attualità

Manovra finanziaria: è il pensiero che conta!

Manovra finanziaria: è il pensiero che conta!
Vedendo la compostezza, la misura nelle parole e l’equilibrio con il quale Mattarella resta saldo al suo posto aumentando costantemente la sua popolarità, viene spontaneo riflettere sul fatto che comunque Renzi un regalo ce lo ha lasciato: ha mandato all’aria il patto del Nazareno, gettando così le basi per i disastri elettorali seguenti,  e tutto per essersi impuntato su di una figura che in futuro ricorderemo a lungo con riconoscenza. Al di là dell’incremento costante dell’indice di popolarità, frutto probabilmente di un equilibrio invidiabile che sembra non subire le peggiori intemerate dei buffoni che rappresentano il Governo di questo sciagurato Paese, ciò che non a tutti è evidente è il modo in cui Mattarella sta cercando, giorno dopo giorno, di rimettere sui binari un treno che costantemente appare in procinto di deragliare disastrosamente.

Credo che una sorta di “moral suasion sotterranea sia stata e sia tuttora in azione: quando con Conte, quando con Tria e persino con Junker e la Commissione Europea sulla quale si dice che il nostro Presidente abbia ripetutamente pressato affinchè la pazienza nell’ascoltare le proposte stravaganti che ogni giorno venivano sottoposte all’organo di controllo europeo, non venisse mai meno. Il risultato è stato che mentre qualcuno dei componenti si arrabbiava ed altri ridevano a crepapelle, Conte ha continuato imperterrito, con un aplomb del quale gli va reso atto, a sostenere tutti i suoi Ministri anche nei momenti in cui una sua reazione umanamente comprensibile sarebbe stato un sonoro schiaffo dato a mano piena e con forza, Tria è rimasto al suo posto a fare la parte dell’utile idiota quando appare con tutta evidenza, adesso, che idiota non lo è mai stato e la Commissione Europea, con i suoi massimi esponenti che si scambiavano quotidianamente il ruolo di poliziotto buono e poliziotto cattivo, che ha resistito senza portare la situazione alle legittime conseguenze; in ogni caso Mattarella ha accompagnato questa lunga fase di manfrina sino ad un accordo, che se non è una resa per il Governo italiano, poco ci manca.

Avevano promesso mano libera su tutto minacciando lo scatenarsi dell’apocalisse in caso di ostacoli; hanno cominciato a gioire entusiasti con le braccia alzate dimenticando alcuni tra i vecchi proverbi della saggezza popolare come “fare i conti senza l’oste”, e si ritrovano “come il pescatore Giunti: con l’acqua fino alle palle e pesci punti”. Nel frattempo il Parlamento è rimasto inattivo per giorni e giorni, salvo essere convocato per manifestazioni pubbliche e concerti, ed il Paese si è letteralmente fermato, in quanto chiunque abbia mai avuto in passato idea di intraprendere un’iniziativa in campo economico, adesso si guarda bene dal farlo e il livello di sfiducia sul fatto che riusciremo mai ad emendarci dei nostri vecchissimi difetti oramai credo stia abbandonando chiunque abbia voglia di fare e possa anche scegliere dove andare a farlo.

I disastri accumulati in questi pochi mesi di governo naif del Paese vanno ben aldilà della fredda contabilità di chi si sforza in qualche modo quantificare in denaro il costo di in clima divenuto pessimo e che preclude, alternativamente, al caos o ad una dittatura, a meno che una fetta consistente di elettori abbagliati dal luccichio dei proclami ed ebbri di paroloni roboanti e di slogan esaltanti, non si svegli da questa ubriacatura collettiva nella quale è stato promesso il paradiso in terra, per poi trovarsi all’inferno dopo anni di faticoso purgatorio.
Complici anche le evidenti sventure dei populismi a giro per il mondo (del Venezuela nessuno parla più, sulla brexit stendiamo un velo pietoso e sui miracolosi successi economici di Trump basta solamente attendere che i nodi vengano al pettine), alla fine quello che resta come manifesto del populismo sovranista e monetarista, sono le parole di Putin durante il suo discorso del 20 dicembre nel quale, senza girarci troppo intorno, ha dichiarato che siamo alla vigilia di un possibile disastro nucleare indotto dalle crescenti tensioni internazionali, sia in campo economico che strategico/militare. Era tutto già scritto e detto; anziché alimentare l’abbattimento delle barriere fisiche e commerciali ed intensificare gli scambi internazionali, la scelta di alcune tra le maggiori potenze mondiali è stata quella di alimentare le divisioni e le tensioni; che Putin ne parli come se questo non fosse anche colpa sua mi pare ridicolo, ma è sicuramente comprensibile: persone come lui hanno fatto della menzogna una ragione di vita e non poteva essere diversamente, avendo costruito buona parte della sua carriera all’interno di uno dei più potenti servizi segreti mai esistiti.

 

 

Nel nostro piccolo avevamo l’unica chance di poter contribuire ad un progetto più grande di noi in modo che anche la nostra voce avesse un peso; abbiamo scelto di mettere in grave difficoltà l’Europa la quale in politica estera non ha contato mai molto, sicuramente non abbastanza rispetto al potenziale economico ed umano espresso, ma averla messa in crisi, probabilmente proprio per mano di chi adesso alimenta le tensioni internazionali ha significato lasciare campo libero a quei sovranismi ai quali tanto aspirano molti i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti..
Alla fine la montagna ha partorito un topolino: il reddito di cittadinanza sarà un REI appena irrobustito, la quota 100 varrà per alcuni in una finestra temporale limitata, l’immigrazione e la criminalità non sono diminuite per effetto dei provvedimenti del Governo ma lo erano già prima, le grandi opere in larga parte si faranno e se anche saltasse la Tav, sarà solo perché il movimento 5 stelle ha un bisogno disperato di far vedere che almeno qualcosa a casa è stato in grado di portarla. Se fossi un elettore di quel partito sarei di un umore estremamente contrariato (di torpiloquio ne ho utilizzato sin troppo) e starei a battere i piedi da mane a sera borbottando “poffarbacco” e financo “caspiterina”; ma se i sondaggi li danno in caduta libera, pare resistere ancora uno zoccolo duro convinto che (a suon proclami) sia stata abolita la povertà.

Già, i sondaggi; sino ad un paio di mesi fa la compagine di Governo era accreditata di una potenziale forza elettorale del 60% ed oltre: praticamente un plebiscito. Più prudentemente anche i sondaggisti tendono adesso a sottolineare che persino il risicato 50% accreditato oggi come somma dei due partiti deve essere inteso come percentuale tra coloro i quali a domanda hanno deciso di rispondere; già perché pare che a fronte di queste richieste telefoniche siano sempre meno le persone che esprimono un parere e ciò evidenzia un dato drammatico: non certo quello che questo Governo ha sempre meno sostegno man mano che i giorni passano, ma che un’alternativa, al momento non esiste per le note vicende del PD e di Forza Italia sulle quali è inutile indulgere.

E qui sorge il problema: a primavera ci saranno le elezioni europee; a dispetto delle esaltazioni di Salvini il fronte sovranista è tutt’altro che compatto e lo abbiamo ben visto durante tutto l’arco dei tentativi pentaleghisti di forzare la mano alla Commissione europea. Già perché la maggior parte dei sovranisti europei vivono in paesi dove si ha ben presente il vantaggio di far parte dell’Unione e dell’euro, e se ne guardano bene dal volere la dissoluzione dell’uno e dell’altro; più facile auspichino la nostra. L’Unione europea come federazione di Stati è una realtà che, a questo punto, diventerebbe ben più concreta e raggiungibile, se la zavorra venisse gettata a mare e pare proprio che i paesi zavorra stiano facendo di tutto per consentire che ciò avvenga, ma per qualcuno questo è pure auspicabile.

Detto questo, resta il fatto che al momento non pare che l’appeal delle opposizioni sia tale da consentire di mandare un segnale forte al Governo ed è possibile che le prossime consultazioni continentali verifichino un’astensione alle urne ben superiore rispetto a quelle verificate in passato. C’è nel paese una quantità enorme di persone che non si interessa più di politica e cerca di risolvere da sola i propri problemi; a dispetto di ciò che si può credere, molti non fanno parte delle fasce più povere della popolazione ma sono persone che hanno una professionalità spendibile e fin quando potranno reggeranno, per poi forse decidere, chi potrà, di andarsene altrove a cercare fortuna. Tra i laureati la diaspora è già drammatica da anni e Salvini ha fatto bene a ridicolizzarli perché è di loro che deve avere paura: di quelli che alla fine se ne vanno, perché non ce la fanno più a vivere in un paese dove la stupidità regna sovrana, quando hanno capacità da spendere. Tutti gli altri si accontenteranno di aspettare che un posto pubblico venga creato ad hoc per loro, magari pagandoli con moneta autarchica.

Questi sono ragazzi meravigliosi ed era ora che qualcuno almeno ci provasse; in fondo, è il pensiero che conta.

 

Articoli correlati:

3 lettori hanno messo "mi piace"
Print Friendly, PDF & Email
Share:

Leave a reply

WordPress Appliance - Powered by TurnKey Linux