Oziando sul web in un pomeriggio di faticosa elaborazione dei festeggiamenti natalizi, mi sono imbattuto nella storia di Franca Viola, una ragazza siciliana la quale, diciassettenne, venne rapita da un certo Filippo Melodia il 26 dicembre 1965 e tenuta segregata per 8 giorni sino a quando il padre di lei non lo obbligò a confessare il rapimento, nonchè il luogo dove  teneva segregata la ragazza.

La storia fece scalpore, non solo perchè Melodia venne condannato al carcere (in anni in cui questi fatti non erano sottoposti certo ad un duro giudizio sociale), ma anche perchè (e fu questo il motivo che portò alla condanna del rapitore), la ragazza si rifiutò, in disprezzo totale alle usanze dell’epoca, di sottostare al cosiddetto “matrimonio riparatore” lasciando il Melodia incredulo per una conclusione della vicenda che aveva programmato in ben altro modo.

STO - Storie di donne - Franca Viola 1

                            Franca Viola durante gli anni del processo

La scelta non fu certo agevole, ed anche se la famiglia di Franca si schierò compatta a sostegno della figlia, non fu facile per la povera ragazza affrontare il pubblico disprezzo del paese dove viveva perchè, allora, così non si usava.
Il gesto di Franca servì poi alla crescita di una coscienza, anche nel sud Italia, che portò (ma ci vollero ancora 17 anni) all’abolizione della norma relativa al “matrimonio riparatore” che tanto dolore aveva portato, nel tempo, a centinaia, forse migliaia, di donne.

Mentre leggevo questa rievocazione di un avvenimento lontano, mi è parso singolare il fatto che, nello stesso giorno, mi fossi trovato di fronte ad un quadro (la Conversione della Maddalena) opera di una famosa pittrice (Artemisia Gentileschi) la quale aveva dovuto subire, come Franca ma 350 anni prima, la stessa sorte.

Artemisia (le cui opere si trovano esposte in importantissimi musei e collezioni private in tutto il mondo) è stata un’artista la quale aveva evidenziato sin da bambina straordinarie doti pittoriche che indussero il padre a coltivare queste qualità in un’epoca nella quale gli autori più noti erano uomini come Caravaggio e Guido Reni.
Fu così che il buon Orazio, del tutto ignaro di ciò che sarebbe accaduto, affida la giovane Artemisia ad un giovane pittore di non grandi talenti ma molto conosciuto, scopriranno poi, più per le torbide tresche tra le lenzuola che per le sue opere pittoriche: tal Agostino Tassi.
Come era prevedibile, dati i precedenti, il Tassi approfittò di trovarsi solo con la giovane Artemisia, per obbligarla a soddisfare i suoi desideri e la convinse, poi, ad intrattenere una relazione per mesi promettendo un matrimonio riparatore che non avrebbe potuto concedere in quanto già sposato.

STO - Storie di donne - Artemisia

     Artemisia Gentileschi - Autoritratto (particolare) - Royal Collection Windsor

Al danno si sommò la beffa e la povera Artemisia, scoperto l’inganno, andò su tutte le furie, spalleggiata dal padre il quale volle fortemente un processo nel quale, com’è nelle migliori tradizioni odierne, Artemisia rivisse la torbida vicenda costretta, persino sotto tortura, a ripetere ciò che era accaduto.
Il processo venne svolto meticolosamente (anche troppo), ma contrariamente a ciò che si potrebbe ipotizzare, la condanna del manigoldo profittatore venne sancita e, per quei tempi, non fu certo una cosa scontata; naturalmente la pena non fu severa ed al pittore poco talentuoso fu proposto di evitare la galera andando altrove in esilio.
La vicenda processuale si chiuse ed Artemisia, ottenuta soddisfazione dalla condanna, recuperò anche un pò di onorabilità che spese immediatamente sposando, l’anno successivo, uno dei suoi più agguerriti sostenitori al processo.

Di tutta la vicenda colpisce la forza e la caparbietà di una ragazza che, costretta a divenire improvvisamente donna contro la sua volontà, seppe portare questa sua forza sulla tela rappresentando la figura femminile con grande intensità.

Una curiosità; uno dei quadri più famosi di Artemisia (ne ha dipinte addirittura due versioni molto simili tra loro) è quello di Giuditta che uccide Oloferne. Il soggetto biblico è molto rappresentato nella pittura e lo stesso Caravaggio ne eseguì una versione. Nella mano di Artemisia, in quel dosare luci ed ombre, si vede l’influenza del Maestro, ma una delle cose che più differenzia le due opere è lo sguardo della Giuditta di Artemisia, una donna fredda, vendicativa, mentre la Giuditta di Caravaggio è più distaccata, quasi schifata da ciò che sta facendo; chissà se al Tassi fischiarono le orecchie mentre l’ancora giovane artista brandiva il pennello su quel quadro.

STO Giuditta e Oloferne - Caravaggio

           Caravaggio - Giuditta e Oloferne (particolare)- Palazzo Barberini Roma

STO - Giuditta e Oloferne - Artemisia

Artemisia Gentileschi - Giuditta e Oloferne (particolare) - Galleria degli Uffizi Firenze

Sempre nella versione di Artemisia Gentileschi, non sfugge il significato del gesto di Giuditta che salva la sua virtù (ed il suo popolo) uccidendo Oloferne, così come non sarà sfuggito al tempo e nonostante fossero trascorsi diversi anni dal processo, quanto quella donna avesse voluto con quel quadro affermare la sua determinazione, la stessa che Franca Viola, 350 anni dopo, mostrerà all’Italia.

Per il suo gesto coraggioso, nel 2011 Franca vegne insignita dal Presidente Napolitano dell’onoreficenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. La sua vicenda ha ispirato Damiano Damiani nel film “La moglie più bella” interpretato da Ornella Muti al suo esordio; i meravigliosi occhi dell’attrice fanno da cornice al testo.

 

Storie di donne

                                 Franca Viola riceve l’onoreficenza da parte del Presidente Napolitano

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6 comments

  1. Tigra 9 febbraio, 2016 at 10:59

    Sorprende che a secoli di distanza due fatti simili abbiano avuto lo stesso epilogo, contrario al senso comune; ciò vuol dire che il senso comune non si è affatto evoluto, e se leggiamo certe cronache odierne relative alla violenza sulle donne possiamo concludere che le cose sono anche peggiorate, forse perchè viviamo in una società più indifferente e più crudele.
    Probabilmente ha ragione Nemo nel dire che sono storie che fanno riflettere, ma temo che la morale che lui ci ha letto sia troppo ottimistica, perchè Franca Viola e Artemisia Gentileschi rappresentano le eccezioni e non la regola.

    • nemo 9 febbraio, 2016 at 20:01

      Beh ! Tigra, non credi sia cambiate nel frattempo le cose?. Attenzione non dico, lontano da me questa convinzione, non dico che siano idilliache queste, ma santo Dio converrai che tra la situazione o se preferisci il pensiero comune nel quale viveva la Viola e quello attuale, converrai, ci siano delle differenze, spero! Altra cosa è quello che patì la Gentileschi, invito a leggere le torture inflittegli per avere conferma, sic, delle accuse che rivolgeva al suo stupratore. Ecco direi siano tutte quì le differenze, la piccola, lo ammetto, evoluzione che c’è stata lenta, sono d’accordo, ma vivaddio c’è stata, non ammetterlo sarebbe da ciechi.

      • Tigra 10 febbraio, 2016 at 09:35

        Ne sei proprio sicuro?
        In fondo il rapitore di Franca Viola era animato dalle migliori intenzioni, la voleva sposare, magari contro la sua volontà, ma non le voleva male, mentre Agostino Tassi aveva solo carpito la fiducia di Artemisia Gentileschi, come quotidianamente succede ancora oggi, ogni volta che si instaura una relazione squilibrata nei sentimenti.
        Sono naturalmente due forme di violenza, ma in fondo, rispetto a quello che ci propone la cronaca quotidiana, sono violenze ammantate di candore, nessuna muore, nessuna viene gonfiata di botte, nessuna viene sfregiata con l’acido o bruciata viva; le vittime di femminicidio in Italia, negli ultimi 4 anni, sono oltre 600, e rappresentano una risibile percentuale degli infiniti casi di violenza sulle donne, percentuale nota solo per a sua gravità.
        Ci siamo evoluti? Non saprei dire; certo, c’è stato un cambiamento, nei costumi, nella concezione di ciò che è lecito e di ciò che non lo è, ma vorrei ricordarti che è di questi giorni una sentenza che ha assolto un dirigente pubblico accusato di banali molestie perchè ritenuto “immaturo”, un farfallone insomma: forse i giudici dei casi Viola e Gentileschi hanno dimostrato più rigore e più buon senso, condannando in entrambi i casi gli imputati.

        • nemo 10 febbraio, 2016 at 11:10

          Oddio spero stu stia celiando quando scrivi che ” in fondo gli voleva bene” e che era mosso da buone intenzioni. Ho appena seguito un interssantissimo documentario sulla partecipazione delle donne nella Grande guerra, ebbene ti rimando a questo per avere una risposta alla tua affermazione circa la mancata evoluzione. Di certo ci sono, ancora, strati della cosidetta società civile che non si sono adeguati ma, malgrado tu la pensi in modo diverso, le cose sono cambiate e, fortunatamente, stanno cambiando

          • Tigra 10 febbraio, 2016 at 11:42

            Certo, gioco coi paradossi, mi sembra ovvio, ma se mi permetti la citazione, penso anche che a volte tutto cambi affinchè nulla possa veramente cambiare.
            Se sei così sicuro dell’evoluzione positiva, spiegami perchè è così difficile e umiliante per una donna ottenere una condanna per stupro, o perchè la violenza sulle donne aumenta sempre di più, praticamente ovunque.

  2. nemo 9 febbraio, 2016 at 09:44

    Ho letto con piacere questo intervento e, mentre leggevo, ho riflettuto. la vicenda della ragazza rapita e segregata nello stesso paese che oggi ironizza sulla, presunta, arretratezza dei popoli islamici. Ebbene quello di cui si sta raccontando, la storia, è accaduto in Italia 51 anni fà. Due generazioni sono passate da quando il fatto avvenne, e ci vollero, come dice l’articolo 17 anni per modificare un articolo del codice penale. Fortuna che ci sono state donne come la Viola, negli anni 60 e la Gentileschi sua antenata, nella disgrazia dell’incontro. Ebbene questa, dovrebbe, essere la morale, non sputare il alto a volte ti ricade in faccia quello che hai espulso. Grazie, M. Ludi, per averlo riproposto.

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