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Le nove lezioni di Brexit: il discorso esplosivo di Ivan Rogers

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Il discorso spartiacque dell’ex ambasciatore del Regno Unito presso l’UE ha rivelato molte verità sul fallimento della classe politica inglese

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di Martha Gill
(The Guardian)
Traduzione Redazione Modus

 

Quando l’ambasciatore britannico presso l’UE si dimise nel 2017, esortò il personale con cui lavorava a combattere gli “argomenti infondati e i pensieri confusi” nel governo. Ivan Rogers ᴺ¹ questa settimana, ha pronunciato un discorso a Liverpool sulle “Nove lezioni di Brexit”, nel quale ha sintetizzato piuttosto bene i difetti, la disonestà e la confusione che hanno caratterizzato l’approccio alle trattative della Gran Bretagna. Il discorso sarà una lettura obbligata e dolorosa sia per Theresa May e il suo gabinetto di ministri, sia per i suoi oppositori politici, e può essere letto integralmente qui. Con più di 10.000 parole, tuttavia, è più lungo di un documento di sintesi. Per loro e per voi, ecco i punti chiave di Rogers, in forma abbreviata.

 

1. “Brexit significa Brexit”
Rogers sottolinea che il governo sembra aspettarsi che l’UE pieghi le regole del suo club in modo accomodante per il Regno Unito. L’UE non lo farà, perché esercita la sua solidarietà con i propri partner, non con un futuro nemico e rivale. Quando la Gran Bretagna se ne andrà, se ne andrà davvero, e non gli verrà offerto un commercio senza ostacoli in assenza della libera circolazione e della giurisdizione della Corte di giustizia europea; né gli verranno offerti i benefici dell’adesione in cambio dell’allineamento dall’esterno con le regole dell’UE. Lui dice: “La solidarietà dei membri del club sarà sempre dell’uno verso l’altro, non con voi. L’abbiamo visto con il problema del backstop negli ultimi 18 mesi; i 26 si sono affiancati a Dublino, non a Londra. Lo sono tuttora e nulla di ciò che il Primo Ministro adesso offre, cambierà la realtà“.

 

2. “Anche altre popoli esercitano la sovranità”
L’UE cercherà di massimizzare la propria sovranità e il proprio potere, laddove possibile, e ciò non sarà a vantaggio del Regno Unito. Rogers sottolinea che, sebbene il Paese non sia tecnicamente vincolato a seguire le regole dell’UE una volta uscito, dopo la Brexit, persino nel caso di una separazione netta, quelle regole continueranno ad influenzare la vita dell’UK: “Perché ‘riprendendo il controllo’ [“take back control”, N.d.R.] delle nostre leggi e lasciando le regole di quello che una volta era il mercato “di casa nostra”, privilegiamo un’ autonomia teorica rispetto alla legge; inoltre sarà ridefinito il nostro potere reale nello stabilire le regole con le quali saremo domani governati, poiché il nostro allontanamento dal luogo delle decisioni vincolerà notevolmente il nostro spazio di manovra di fronte a norme di fatto stabilite da altri.”

 

3. “La Brexit è un processo, non un evento”
Il Regno Unito ha sottovalutato la capacità di negoziazione dell’UE e ha illusoriamente creduto in una fase negoziale rapida e facile. Ciò ha provocato diversi gravi errori: l’attivazione troppo repentina dell’articolo 50 e il non aver pensato seriamente al periodo di transizione e di adeguamento che sarebbe stato necessario, presupponendo un accordo commerciale molto più facile. Come dice Rogers: “Quello che dovevamo fare all’inizio, era riconoscere la complessità e l’inevitabile lunghezza del processo di uscita, elaborare le nostre valide opzioni, ottenere una reale chiarezza sui nostri obiettivi. Solo dopo aver elaborato e analizzato onestamente le difficilissime scelte da affrontare, avremmo accettato un serio periodo di transizione “.

 

4. “Non è possibile né democratico proclamare che solo un esito della Brexit è quello vero e legittimo, che rappresenta la “volontà popolare” rivelata, e che tutte le altre potenziali soluzioni fuori dell’UE sono “Brexit solo di nome “.
Il modello di uscita dall’ UE di Theresa May ha soprattutto dato priorità all’obiettivo di metter fine al libero scambio e circolazione delle merci su quello dell’interesse del settore dei servizi nel Regno Unito. Ma ci sono molte altre possibili interpretazioni del voto.
Rogers dice: “Mi sembra che adesso sia gli appassionati sostenitori del ‘leave’, sia i fervidi remainers, così come il n.°10, vogliano delegittimare a priori ogni versione del mondo che non condividono.”

 

 

  Sir Ivan Rogers, ex ambasciatore (2013-17) della Gran Bretagna presso l'UE.

 

5. “Se oggi gli accordi commerciali dell’OMC o quelli vigenti con l’UE non sono abbastanza buoni per il Regno Unito nei principali mercati di paesi terzi, non possono essere adeguati per gli scambi con il nostro più grande mercato”.
C’è una contraddizione nel cuore dell’argomentazione avanzata da molti di coloro che sostengono la linea di non trattare alcun accordo [“no deal, N.d.R.]. Dicono infatti che le regole commerciali dell’OMC sono abbastanza vantaggiose per il Regno Unito, e che la prosperità della Gran Bretagna dipende dal suo riuscire a concludere molteplici accordi commerciali all’estero. Rogers dice così: “Non si può contemporaneamente sostenere che è perfettamente lecito abbandonare un saldo accordo di libero scambio con il nostro più grande mercato di esportazione e importazione per la prossima generazione, e avvalerci delle regole dell’OMC perché quello è il modo in cui noi ed altri commerciamo con chiunque – e sostenere convintamente che è necessario uscire dall’UE per poter per poter concludere accordi commerciali preferenziali con vaste parti del resto del mondo, perché le attuali regole con cui commerciamo col resto del mondo sono intollerabili.”

 

6. “L’enorme problema per il Regno Unito, con il ritorno alle regole dell’OMC o con un accordo standard di libero scambio con l’UE, è nel settore dei servizi”.
L’industria dei servizi del Regno Unito soffrirà molto per gli attuali piani di uscita dall’UE, perché May ha enfatizzato il libero commercio di merci, nonostante la manifattura rappresenti di gran lunga la fetta più piccola dell’economia. Questo è un disastro di cui pochi ancora parlano, ma che danneggerà proprio le comunità alle quali era stato promesso un dividendo Brexit.
Rogers afferma: “Dopo l’uscita e dopo la fine di qualsiasi accordo transitorio, sono gli esportatori di servizi del Regno Unito che dovranno affrontare il più grave peggioramento delle condizioni commerciali, a causa della differenza sostanziale tra la liberalizzazione del commercio di servizi nel contesto del mercato unico di servizi europeo, e il miglior risultato perseguibile che si possa ottenere con qualsiasi altra forma di libero scambio o accordo regionale sul pianeta. “

 

7. “Attenzione a tutte le proposte ipotizzate che descrivono vantaggi ‘plus’!
I ‘plus’ indicano semplicemente che tutte le mancanze nell’accordo nominato scompariranno miracolosamente quando noi Inglesi verremo a negoziare la nostra versione”.
Aggiungere “plus” alla descrizione di qualsiasi accordo è semplicemente l’espressione di un desiderio, un’indicazione che nell’accordo al quale si sta facendo riferimento – con il Canada o la Norvegia – presenta degli svantaggi che si vorrebbero idealmente eliminare. La più mendace di queste locuzioni è forse il “senza-accordo plus”: l’idea che allontanarsi darà l’opportunità di mini-trattative a lato di quelle importanti su medicinali e trasporti dall’UE.
Invece, Rogers dice: “Nessun paese sviluppato ha mai lasciato un blocco commerciale prima d’oggi, figuriamoci poi in modo disordinato, e ancor meno uno che è diventato molto più di un blocco commerciale. Ma capisco pienamente le realtà legali. E poiché le cosiddette “regole dell’OMC” non offrono esattamente continuità in più settori chiave dell’economia, potremmo aspettarci uno stallo nell’economia su una scala e una lunghezza che nessuno ha sperimentato nel mondo sviluppato nelle ultime due generazioni “.

 

8. “Non si può, e non si dovrebbe condurre una trattativa così importante con la mancanza di trasparenza, come ha fatto il governo del Regno Unito; e alla fine, non serve neanche provarci.”
L’UE è stata molto migliore del Regno Unito in fatto di trasparenza durante questi negoziati. Il Regno Unito deve fare meglio: “Non è possibile condurre uno dei negoziati commerciali più grandi e complessi del pianeta, e lasciare la maggior parte degli addetti ai lavori, per non parlare del pubblico molto più ampio, all’oscuro delle difficilissime scelte che dovremo affrontare”.

 

9. “L’onestà verso la gente è la migliore – l’unica – politica, se vogliamo arrivare oltre la Brexit con una democrazia sana, un paese ragionevolmente unito e un’economia in buona salute”.
Il governo del Regno Unito è stato opaco fino alla disonestà; il che ha permesso a tutte le parti di abituarsi a pensare magicamente e a immaginare fantastiche imprese di ottimismo.
E anche ieri mattina ho ascoltato un membro del gabinetto ombra promettere, con una faccia seria, che, anche dopo le elezioni generali, ci sarebbe stato tempo per Labour di negoziare un accordo completamente diverso – incluso un accordo commerciale completo, che replicherebbe tutti i vantaggi del mercato unico e dell’unione doganale. E tutto prima del 30 marzo. Presumo che non abbiano ancora smesso di ridere a Bruxelles.”

 

Ciò che colpisce in modo particolare del discorso di Rogers è che non sia mai stato fatto prima.
Rogers qui si sbarazza in quattro e quattr’otto delle deboli argomentazioni che sono state utilizzate dai nostri politici più esperti per circa due anni. Forse, per questo, quando il discorso di Rogers è stato pubblicato, è stato accolto non tanto con interesse, quanto con una sorta di sollievo – prova di quanto il dibattito sia completamente sganciato dalla realtà. Dovrebbe servire d’ora in poi da utile modello di discussione. Ma visti i problemi con la classe politica del paese che Rogers ha diagnosticato, questo di per sé sarebbe un miracolo.

 

 

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ᴺ¹ Su Ivan Rogers:

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