le storie

Parole Scolpite: Bohumil Hrabal

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Bohumil Hrabal è nato un secolo fa in quella che oggi si chiama Repubblica Ceca, ed è morto, probabilmente suicida, nel 1997. E’ stato uno scrittore dal successo tardivo, di quelli che per vivere hanno veramente fatto 100 mestieri, dovendo superare ad un tempo le difficoltà di uno stile certamente originale e non facile, e la censura del regime comunista, non precisamente sintonizzato sulla lunghezza d’onda dei suoi libri.

“Ho servito il re d’Inghilterra” è il suo libro più famoso, e certamente uno dei più belli; racconta con un linguaggio inimitabile, una sorta di surreale “lingua parlata”, la storia di un aiuto cameriere, piccolo di statura e grande di ambizioni, che attraversa la Cecoslovacchia negli anni dell’anteguerra, della seconda guerra mondiale e del comunismo, la sua educazione alla vita, i suoi piccoli successi e i suoi grandi insuccessi, in una parabola, o in una parodia, nella quale in tanti, in ogni tempo, si possono riconoscere.

“E così l’incredibile divenne realtà e un mese dopo dovetti andare a farmi delle iniezioni, iniezioni ricostituenti, ogni volta tutta intera una confezione di aghi , spuntati come chiodi, nel sedere, per rinforzare la psiche, e completata dieci volte quella confezione, una notte riuscii a coprire Liza secondo le prescrizioni … e così rimase incinta, e adesso però era lei a doversi andare a fare le iniezioni ricostituenti, perché i dottori avevano il timore che non avrebbe portato a termine la gravidanza dell’uomo nuovo, o avrebbe abortito, e così di tutto il nostro amore non era rimasto nulla, e di quel coito nazionalsocialista non era rimasto che un rapporto in tunica, Liza addirittura non mi aveva nemmeno toccato il sesso, e io ero stato soltanto ammesso secondo la prescrizione e l’ordine del nuovo Europeo, cosa della quale non ero soddisfatto, mentre ugualmente tutta la faccenda del bambino non era che scienza e chimica, e soprattutto iniezioni, per quelle iniezioni simili a chiodi Liza aveva un sedere così sforacchiato che preferivamo dedicarci alla cura delle ferite, e soprattutto delle ferite causatemi dalle infezioni, ferite che buttavano continuamente acqua, per poter mettere al mondo un bel bambino nuovo.”

Il libro ha tanti registri, è ironico e tragico, disincantato e surreale, poetico, a volte erotico e festoso, pieno di immaginazione e contemporaneamente di riferimenti alla realtà, filosofico a suo modo, ma soprattutto, e questa è la cosa che a mio parere lo rende unico, ha un umorismo che inizia nella cattiveria e quasi sempre si conclude nella crudeltà, quella della vita e del mondo.
Non assomiglia a nessun altro libro, fra quelli che ho letto.

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1 comment

  1. Canadair 26 gennaio, 2015 at 14:31

    Confesso, non solo di non aver letto il libro, ma neanche di conoscere l’autore. Questo derivato dal fatto che per vari motivi, ho spesso privilegiato letture di autori italiani o del mondo anglofono.
    Il successo editorial di Milan Kundera, mi ha fatto avvicinare a questo scrittore, di cui ho molto apprezzato i libri.
    Leggendo questa recenzione, mi sono tornate in mente queste vecchie letture, specie la tematica dell’alienazione. Tematica contenuta in molti romanzi, dei piu’ disparati autori e paesi. Ma che, nel caso di questi autori, si sviluppa in un mondo peculiare, quello del socialismo reale. Un mondo nato dalla ribellione ad un sistema ingiusto ed inequo che ha sempre privilegiato l’accumulo di risorse e di capitali a scapito degli indivudui, specie I piu’ deboli e meno fortunati.
    Ebbene, quel mondo nuovo, quell’aprirsi alle possibilita’ piu’ affascinanti di una societa’ piu’ equa, scevra dall’alienazione materialista del consumo e dell’accumulazione della ricchezza a scapito dei bisogni materiali e spirituali dell’uomo, si e’ rivelato un mostro che ha creato, nel tempo, ancora piu’ alienazione. Facendo uscire, nel tempo, non il meglio, ma il peggio di cio’ che c’e’ intrinsicamente in ogni persona: opportunismo, prevaricazione e, diciamolo pure, sfruttamento da una parte della popolazione, coloro scesi a patti con la loro coscenza e che hanno deciso di unirsi al potere, verso il resto della popolazione. Scaturendo una impotente ribellione che ha dovuto, o meglio, voluto trovare sfogo in altri campi.
    Libri questi, come quelli di Bohumil Hrabal e Milan Kundera, che ci aiutano a capire piu’ a fondo noi stessi e cosa c’e’ nascosto o seminascosto nella psyche di ognuno di noi. Ma che ci aiutano anche a capire dove i “progressisti” hanno fallito. Aiutandoci, almeno coloro che hanno animo e sentimenti progressisti, a formulare un’idea di progresso che non ricada nei tragici errori delle precedent generazioni.

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