la società

XXV aprile: settant’anni dopo

 

Da “Ricordi ed immagini della Resistenza in Val Sangone”
18 ottobre 1997
“Finalmente , dopo lunghe attese, causa procedure burocratiche, ma merito delle appassionate attenzioni del Sen. Piero Fassino, figlio del Comandante Eugenio, il presidente della Repubblica, On.le Oscar Luigi Scalfaro, sabato 18 ottobre 1997, è stato a Giaveno per la consegna della medaglia d’argento apposta al gonfalone civico del Comune di Giaveno, ma idealmente a tutti i Comuni della Val Sangone …”
In quell’occasione era presente , Piero Fassino, attuale Sindaco di Torino. Piero , figlio di Eugenio, comandante partigiano che fece parte della Brigata Garibaldi di val di Susa e Sangone, prende il nome dal nonno. Il nonno morì nel 1944 a causa delle percosse che ricevette dai fascisti . Volevano sapere informazioni sul figlio Eugenio che, a loro risultava essere andato a casa de padre.
Eugenio Fassino evitò ,quasi miracolosamente,la fucilazione al poligono di tiro del Martinetto e morì nel 1966.A lui è stato dedicato il teatro di Avigliana.
Piero Fassino fa parte del comitato di gestione dell’Ossario di Forno di Coazze .
Questo complesso , raccolse le spoglie dei partigiani caduti , e conserva il ricordo dei caduti della valle. Seppelliti con funerali clandestini, i corpi furono riuniti in quello che è considerato un cimitero di guerra. Conserva i resti, o meglio il ricordo di 98 partigiani ; sull’entrata della chiesa, reca la scritta “Usque ad finem ed ultra comites.”
Nell’aprile del 2009, l’ex Presidente Giorgio Napolitano, fece visita al cimitero dei caduti partigiani, alcuni dei quali vennero uccisi , in località Forno di Coazze.
Ogni anno , la seconda domenica di maggio, festa della mamma, viene celebrata una messa a ricordo dei Partigiani uccisi. E non a caso è stata scelta, questa domenica di maggio. Per ricordare le donne e soprattutto le madri che andavano a trovare i loro figli in montagna. Quelle che portavano su cibo e vestiario, caricando tutto in uno scompartimento del treno e sedendosi in un altro, in modo che, nel caso di un’ispezione ,non si potesse associare la persona al fagotto di roba. Quelle che di volta in volta raggiungevano i figli in montagna, seguendo percorsi sempre diversi. Che trepidavano ad ogni notizia di rastrellamenti, che li avevano visti fuggire attraversi i campi o nascosti in pozzi, che li videro morti ammazzati e dovettero seppellirli in funerali clandestini.
Non per niente venne eretta nel Comune di Coazze, al ventennale 1944-1964, una lapide dedicata alla Mamma del Partigiano.
Le madri se ne sono andate poco per volta negli anni, a raggiungere i loro figli. Nonostante siano trascorsi tanti anni da quei fatti, i tentativi di far dimenticare le Resistenza o di declassarla a fenomeno di guerra e i “revisionismi storici”, la memoria , quella “giusta”, è rimasta.
Mi ha fatto piacere sapere che i Partigiani,tuttora in vita, le donne ,allora ragazze, che facevano la staffetta, correndo rischi enormi, sono stati invitati in Parlamento. Per la prima volta nella storia della Repubblica. Ho apprezzato le parole della Presidente della Camera Boldrini, che rispondendo in una intervista a Perugia, per il Festival del Giornalismo, ha parlato di questo invito con parole commosse, ed ha definito il Parlamento “ la casa “ di queste persone. Persone che hanno creato, con la partecipazione di larga parte della popolazione di allora, un movimento di massa, per arrivare ad un’Italia democratica. La stessa Italia, quella che pur se minata da rigurgiti di fascismo, da terrorismo, da tentativi eversivi, da governi “da repubblica delle banane”, tuttora resiste.” L’Italia che resiste” come dice Francesco De Gregori.

SOCpartigcampagnaTermino riportando la seguente notizia:
“Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato alla rivista “MicroMega”, per il numero speciale sulla Resistenza (dal titolo “ORA E SEMPRE RESISTENZA”) che uscirà giovedì 23 aprile, un impegnato messaggio di augurio, che ovviamente aprirà il numero.
Il messaggio del Presidente Sergio Mattarella, nel sottolineare che “la Liberazione dal nazifascismo [costituisce l’] evento centrale della nostra storia recente, ha voluto ricordare che : ai Padri costituenti non sfuggiva il forte e profondo legame tra la riconquista della libertà, realizzata con il sacrificio di tanto sangue italiano dopo un ventennio di dittatura e di conformismo, e la nuova democrazia”. Dittatura ma anche conformismo, questi i due mali che hanno caratterizzato il ventennio, per cui “la Costituzione, nata dalla Resistenza, ha rappresentato il capovolgimento della concezione autoritaria, illiberale, esaltatrice della guerra, imperialista e razzista che il fascismo aveva affermato in Italia, trovando, inizialmente, l’opposizione – spesso repressa nel sangue – di non molti spiriti liberi”.
Dopo aver citato una riflessione dell’allora partigiano cattolico liberale Sergio Cotta, il Presidente della Repubblica ha voluto sottolineare la partecipazione di popolo, vieppiù crescente, ad una rivolta che era stata inizialmente di minoranze di spiriti liberi: “La sofferenza, il terrore, il senso d’ingiustizia, lo sdegno istintivo contro la barbarie di chi trucidava civili e razziava concittadini ebrei sono stati i tratti che hanno accomunato il popolo italiano in quel terribile periodo. Un popolo – composto di uomini, donne e persino ragazzi, di civili e militari, di intellettuali e operai – ha reagito anche con le armi in pugno, con la resistenza passiva nei lager in Germania, con l’aiuto ai perseguitati, con l’assistenza ai partigiani e agli alleati, con il rifiuto, spesso pagato a caro prezzo, di sottomettersi alla mistica del terrore e della morte”.
Ecco perché “la ricerca storica deve continuamente svilupparsi” ma “senza pericolose equiparazioni” fra i due campi in conflitto. Perché, ricorda il Presidente rivolto al futuro del Paese, “la Resistenza, prima che fatto politico, fu soprattutto rivolta morale. Questo sentimento, tramandato da padre in figlio, costituisce un patrimonio che deve permanere nella memoria collettiva del Paese”.
… Senza pericolose equiparazioni… Parole sagge e giuste, che non possono essere tacciate di favorire risentimenti. Il Presidente ha definito pericolose le equiparazioni tra i due campi di battaglia. Ciò a dire, credo, che la famosa frase “i morti sono tutti uguali”, che va poi a finire con “Scurdammoce ‘u passato”, non ha senso. I morti sono tutti uguali solo per l’effetto fisico della morte. Ma c’è chi sta dalla parte giusta e chi da quella sbagliata e chi è vittima della parte sbagliata.
Chi ha ucciso assieme ad altri il giovanissimo partigiano Pierino Armando, di 16 anni, sparandogli alle gambe e lasciandolo morire nella fossa comune a Forno di Coazze, in quel lontano 1944, con gli altri, impedendo a chiunque di avvicinarsi , rifiutandogli anche il colpo di grazia, non è uguale a lui, quando è morto. No, non può essere.

SOCossariocoazze

 

 

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6 comments

  1. Luistella 31 ottobre, 2015 at 17:32

    Da La Stampa del 31. 10.2015

    Il presidente della Repubblica celebra la ricorrenza per i 70 anni della creazione dell’Ossario dove sono sepolti 98 partigiani caduti in Valsangone

    Il presidente della Repubblica, S ergio Mattarella, è a Forno di Coazze dove si celebra la ricorrenza per i 70 anni della creazione dell’Ossario dove sono sepolti 98 partigiani caduti in Val Sangone. Subito dopo ha raggiunto Coazze dove ha inaugurato una scuola dedicata a Giulio Nicoletta, il giovane sottotenente dei carristi, originario di Crotone, che per primo salì sui monti della Val Sangone dopo l’8 settembre del ’43, per dare vita ad una banda partigiana.

    Nel suo discorso il presidente ha detto: «Bisogna mantenere sempre viva la memoria e vigile l’attenzione verso nuove, insidiose, forme di sopraffazione e di morte». Il capo dello Stato ha sottolineato che «non sono del tutto scomparsi i pericoli, che ogni tanto riaffiorano, e che chiedono sempre l’impegno alla vigilanza». «C’è bisogno – ha concluso – di raccoglimento, riconoscimento e consapevolezza per tanto eroismo, tante vite spezzate, tanto dolore da conservare sempre nella memoria per sapere difendere la libertà

  2. Blue 25 aprile, 2015 at 17:46

    A proposito di morte, di De Gregori e di quelli “della parte sbagliata” ascoltate le parole e la musica che le accompagna di questa bella canzone.
    Il ritratto struggente e malinconico di quella storia finale raccontata da un cuoco, personaggio marginale, subalterno che vede l’epilogo della tragedia.
    http://youtu.be/ImQPRPjRRYg

    • Luistella 25 aprile, 2015 at 19:58

      Bellissimo brano che non conoscevo. Sempre a proposito cito una frase di Giorgio Bocca.
      “C’è una campagna di denigrazione della Resistenza: diretta dall’alto, coltivata dal cortigiano. Il loro gioco preferito è quello dei morti, l’uso dei morti: abolire la festa del 25 aprile e sostituirla con una che metta sullo stesso piano partigiani e combattenti di Salò”
      (Giorgio Bocca)

  3. Luistella 25 aprile, 2015 at 12:42

    Nel monumento per i caduti Partigiani di Forno di Coazze, la terza lapide a sinistra, nella foto, nascosta dalle foglie, è del partigiano Secondo Nebiolo, catturato, ed ucciso dai nazifascisti il 2 dicembre 1944 al col del Gej. Assieme a lui, lo stesso giorno, venne anche ucciso un uomo che lo aveva nascosto.
    Una brigata partigiana porta il suo nome. La famiglia lo cercò ovunque, anche presso le carceri di via Asti ,a Torino. Ma solo quando si sciolse la neve ,fu possibile ritrovare il suo corpo. Venne seppellito con una funzione clandestina, nel piccolo cimitero della borgata Provonda.
    Quando, al termine della guerra, venne costruito l’Ossario, fu portato lì assieme ai suoi compagni , caduti in quelle valli e montagne.

  4. Gennaro Olivieri 25 aprile, 2015 at 10:52

    Il revisionismo è vivo e vegeto, come dimostra la vicenda recentissima delle medaglie alla memoria concesse a 300 repubblichini che sarebbero stati gettati nelle foibe del Carso. Per fortuna sono ancora vivi anche gli anticorpi a questi squallidi tentativi di parificazione-pacificazione fuori tempo massimo tra fascisti e antifascisti. Dopo le proteste dell’Anpi è stato avviato il procedimento di revoca dell’onoreficenza concessa al bersagliere repubblichino Paride Mori, ma questo non può essere considerato sufficiente. Non è ammissibile che lo Stato consideri degni di una decorazione coloro che combatterono a fianco dei tedeschi e contro la libertà degli italiani; come ben sostiene Luistella, la morte è uguale per tutti ma non rende uguali tutte le vite e tutte le scelte.

    http://www.corriere.it/cronache/15_aprile_24/foibe-medaglia-bersagliere-salo-via-l-iter-revoca-paride-mori-0d46259a-eac6-11e4-850d-dfc1f9b6f2f5.shtml

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