le storie

I Pozzi Sacri della Sardegna

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Su tutto il territorio della Sardegna sono diffusi vari monumenti megalitici: dolmen, menhir, le cosiddette tombe dei giganti ma, fra tutti i più diffusi e significativi sono indubbiamente i nuraghi e i pozzi e le fonti sacre.
I nuraghi hanno anche dato il nome alla civiltà che ha caratterizzato la storia della Sardegna per oltre un millennio. La civiltà nuragica si sviluppo tra il 1700 a.C. e la conquista romana del III secolo a.C. I nuraghi oggi conosciuti sono oltre 7000 ma, sembrerà strano, gli studiosi non hanno tutti la stessa opinione su cosa fossero o a cosa servissero. Fortezze? Abitazioni ‘signorili’? Luoghi di culto? Tutte queste cose assieme?

Un particolare luogo di culto, oltre, probabilmente, gli stessi nuraghi, era il pozzo sacro, una sorta di fonte coperta, la cui acqua veniva adorata dai pellegrini che periodicamente vi si recavano. Se ne contano oltre cinquanta, anch’essi diffusi su tutto il territorio sardo.

pozzi sacri 2Con le tombe dei giganti e i tempietti a megaron sono la prova che la religione giocava un ruolo fondamentale nella civiltà nuragica. Questi singolari monumenti (tra i più elaborati dell’Isola) sono un ulteriore esempio della maestria architettonica dei sardi nuragici e confermano la grande importanza data alle sorgenti d’acqua.
I pozzi più antichi furono costruiti con blocchi di pietra non perfettamente squadrati. Nel tempo furono poi edificati con tecnica più raffinata e con maggior accuratezza nella lavorazione fino a raggiungere una grande perfezione e precisione.

La costruzione è in genere composta di tre parti:

un vestibolo frontale al piano terra di varie figure geometriche;
una scalinata monumentale con un numero di gradini variabile, coperta da una volta di architravi che seguono i gradini verso il basso;
una cupola circolare composta da filari aggettanti, con volta a tholos a coprire il pozzo sottostante.

 

Il tholos è una pseudo-cupola formata da file concentriche di pietre sempre più aggettanti verso il centro fino a chiudere il vano senza realizzare una struttura spingente come sono le vere cupole. Manca quindi la chiave di volta. A tholos era anche, molto probabilmente, la copertura del nuraghe.
Tutta la struttura esterna era racchiusa da un recinto sacro, dove si trovavano, addossati lungo i muri perimetrali, dei banchi di pietra sui quali venivano deposte le dei pellegrini e gli oggetti di culto. In alcuni siti sono stati ritrovati degli altari sacrificali e si è ormai certi che l’insieme architettonico dei pozzi fu concepito per celebrare particolari riti propri del culto dell’acqua sacra, culto di cui sappiamo pochissimo, anche perché la civiltà nuragica non conosceva la scrittura, era una civiltà ‘orale’.

Si ipotizza che in ben precisi periodi dell’anno le varie popolazioni nuragiche di un determinato territorio, sia in tempi di pace che in tempi di guerra, si radunassero in questi luoghi comuni di culto. Gli scavi archeologici hanno permesso di scoprire, nelle immediate vicinanze di molti templi dell’acqua sacra, numerose abitazioni.

Solo l’avvento del cristianesimo eliminò gradualmente questi pellegrinaggi, anche se, ancora oggi, numerose feste campestri paesane si svolgono nelle vicinanze dei pozzi.

 

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