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Solo Sanders può spezzare il potere del capitalismo in USA

 

L’aver definito la corsa democratica alla presidenza degli Stati Uniti come una scelta tra giustizia economica e quella sociale, è stato un colpo da maestro di Hillary Clinton. Ma Sanders ha qualcosa che a lei manca: la capacità di costruire un movimento.

di Paul Mason
(Traduzione Redazione Modus)

Solo Bernie Sanders può spezzare il potere del capitalismo negli Stati Uniti

Nella storia di Brooklyn si possono annoverare vari primati: un ponte iconico, Mae West, Al Capone e i cantieri che costruirono una parte sostanziale della Marina degli Stati Uniti. La scorsa settimana, il famoso distretto di NY ha ospitato un dibattito critico sul futuro della politica di sinistra, non solo in America ma in tutto il mondo occidentale.

Dopo essersele suonate in diretta tv per due ore, Bernie Sanders e Hillary Clinton si sono alzati per dare le loro rispettive arringhe di chiusura. Sanders, un nativo di Brooklyn, ha focalizzato sulla disuguaglianza e lo strapotere del denaro nella politica americana. Ha fatto appello per l’assistenza sanitaria gratuita, per l’università gratuita, lo scorporare le grandi banche ed il costringere i ricchi a pagare le tasse.

Clinton ha risposto: “Sai, ovviamente abbiamo le barriere economiche … ma abbiamo anche le barriere razziali, le barriere di gender, le barriere omofobiche, le barriere alla disabilità”. L’impilicto messaggio non avrebbe potuto essere più chiaro: dimentica la lotta a Wall Street – un capitalismo più liberale è il massimo che potrai ottenere.

Definire la gara come una scelta tra classe e identità, tra la giustizia economica e giustizia sociale, è stato il colpo da maestro di Hillary. Se funziona, Sanders sarà affondato da una combinazione di denaro di Wall Street e milioni di voti neri negli stati del sud. Questi ultimi hanno preferito Clinton otto o nove a uno in alcuni luoghi.

 

Successivamente la partitura si scriverà da sé. Che siano capeggiati da Donald Trump o da Ted Cruz, i repubblicani perderanno. Entrambi gli uomini sono, in realtà, impegnati in un attacco vendicativo contro l’establishment centrista del loro partito perché non è riuscito a fermare le riforme del presidente Obama.

Questo, a sua volta, è una sorta di attacco vendicativo alla storia stessa. Anche se in questa stagione il punto di vista dei bigotti religiosi di destra domina sui media, la demografia degli Stati Uniti è cambiata così velocemente da rendere questa amplificazione mediatica in totale contrasto con il modo in cui vive il 60% degli americani.

Così, per quanto tutti i media globali siano ossessionati con Trump, il vero problema in questa elezione è: quale tipo di politica progressista governerà l’America – una che lascia il potere del denaro intatto o, come nelle grandi epoche di riforme politiche degli Stati Uniti, una che fondamentalmente ri-ordini il capitalismo?

Clinton stessa si è disegnata come il candidato di continuità con Obama. Dopo che Lehman Brothers crollò nel 2008 Bush e Bernanke salvarono Wall Street. Ma è stato Obama che ha assicurato che il salvataggio risultasse a costo zero per quel 0,1% dei più ricchi in America. Nel corso di due mandati Obama ha presieduto sulla stagnazione dei salari. La sua riforma più notevole – quella sanitaria – ha portato, sì, 11 milioni di persone nel sistema delle assicurazioni private; ma ha anche lasciato scoperti ancora 29 milioni di non assicurati, e con un settore sanitario che sta ancora combattendo la sua battaglia di retroguardia attraverso i tribunali.

 

La maggioranza progressista dell’America non ha solo bisogno di un presidente democratico. Ha bisogno di un candidato alla presidenza che possa offrire, o quest’anno stesso o entro la metà del mandato presidenziale, la maggioranza in entrambe le camere del Congresso e che sia determinato a costruire una corte suprema liberale che duri una generazione. Sia sulle questioni di classe o quelle di identità, questa la guerra che deve essere combattuta. E solo Bernie Sanders la può vincere.

Perché? In primo luogo, perché la maggioranza necessaria per far la differenza al Congresso può solo essere consegnata da un’affluenza democratica molto alta. Il sistema è così manipolato a livello locale che i democratici hanno bisogno di un 8-10% in eccesso per vincere una sottile maggioranza alla Camera. Sanders, a differenza di Clinton, ha un chiaro vantaggio rispetto a qualsiasi candidato repubblicano nei sondaggi di tutti gli elettori. In effetti, il 33% dei sostenitori di Sanders, in un sondaggio di Marzo, ha detto che non avrebbero votato per Clinton se lei fosse il candidato.

Con una destra motivata per una ultima e disperata difesa del conservatorismo sociale, del razzismo e della sanità privata, solo un candidato capace di toccare in profondità la rabbia ed il malcontento della parte progressista d’America – e che, anzi, riesca ad attraversare il divario nel paese tale da essere trasversale – sarà in grado di garantire una maggioranza legislativa. Questo vale tanto per le politiche di lotta contro il razzismo, il sessismo e l’omofobia quanto per quelle necessarie a combattere la disuguaglianza.

 

Per la Clinton ci sono zero possibilità di raggiungere questi obiettivi. Anche se lei ha retoricamente spostato il suo programma a sinistra, le sue radici rimangono profonde tra l’elite del libero mercato e la sua incapacità di ispirare i giovani sostenitori di Sanders sono indici di quanto lontana lei sia dal tipo di entusiasmo che è necessario per mettere in atto il cambiamento generazionale.

Sanders si è dimostrato incapace di gestire il voto nero nel sud. La sua giustificazione che il sud è “conservatore” è un eufemismo per il fatto che Clinton sia riuscita a collegarsi con il sistema di clientelismo religioso e politico lì presente, e lui semplicemente non l’ha fatto. Invece di scuse, dovrebbe impegnarsi a corteggiare maggiormente i delegati neri del sud che gli serviranno per sconfiggere Clinton alla convention.

Ma Sanders ha qualcosa di cui l’America progressista ha reale bisogno: la capacità di costruire e sostenere un movimento. Dal 2011, l’enorme debolezza della generazione attivista progressiva è stata la loro tendenza ad intervallare azioni eroiche – Wisconsin, Occupy Wall St. e simili, il movimento Black Lives Matter (Le vite afro-americane contano, assoc. creata in seguito a Ferguson, N.d.R.) – all’essere presenze passive ed immotivate in campagne locali di breve durata.

 

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  Due immagini di un giovane Bernie Sanders

 

Al contrario, la destra ha un movimento di base che, aiutato dai dollari dei fratelli Koch, combatterà e saboterà il prossimo presidente democratico. È questo il movimento che ha realizzato le contro-rivoluzioni locali in materia di aborto; che tormenta i migranti; che passa norme statutarie per privare diritti agli elettori neri.

La maggioranza progressista in America ha bisogno per diventare un contro-movimento. Ha bisogno di occupare non solo l’occasionale parco, aiuola, università o incrocio stradale. Ha bisogno di occupare lo spazio effettivo politico ora occupato da sguatteri della destra: il municipio, il governo dei singoli stati, l’aula in tribunale, il provveditorato agli studi, il sistema di registrazione degli elettori.

Quel movimento avrebbe il compito di neutralizzare l’opposizione di destra della classe operaia facendo leva – in modo trasversale – sul desiderio di giustizia economica tra i tanti elettori a destra. Potrà farlo solo combattendo il potere e il privilegio di quelle stesse persone che versano denaro nella campagna di Clinton. È difficile immaginare che Hillary Clinton possa mai far tanto, di mezzo ci sono una vita nell’elite politica e un conto in banca lievitato dai compensi per i suoi discorsi per Goldman Sachs e simili. Con Bernie Sanders non c’è bisogno di immaginare.

 

25 Marzo 2016 - Visita inaspettata al discorso di Sanders a Portland, Oregon

Solo Bernie Sanders può spezzare il potere del capitalismo negli Stati Uniti

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2 comments

  1. nemo 4 maggio, 2016 at 09:09

    Immaginare la vittoria, negli Usa di un candidato dichiaratamente socialista è una grande utopia. Chi lo fa non conosce a fondo quel Paese e le sue paure più profonde. Ma, ammettiamolo, in tutti i Paesi retti da un sistema democratico chi ha le possibiltà maggiori di vittoria, in tempi normali, sono le posizioni di centro. E di certo le posizioni di Sanders, per quanto condivisibili da una certa elite, per la classe piccolo borghese non lo sono. Nella malaugurata ipotesi ci debba essere la possibiltà di una vittoria di Trump, l’unica che possa fare da argine a questo sarà solo la ex Fisrt lady, non, purtroppo Sanders.

  2. Tigra 20 aprile, 2016 at 14:23

    Situazione difficile e complicata, anche da commentare.
    Trump è così scandalosamente di destra che contro di lui potrebbe vincere persino un radicale come Sanders; al tempo stesso la Clinton ha una posizione così centrista che un candisato repubblicano più moderato di quello col parrucchino colorato sarebbe difficilmete distinguibile da lei.
    Credo vincerà la realpolitik, Hillary vincerà le primarie democratiche e diventerà probabilmente la prima donna presidente, sopratutto se il great old party non riuscirà a stoppare la corsa di Trump.
    Credo che resti da vedere se Sanders sarà dopo le primarie un alleato che sposta più a sinistra la posizione di Hillary, o se sarà un nemico.
    Dubito che a questo giro si possa prefigurare un ridimensionamento del del capitalismo americano.

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