 20 settembre, 2016 at 19:55

      Si Dario, sai quanto io ti apprezzi, ma così dicendo tu mi confermi che la doppia morale che, fino ad ora ha pervaso chi di morale ne professa una solida ed incrollabile è tutta un paravento. Mi riferisco, tu sai, alla morale che la educazione religiosa ci ha, tutti, pervasi. Bene, ti dico, avere una propria morale è lecito, costringere gli altri ad avere la stessa no. Ed ecco il punto, non si può pretendere che vi sia assoluzione, da parte tua, di un comportamento che giudichi immorale, si può pretendere da parte tua la comprensione per una diversa interpretazione del concetto. Non credi?

      • DareioS 21 settembre, 2016 at 13:44

        Quanto accaduto alla ragazza è forse riferibile alla tanto vituperata morale cattolica? Quanto verificatosi è frutto della morale a qualunque cultura appartenga? Quelli che hanno reiteratamente offeso la ragazza erano forse pii esegeti della biasimevole morale cattolica? Trattasi invece di persone immorali, turpi, violente e ignoranti privi di qualsivoglia principio, precetto o educazione. Sono semplici criminali del nostro tempo. Il loro agire non è mosso da morale alcuna dunque perché scomodare l’etica cristiana, protestante o di altre religioni se non ci troviamo di fronte a comportamenti etici?

        • Tigra 22 settembre, 2016 at 13:39

          A me pare che la turpitudine dei violenti ed ignoranti che hanno perseguitato Tiziana Cantone si basi su una visione del sesso che sotto molti aspetti deriva dalle religioni monoteistiche, che hanno sempre mal sopportato la liberalità dei costumi, e poichè delle tre la nostra è quella cattolica, credo che qualche responsabilità alla fine ce l’abbia.

  2. Genesis 16 settembre, 2016 at 17:29

    Un morto, maschio o femmina che sia, dovuto ad un atto innaturale è da commiserare comunque sia (anche se morto per cause naturali).
    Hai ragione Kobab, non misuriamo le parole, non diamo senso alla definizione vera della parola che ha portato al suicidio di questa donna…ormai è morta…la sua essenza non può che rimanere nei cuori di chi l’ha amata, piangendola.
    Ma a noi, che ne leggiamo la storia, cosa ci deve per forza di cosa far arrivare? Cosa stiamo facendo noi perchè accadimenti del genere non avvengano? La morte di Tiziana deve avere un senso…ma ce l’ha? Quale?
    Le domande che non ci facciamo sono proprio queste. Consideriamo dei bastardi consumati gli amici della ragazza, postini elettronici, che si dilettano a sputtanare ai quattro venti chiunque abbia un neo fuori posto, oppure chi, per confidenza, parla di un atto sessuale consumato furtivamente, ma ripreso dallo smartphone…ma alla fine, anche se questi neuroparalizzati hanno una colpa e magari verranno sanzionati per la violazione alla privacy…che senso ha? La condanna farà in modo che situazioni come queste non avvengano più?
    NO
    Cosa facciamo allora? cosa ci manca?
    VALORI…e non intendo i valori religiosi, ma i valori della vita semplice, della vita familiare, delle amicizie, dello sfogo sessuale che tutti abbiamo (o abbiamo avuto), del sentirsi un cretino se hai fatto una battutaccia oppure se hai dato della Troia (…la femmina del maiale…che l’è tanto bon!…), anche scherzando, ad un’amica…dare un valore alle parole, dare un senso alla propria esistenza.

    Nel mio piccolo cerco di insegnare il RISPETTO (…sì, in maiuscolo!…sto urlando!) ai miei figli e, spero, che altri genitori lo insegnino ai loro figli (ma ci credo poco)…ed il Rispetto, quello con la erre maiuscola, se insegnato nel Valore che effettivamente ha, porta ad indignarsi se qualcun altro, a te vicino, non lo mantiene.
    Sono più che convinto del fatto che se i veri Valori tornassero in noi, Tiziana non avrebbe filmato il micro-porno, ma ne avrebbe goduto spasmodicamente del ricordo…l’amico, compagno o chissà cosa, allo stesso modo…gli amici anche, consci della felicità dei due…
    Stiamo sempre più divenendo una cancrena, con una cultura del proprio IO e null’altro. Il dio denaro e la dea notorietà stanno prepotentemente radicandosi nella nostra sottoumanità svanita negli ultimi decenni…

    • Tigra 17 settembre, 2016 at 18:01

      Certo Genesis, ognuno di noi deve fare la sua parte, nel comportamento personale e nell’educazione dei figli, ma poi deve fare la sua parte anche lo stato, nel promuovere dei valori, e nel censurarne altri.
      L’educazione non è solo un fatto personale, è anche questione culturale e scolastica, e quindi politica, ma noi la cultura e la scuola la stiamo mortificando da decenni, senza risorse, senza ricerca, senza innovazione e senza valori, per usare un termine a cui tu sei molto legato.
      Quali valori ci stanno dietro al fatto che la stragrande maggioranza dei casi di violenza sulle donne, compreso questo a ben vedere, avvengono in ambito familiare, o comunque nella rete delle relazioni amicali?
      Cosa sono le donne, per noi? Cosa non possono fare delle cose che noi facciamo? E perchè?
      E’ di poche settimane fa il caso di un intero paese che copre e giustifica una violenza, dal boss al carabiniere, dicendo che la ragazza “se l’era cercata”; per poter legittimamente gridare allo stupro o alla violenza bisogna che il colpevole sia un immigrato!
      Se questo è il paese nel quale un paio di jeans sono una ragione sufficiente per giustificare una violenza, in tribunale e non in una piazza, a me pare che il problema sia ben più grande di quello che ogni famiglia può sopportare con le sue forze, perchè è il problema della doppia morale.
      Il rispetto noi lo dobbiamo in primo luogo alle donne, e non glie lo abbiamo ancora dato, nonostante tutti i progressi dell’ultimo secolo.

      • Genesis 17 settembre, 2016 at 19:58

        Non posso nascondermi dietro la mancanza di una legge o alla mancanza di fondi per migliorare le scuole. Qualsiasi atto, istituzione, situazione sono create da persone…se le persone fossero più altruiste, il Rispetto verrebbe da se. L’insegnamento parte dalla famiglia e prosegue a scuola o al lavoro.
        Cominciamo ad indignarci a forza quando vediamo che questo principio viene leso…nei confronti delle istituzioni è facile: un rimprovero con migliaia di like su Facebook, una lettera ad un giornale, un commento sarcastico su qualche blog…ma cominciamo a farlo mettendoci faccia e fisico quando vediamo queste cose per strada…urliamo in faccia la deficienza all’uomo che sfotte la donna…rischiamo sberle, pugni e calci per sventolare la bandiera dei doveri e dei diritti…
        …allora si, forse, cambierà qualcosa…

  3. DareioS 16 settembre, 2016 at 12:44

    Si muore anche per leggerezza, il confine tra la vita e la morte talvolta è più sottile e tenue di quello che si è portati a pensare.
    Nella vicenda molte cose risultano poco chiare, non indagate ovvero approfondite.
    Filmare la consumazione di un proprio rapporto sessuale con altra persona prescindendo da giudizi di valore non è azione usuale.
    Partecipare volontariamente il video o come si suole dire “condividere il video con amici o presunti tali è azione altrettanto inusuale, le cui motivazioni andrebbero indagate e valutate.
    E’ da escludere che una persona di oltre trent’anni dunque della cd internet generation non conosca i rischi connessi con la condivisione o cessione a terzi di un video dal contenuto sessuale e per ciò stesso intimo.
    Non comprendo la ragione della realizzazione di un video di siffatto contenuto e della sua volontaria cessione a terzi.
    In questo vi è una spoliazione, una rinuncia e una abdicazione alla propria essenza di persona, alla propria intimità, a qualcosa che riguarda non semplicemente il pudore, ma l’espressione più interiore della propria personalità.
    Possiamo leggervi la rinuncia immotivata alla propria riservatezza, a proteggere da occhi indiscreti l’aspetto della propria anima magari non conosciuto a pieno nemmeno dalla persona stessa che compie il gesto.
    Lo schermo di protezione è stato infranto dalla stessa vittima e forse non sapremo mai il perché
    Per le conseguenze di una leggerezza si può morire perché infondo la vita non è così
    leggera come appare.

    • Tigra 16 settembre, 2016 at 16:00

      Caro Dareios, alcune delle cose che dici sono sicuramente vere, anche se poi, quando le cali nel contesto di un fatto concreto diventano drammaticamente astratte.
      Certo, Tiziana Cantone “non poteva non sapere” che esistevano dei rischi nelle cose che ha fatto, ma evidentemente ha sbagliato nel valutarli, solo per questo deve pagare un prezzo così drammatico? Non ha mica travolto un bambino sulle strisce pedonali guidando in stato di ubriachezza…
      Tu credi che l’essenza della persona, l’espressione sia pure interiore della sua personalità stia nella riservatezza di una scena di sesso? Faccio fatica a credere che si possa credere una cosa del genere…
      Ma poi non mi sembra nemmeno questo il punto, almeno nell’ottica proposta dal blog, mi pare che il problema sia assolutamente diverso, è vero o non è vero che al posto di Tiziana Cantone un uomo non sarebbe morto, ed è vero o no che in materia di sesso esiste una doppia morale che avvantaggia gli uomini in un modo del tutto iniquo?
      Perchè se la risposta fosse si, la pesantezza della vita di cui parli, su questi temi, dipenderebbe proprio da questo.

      • DareioS 16 settembre, 2016 at 16:56

        La doppia morale è un paravento cara Tigra che non regge più e che non può spiegare da sola la gravità dei comportamenti e delle conseguenze correlate ai comportamenti stessi. La sfortunata ragazza nel momento in cui ha deciso di condividere il suo video, ha trasformato il suo atto sessuale in un accadimento comune banalizzandolo e rendendolo fruibile agli estranei. Il video è uscito dalla sua sfera di controllo lecitamente e senza costrizione. Così facendo ha ridotto un gesto connotato da affetto od altro in puro meccanicismo in sostanza in una “ginnastica sessuale” neutra sotto il profilo emozionale per lei ma anche per i potenziali fruitori delle immagini.
        Nella banalizzazione dei gesti più intimi e riservati si trascina l’esistenza di molti e, dunque i gesti stessi perdono valore e significazione.
        Può accadere che la persona sia pure tardivamente si renda conto delle conseguenze gravemente pregiudizievoli derivanti dal proprio comportamento, consistenti principalmente nella lesione del proprio onore, del decoro personale, della reputazione intesa come sentimento di stima e di considerazione di cui la persona gode nel proprio ambito di riferimento, nella perdita repentina del proprio sentimento di autostima
        Di colpo ci si scopre fragili e vulnerabili, a questo punto, così come l’azione posta in essere anche la reazione soggettiva della persona attinta da un fatto negativo può essere abnorme ed eccessiva.
        Anche un uomo avrebbe potuto avere analoga reazione, prescindendo dal dimorfismo sessuale maschi e femmine sono persone.

        • Tigra 16 settembre, 2016 at 18:06

          Ma secondo te i comportamenti di Tiziana Cantone sono più gravi delle reazioni belluine che hanno suscitato, della violenza degli insulti e dell’ostracismo sociale che ne è derivato?
          Non c’è la doppia morale? Stai scherzando? Ricordi la malcelata ammirazione nei confronti di Berlusconi che rimorchiava minorenni a pagamento? Per non parlare dello stuolo di maggiorenni concentrate in un’unico caseggiato…
          E’ stato leso il suo onore? Forse ai tuoi occhi, non certo agli occhi della società, esiste eccome la doppia morale, quella per gli uomini e per le donne, da millenni.
          Poi ci potranno essere le eccezioni, anche se non ricordo frotte di uomini suicidi per il disonore derivante da trasgressioni della sfera sessuale, ma le eccezioni confermano le regole.
          Cosa intendi per fatto negativo? Il rapporto sessuale filmato? La sua condivisione in una sfera ristretta? La diffusione in rete? Le reazioni della rete e della società?
          La risposta ad ognuna di queste domande determina lo sviluppo di un diverso ragionamento, e a mio parere l’unico fatto veramente negativo e criminale è la reazione della società.
          Infine, non tutte le reazioni sono uguali, ci sono anche donne più forti che reagiscono diversamente, quando ad esempio sono circolati video a contenuto pornografico di Belen Rodriguez, la soubrette se ne è infischiata e probabilmente proprio per questo non ha subito alcuna riprovazione e nessun ostracismo, ma l’unica possibile conclusione di questo ragionamento è che non siamo in grado di tutelare le persone più deboli.
          In nome di un concetto morale sessuofobico, mi pare…

    • Por Quemada 16 settembre, 2016 at 20:44

      Solo un uomo può fare commenti come questo, come se una persecuzione di massa e una vita spezzata fossero cose meno gravi di un sessualità libera e anche disinvolta, che non è un difetto.
      Gli uomini fanno quello che vogliono, e le donne devono fare quello che vogliono gli uomini, che poi si permettono anche di farci la morale, troppo comodo, ve lo potete scordare.
      Vi metto il parere di una famosa pornostar, che va molto più vicina alla soluzione del problema di tutti gli uomini che straparlano in rete, meditateci su.
      http://www.agoravox.it/Valentina-Nappi-su-Tiziana-Cantone.html

        • Por Quemada 17 settembre, 2016 at 10:06

          Vedo che non rispondi nel merito, ma sul mestiere di una persona.
          I tuoi maestri saranno anche differenti, ma mi sa che non ti hanno mica insegnato tanto bene.
          Io sto dalla parte della vittima, tu dalla parte di quelli che perseguitandola l’hanno indotta al suicidio, va bene così…

  4. M.Ludi 15 settembre, 2016 at 19:08

    Nella vicenda c’è il peggio dello squallore che, come paese, siamo in grado di mostrare al mondo: una donna consenziente a girare un video durante un rapporto sessuale che, poi, probabilmente lo mette in rete in una ristretta cerchia; una o più persone che diffondono il video rendendolo di pubblico dominio; la cattiveria della gente che si accanisce nel definirla “troia”; lei che ottiene dal giudice il sequestro del video ma che viene condannata al pagamento delle spese legali perchè consenziente alla sua prima divulgazione; oltre al danno la beffa. Alla fine il suicidio, liberatorio da una situazione non più sopportabile e una giovane vita spezzata. Mentre ci accaldiamo quotidianamente contro l’Islam opprimente nei confronti delle donne, dovremmo forse soffermarci a riflettere sul fatto che il rispetto di genere in generale, e di ogni persona in particolare, passa per ben altre considerazioni.

  5. Luistella 15 settembre, 2016 at 15:17

    Secondo me lo “sbaglio” di Tiziana è stato quello di sottovalutare la prenda distruttiva di uomini e ahime’ donne, frustrati , pessimi individui con una forza micidiale nel far del male con le parole “.Sbaglio ” tanto più che non era una ragazzina. Fare un video come il suo , come riferito dai giornali dato in pasto a qualche stronzo amico o conoscente che fosse, voleva dire mandarlo subito in rete planetaria.Se non sei una pornostar che lo fa di mestiere devi avere una forza tale da affrontare le conseguenze più assurdeE lei non l ‘aveva questa forza. Quando ero giovane non eri libera di mangiare una banana o leccare un cono gelato in pubblico senza che un cretino esordisse con la frase ” come lecchi bene” od altre simpatiche frasette del genere.Tant e’ che spesso sia io che le mie coetanee restavamo condizionate e tra un cono gelato e uno in coppetta, sceglievamo il secondo. E non mangiavo in pubblico una banana . Allora non c’era il web. Ora i tempi sono forse più crudeli per la possibilità enorme di diffusione di qualsiasi tipo di informazione e di divulgazione di notizie, a volte false.

    • Remo Inzetta 16 settembre, 2016 at 16:50

      Non credi Luistella che il problema sia proprio il fatto che quando eri più giovane non potevi mangiare liberamente il gelato? Non vivevi questa limitazione come una violenza insopportabile?
      Oggi magari si è spostata l’asticella, ma nella sostanza non è cambiato nulla.

      • Luistella 17 settembre, 2016 at 14:59

        Infatti,volevo dire che se mai ora le cose sono peggiorate, per via della possibilità di diffondere notizie e gesti alla velocità della luce , quindi di perderne il controllo.E soprattutto perché c’è un imbarbarimento di individui,uomini in particolare, ma anche donne, che sono privi di alcun scrupolo, si servono dei mezzi di comunicazione per le cose più abbiette e non si fermano davanti a nulla. Forse negli a anni 70, al netto del maschilismo stupido di cui facevo cenno, siamo state più fortunate, o forse siamo riuscite ad esserlo per nostra volontà. Sono stati gli anni della minigonna, anche vertiginosa, un modo di riscattarsi, che voleva dire” Embe’ che c e’?!”, signori uomini? . Certamente faceva piacere ai signori uomini, come a noi ragazze facevano piacere gli apprezzamenti , quando non osceni. E quando qualcuno sosteneva che la ragazza era stata importunata o peggio,perché portava la minigonna, pensavamo che la colpa non era sua, ma degli autori del gesto. Il problema non era nostro, ma di chi si scandalizzava.

        • DareioS 20 settembre, 2016 at 21:28

          Grazie Luistella
          l’unica sensibile, tenera e amabile che ha avuto il coraggio di mettere un “mi piace” su un mio commento a conforto del mio sforzo disumano di pensare e commentare, questo mi basta e mi rende felice.

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