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La società italiana sepolta sotto le macerie del ponte Morandi

società italiana sepolta sotto le macerie del ponte Morandi

La polvere del ponte Morandi non si è ancora posata sulle sue macerie e sulle troppe vite che sono state spezzate dal crollo,  e già vediamo che quasi tutto il paese, in preda a rabbia, rancore e ostilità, sembra dirigersi su quella voragine che ha spezzato in due Genova, come se volesse saltarci dentro per regolare i mille conti in sospeso che hanno frantumato la società, e facendo ciò potesse ritrovare un’idea di futuro speculare ad un passato di sviluppo ormai molto lontano.

 

Le questioni tecniche e giuridiche che si sono aperte con la caduta del ponte sono state sezionate chirurgicamente  su tutti i giornali, e con esse i problemi contrattuali, economici e gestionali che seguono la scelta operata dal Governo di revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia, che forse sarà realizzata o forse no, ma che politicamente rappresenta l’opzione in questo momento vincente. Contemporaneamente sui social e in ogni altro meandro della rete, la vera palestra in cui la pubblica opinione si forma e viene irretita, o viceversa, si è scatenato lo scontro all’ultimo sangue per lasciare in mano a qualcun altro il cerino della responsabilità: tutti, dal primo dei leader politici all’ultima delle casalinghe di Voghera si stanno scannando con ferocia,  e dietro di loro gli infiniti tuttologi virtuali avvelenati dalla tastiera, diffusi in ogni schieramento, vanno all’assalto dai migliori esperti di ingegneria, diritto ed economia per insegnargli il mestiere, incuranti del fatto che quelli che avrebbero qualcosa da dire con cognizione di causa hanno più dubbi che certezze e tengono un profilo estremamente basso.

 

L’esito di questo scontro non è affatto incerto, perché la sintonia del Governo con la maggioranza dei cittadini italiani è oggi totale, e la vicinanza delle elezioni europee spinge Salvini e Di Maio a forzare la campagna elettorale permanente per dare il colpo di grazia a quel che resta del PD, che è  arroccato a difendere sé stesso e il suo residuo elettorato con un’efficacia direttamente proporzionale alla scarsa energia profusa, mentre l’intellighenzia del paese, ferocemente schierata contro la destra di lotta e di governo, ma detestata dagli italiani ancor di più del suo partito di riferimento, ottiene un insuccesso inversamente proporzionale al grande impegno messo in campo. Che il cerino resti in mano a Renzi, o a chiunque avrà la ventura di sostituirlo veramente a me pare inevitabile, a meno che Salvini non decida di raddoppiare la posta e mandare il paese alle elezioni anticipate, per incassare il dividendo della debolezza personale e politica di Di Maio e di Conte.

 

Naturalmente il ponte Morandi con questo scontro non c’entra nulla, se non sotto il profilo simbolico, ma siccome i simboli sono ben capaci di smuovere le coscienze e di muovere gli uomini, in realtà c’entra moltissimo, e che lo si voglia o no è diventato ad un tempo il cardine della politica italiana e lo snodo su cui una società ormai provata da troppi anni di declino e da troppe tare genetiche si appresta a fare i conti con la propria storia, incurante del rischio di andare a sbattere contro un muro che probabilmente le cadrà sulla testa, senza curarsi del cerino e delle dita che sono riuscite a non stringerlo.

società italiana sepolta sotto le macerie del ponte Morandi

Oggi per gli italiani la colpa è della vecchia politica, e la nuova, che ha fatto dell’antipolitica e del populismo la sua cifra identitaria, è vista come la panacea di tutti i mali, con una convinzione liberatoria e un’ansia di rivoluzione che spinge la stragrande maggioranza del paese ad attribuire responsabilità a tutti fuorchè a sé stessa, ai governi precedenti come all’Europa, alla finanza come alla burocrazia, agli intellettuali come ai migranti, in un corto circuito logico, politico e civile nel quale i colpevoli sarebbero alla fine quattro gatti, sostanzialmente il 20% del paese, e forse meno. Possibile che tanti buoni e incazzati cittadini si siano fatti prendere per i fondelli per qualche decennio da una minoranza privilegiata, cattiva e arrogante che è scappata con la cassa ed ha lasciato i conti da pagare?

 

Ora che tutti hanno passato il punto di non ritorno, che la coesione sociale è disgregata e che la politica ha perso qualunque capacità di riassumere gli interessi della società, perché ne rappresenta solo dei segmenti contradittori e inconciliabili, è proprio l’idea di responsabilità che resta sepolta sotto le macerie del ponte, assieme alle vittime del crollo; e ciò non solo e non tanto per la sciagura in sé stessa, che pure è enorme, ma per il senso di civiltà che tutti, cittadini per primi, dovrebbero avere nei confronti del proprio paese, per la sua storia, per il suo presente e soprattutto per il suo futuro.

 

Oggi la vulgata corrente va molto per le spicce: le cause del declino, con diversi livelli di consapevolezza da parte dei cittadini,  sono la politica, e quindi il PD, che è stato il principale partito di governo nell’ultima legislatura, l’Europa e i suoi vincoli di bilancio, che impediscono di spendere a debito, e la grande finanza speculativa che attraverso la globalizzazione redistribuisce il reddito e alimenta il flusso dei migranti.

 

Ammettiamo pure che queste idee abbiano una parte di verità, e in realtà ce l’hanno: la politica è stata sicuramente inadeguata e il PD ha commesso molti errori, l’Europa ha tutti i limiti che le derivano dal fatto di avere una rilevante dimensione tecnico/economica e una grande debolezza politica, ed è vero che la globalizzazione redistribuisce il reddito dal nord al sud del mondo, oltre che concentrarlo in un numero troppo piccolo di mani. E allora? Queste cose hanno forse determinato il declino del paese in una qualche significativa misura?

 

Il PCI e i suoi eredi alle elezioni politiche non hanno mai preso più del 34% dei voti, in due occasioni nelle quali sono stati peraltro sconfitti, e per il resto sono stati mediamente fra il 20 e il 25 %; il centro destra a trazione leghista e il Movimento 5 Stelle assieme sono arrivati al 70%, e considerato che il declino economico e sociale del paese data a voler essere ottimisti dalla fine degli anni ’80, per chi hanno votato questi cittadini in tutti questi anni? Non potevano votare per partiti migliori? Non potevano selezionare meglio la classe dirigente? Perché se è vero che l’ultima legislatura ha esasperato il paese, ormai incapace di accettare sacrifici, equi o iniqui che siano,  è pur vero che i più grandi disastri economici sono stati fatti nel periodo del CAF e durante i governi Berlusconi. E quindi? Tutti innocenti?

 

L’Europa, quella tecnocratica e del rigore! Quella che non ci vuole far fare altri debiti! È forse colpa dell’Europa se abbiamo il terzo debito pubblico del mondo? È sempre colpa sua se il nostro sistema industriale è andato in declino, il sistema del welfare è andato fuori controllo, se la scuola è stata portata allo sbando e la scolarità del paese fa ridere, se abbiamo contemporaneamente la più alta pressione fiscale e la più alta evasione del continente, se la nostra burocrazia è da paese sudamericano, se la corruzione è ormai endemica, se la rete delle nostre infrastrutture è da terzo mondo, se abbiamo ceduto la sovranità di intere regioni alla malavita organizzata, se rifiutiamo ogni forma di progresso e di innovazione, che siano termovalorizzatori, investimenti sull’energia e financo i vaccini ai bambini? Ninby forever and for all? C’entra il rigore dell’Europa con il nostro declino? Non sono mica declinati tutti come noi gli altri paesi europei, ed essere oggi fra quelli che subiscono le condizioni, giuste o sbagliate che siano, invece che imporle, è stata essenzialmente  la conseguenza delle scelte che abbiamo fatto a piccole rate negli ultimi decenni. Noi, non gli elettori del Burundi.

 

La grande finanza! I poteri forti! Esistono per tutti, anche per la Russia e per la Cina, per parlare dei nostri competitors, esistono da tempo immemorabile, e credo che sia stato un male lasciargli la briglia troppo sciolta, perchè poi diventa un problema tirare il morso. L’eccesso di liberismo ammazza la politica, oltre che la società, e causa anche grandi crisi sistemiche, non escluse quelle del 1929 e del 2008, ma questo cosa c’entra? Quale che sia la soluzione del problema, e l’evoluzione dell’attuale assetto internazionale, rispetto al quale noi siamo irrilevanti, resta il fatto che la grande finanza, che ha natura prevalentemente privata, alimenta il nostro debito pubblico, il cui finanziamento è tanto più oneroso per la sua dimensione e la nostra inaffidabilità, non per la cattiveria e la voracità dei mercati. Pensiamo di prenderli per il bavero della giacca e metterci a stampare moneta come se piovesse, così imparano? Temo che sia esattamente ciò che pensano un sacco di cittadini italiani, e questo pensiero è l’esatta misura della nostra irresponsabilità, che poi è solo un diverso  modo per dire che il principio di responsabilità non è nelle nostre corde.

 

La realtà è che l’Italia è un piccolo paese, frammentato, senza etica pubblica e senza senso dello Stato, intollerante alle regole e al potere, perchè scardinerebbero le mille identità e i milioni di piccoli privilegi ai quali ognuno pensa di avere diritto; è così da sempre, è come se il peso del particolare ci impedisse di diventare uno stato moderno, e questo peso aumenta in proporzione alla scarsità delle risorse da dividere. È questa la responsabilità che è rimasta sepolta sotto il ponte Morandi, l’idea che lo Stato sia il nemico, che la politica sia il male, e che l’antipolitica sia il bene, come se dalle grandi crisi della politica non venissero solo grandi problemi e grandi tragedie. L’Italia è un paese per vecchi, anagraficamente, culturalmente, socialmente e politicamente, ed è questa la sua tara genetica, quella che gli ha impedito di essere una seconda Germania, pur avendone avuto i presupposti e le capacità teoriche. Tutta colpa della politica? Ma quando mai, gli eletti assomigliano sempre ai loro elettori, salvo per il fatto che di solito sono un po’ meglio. Noi abbiamo sempre avuto la classe dirigente che ci siamo meritati, e se oggi abbiamo la peggiore vuol semplicemente dire che siamo di molto peggiorati anche noi. Difatti cerchiamo qualcuno a cui lasciare il cerino, anche sotto le macerie del ponte, in modo osceno e in una situazione nella quale tutti hanno qualcosa da nascondere e farsi perdonare.

ponte Morandi

Oggi siamo al punto più basso della nostra storia repubblicana, e nessuno pare all’altezza della situazione, sia sul piano politico che su quello sociale.

 

Il PD ha responsabilità grandissime in questo collasso, non solo e non tanto per le scelte che ha fatto in passato, che pure spesso non ho condiviso, ma per quello che non sta facendo oggi, autisticamente rinchiuso in una bolla che non comunica più con la società, intento a rivendicare un percorso che è stato bocciato in modo drammatico dagli elettori, sia per ragioni di merito che di metodo. Capisco che il problema da affrontare è enorme, perché l’idea pur fondata che gli elettori siano degli imbecilli è poco funzionale al recupero del consenso, ma se da questa lettura non si smuove e rivendica anche le scelte sbagliate, se non cambia tutta la classe dirigente che ha fallito in modo così clamoroso, se e quando ci sarà un’altra occasione, prima o poi ci sono sempre, non sarà poi in grado di coglierla. Certo, è difficile, ma se fosse semplice ne sarebbero capaci tutti, e se ci fosse un abbozzo di soluzione oggi ci sarebbe già un problema minore. Ma non è così.

ponte Morandi

La Lega e il Movimento 5 Stelle puntano a macinare consenso nella certezza di rendere irrilevante l’opposizione, e di giocare poi una partita a poker con l’Europa, convinti di non poter essere trattati come la Grecia perché siamo troppo grossi per fallire. Io credo che sia una convinzione sbagliata, sia perché altre spese a debito possono avere senso, forse, solo assieme ad una riforma dello Stato che inizi a smantellare le sue tare genetiche, sia perché gli elettori degli altri paesi d’Europa oggi meno di ieri  consentiranno ai loro governi di fare sconti alla grande cicala d’Europa. Su questo punto si giocherà la partita, perché è evidente che i programmi sommati di Salvini e Di Maio sono la prosecuzione con altri mezzi del “meno tasse pe tutti” di Berlusconi, ed è altrettanto evidente che non potranno essere realizzati, sia per ragioni contabili che per ragioni politiche. Solo che gli elettori italiani, immemori del governo Monti, hanno votato esattamente per questo, incuranti del fatto che reddito di cittadinanza e flat tax, qui ed ora, non in un lontano futuro ipertecnologico, sono semplicemente due immorali forme di privilegio a spese della collettività, come le tante che in passato hanno avvelenato il nostro percorso verso l’età adulta e la modernità.

 

Noi siamo esattamente in questo punto: i cittadini italiani non ne vogliono più sapere di sacrifici, e per tradurla in due parole vorrebbero semplicemente i propri debiti condonati, la maggioranza è guidata da due irresponsabili, uno sveglio e l’altro no, che pensano di ricattare l’Europa, come se l’Europa il ricatto se lo potesse permettere, l’opposizione è in stato confusionale e dal giorno delle elezioni sta preparando alacremente la nuova sconfitta, con l’ormai acquisita certezza di riuscire nell’intento. Il qui ed ora in cui ci troviamo sono le macerie del ponte Morandi, e contemporaneamente le macerie della nostra società e della nostra politica. Pensare che in questo disastro le colpe siano di Renzi, di Salvini o di Di Maio, e che i cittadini italiani siano gli innocenti ingiustamente incolpati del delitto è semplicemente una stupidaggine: non ci sarà nessun nuovo miracolo economico  dopo la partita a poker con l’Europa, forse fallirà anche l’Europa, alla quale il resto del mondo sta diventando sempre più ostile, ma noi falliremo prima e di più. Dopo a chi attribuiremo la responsabilità?

 

 

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Una bella catastrofe era proprio ciò che ci voleva

 

 

 

 

 

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